18°Congresso del Partito Comunista Colombiano

– Innanzi tutto si consolida il progetto egemonico dell’imperialismo nordamericano nella cornice della globalizzazione neoliberista. Si tratta, da una parte, di imporre un ordine mondiale diretto dagli Stati Uniti mediante il predominio politico che pretende di essere legittimo all’interno dei complessi fenomeni dell’economia, nella certificazione e nella ridefinizione di chi compone il blocco amico e chi il blocco nemico, nella giustificazione dell’interventismo di fatto, con teorie come quella dell’intervento militare umanitario e dell’intervento collettivo per “la difesa della democrazia”, considerati come diritti doveri degli stati più potenti. Dall’altra parte, si tratta di creare un ordine giuridico e istituzionale sovranazionale che di volta in volta subordina e restringe il diritto all’autodeterminazione e la sovranità economica dei paesi, impone loro di collocarsi all’interno degli stretti parametri della democrazia limitata del mercato, della politica economica e commerciale del FMI e del WTO e dell’ideologia neoliberista, come condizione per integrarsi nella “comunità internazionale”.
Gli Stati Uniti, approfittando della peculiare condizione di essere la potenza militare più forte del mondo contemporaneo, senza che vi sia alcun altra potenza capace di alterare il suo potere globale, hanno ottenuto un prolungato periodo di crescita economica e assunto la leadership ideologica del mondo occidentale, dopo il crollo dell’URSS e del campo socialista, per proiettarsi in avanti come testa della globalizzazione capitalista e neoliberista. Dal 1989 la correlazione di forze è stata favorevole alla politica globale dell’imperialismo e sfavorevole alle lotte rivoluzionarie e ai processi di cambiamento che puntavano verso una direzione antisistemica. Nonostante ciò l’imperialismo non è riuscito a contenere lo scontento e le manifestazioni anticapitaliste che anzi sono cresciute a livello locale e globale.

– Le esperienze socialiste di Cuba, della Cina, del Vietnam e della Corea non solo permangono ma si sviluppano con gradi diversi e, attraverso processi diversificati, riescono a superare le condizioni più critiche. In questo quadro si distingue Cuba che ha superato i peggiori momenti del periodo speciale senza rinunciare alle conquiste del socialismo. Le relazioni di amicizia e cooperazione con queste esperienze, inclusa la solidarietà di fronte all’aggressione imperialista, fanno parte di un dovere internazionalista che non si contrappone con punti di vista anche critici su singoli aspetti . La solidarietà con Cuba è un compito permanente di lotta antimperialista in America Latina.

– Si può affermare che la supremazia nordamericana ha alcuni punti deboli. L’Unione Europea e il Giappone non sono totalmente indifferenti di fronte agli intenti egemonici degli Stati Uniti sui mercati dell’ex Unione Sovietica o della Cina o sulle pretese esclusiviste in America Latina, non assumono atteggiamenti che realmente si contrappongano alle strategie globalizzanti degli Stati Uniti, ma più precisamente le assecondano introducendo, a volte, limitati palliativi. Il luogo dove si condensa il nuovo potere globale è il G8, le cui decisioni pesano sugli organismi mondiali (Banca Mondiale, FMI, ONU, NATO).
La tendenza al predominio dell’egemonia degli Stati Uniti e del G8 sul piano globale non si scontra ancora con un vero progetto alternativo.
Un fatto nuovo costituisce il recente trattato Russia – Cina, sottoscritto significativamente alla vigilia della riunione del G8 a Genova, ad indicare che questi due importanti stati si sono accordati per opporsi all’egemonia degli Stati Uniti e per ricercare nuove possibilità di relazioni internazionali più multipolari.

– Sul piano mondiale pare profilarsi un imperialismo con aspetti nuovi. I suoi elementi sono: l’egemonia militare degli Stati Uniti attraverso la capacità di intervento in due luoghi del pianeta alla volta e l’iniziativa di Difesa Strategica o “Guerra delle galassie”; la rete di organismi multilaterali funzionali all’imperialismo e la subordinazione dell’Onu, insieme ad altri organismi del diritto internazionale, al dettato del G8. Una delle sue prospettive strategiche è la destinazione di milioni di dollari nella ricerca, nell’informazione, nella programmazione e nello spionaggio planetario al fine di contrastare le manifestazioni di opposizione locali e regionali e fronteggiare le espressioni anti-capitaliste e anti-Usa che crescono a livello mondiale. A tal proposito non risulta strano che gli Stati Uniti comincino a perdere posizioni in certe istituzioni internazionali come la Commissione dei Diritti umani di Ginevra dove era evidente la loro faziosità e il loro cinismo.

Per un coordinamento mondiale della lotta

– Contro le grandi corporazioni transnazionali, nuovi soggetti della dominazione globale, e la politica sovranazionale che gli Stati Uniti e il G8 cercano di imporre globalmente a loro esclusivo beneficio, si è cominciato a sollevare un immenso scontento sociale. Le proteste mondiali, come la grande massa che ha dimostrato contro il G8 a Genova, riflettono distinte facce della protesta: da quella che reclama l’imposizione della Tobin tax alle transazioni finanziarie internazionali per ridurre il debito dei paesi poveri, a quella che denuncia lo sfruttamento dei minori, delle donne, la tratta degli schiavi, dei migranti, o si oppone alle politiche armamentiste e interventiste. Si tratta di un processo in fase di sviluppo, incipiente ma potenzialmente enorme, dove ancora non si distingue chiaramente un’alternativa socialista alla globalizzazione capitalista.
Incontri come quello del Forum sociale mondiale di Porto Alegre evidenziano nuove possibilità di coordinamento della lotta, a condizione che acquisiscano maggior consenso e superino ogni pregiudiziale nei confronti del movimento operaio, delle forze popolari e di sinistra.

– L’imperialismo incontra la resistenza dei popoli e di alcuni paesi alle sue pretese globaliste. È possibile che l’estensione della lotta popolare contro il neoliberismo, l’interventismo e il neocolonialismo conquisti nuovi strati sociali e influisca, a sua volta, nella condotta di vari Stati, come espressione antimperialista di grandi dimensioni. Di fatto, il supporto economico delle politiche neoliberiste vacilla con il rallentamento dell’economia degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, se in assenza di investimenti per lo sviluppo predominerà l’elemento repressivo, la cosa più probabile è che crescerà la resistenza e la lotta antimperialista in diverse parti del mondo, negli stessi Stati Uniti. La battaglia contro l’Alca e il Piano Colombia deve essere una parola d’ordine che mobilita l’America Latina e i Caraibi. Per rivendicare la sovranità nazionale sulla base dell’autodeterminazione, il Piano Colombia dovrà essere rimpiazzato da un progetto di lotta contro il narcotraffico e per lo sviluppo sociale con il sostegno economico e tecnico multilaterale, senza l’intervento militare di alcuno stato.

– Dobbiamo dare contenuto concreto alla lotta per l’integrazione politica dell’America Latina e dei Caraibi.
La difesa delle ricchezze, delle risorse naturali e della biodiversità, il loro utilizzo a beneficio dei popoli e dell’umanità esige il rispetto per la sovranità dei paesi e di tutte le regioni subcontinentali. La difesa dell’Amazzonia deve essere patrimonio comune dei paesi di quella zona, oggi minacciata dall’intervento militare del Piano Colombia. Tutto ciò costituisce una ragione in più per mettere in moto tutte le politiche di integrazione autonoma e sovrana dell’America Latina e dei Caraibi.

– L’alternativa di fondo è il progetto di integrazione politica, economica, infrastrutturale e culturale con i popoli vicini, nella prospettiva di uno stato democratico multinazionale, multietnico e multi culturale, di ispirazione bolivarista e orientamento socialista, con una sola moneta e un solo esercito. Come viene segnalato nel programma del partito comunista, l’integrazione, ispirata dal lascito storico bolivariano, segna la strada per il cambiamento, la liberazione e il socialismo.

Traduzione a cura di Roberto Di Fede