Non è stato solo un congresso quello che si sono trovati davanti i rappresentanti dei 60 partiti comunisti di tutto il mondo, e che tutti hanno potuto seguire dalla diretta video sul sito del Pcp, è stata una straordinaria festa di popolo. La celebrazione collettiva dell’orgoglio di appartenere ad un partito vivo che, piuttosto che lacerarsi in conflitti interni, si rafforza nella sua unità e nella crescita costante di iscritti e militanti, soprattutto giovani.
Una grande festa collettiva che non ha certo messo da parte il dibattito ed il confronto. Il congresso infatti è iniziato quasi un anno fa con la discussione, in tutto il partito, dei temi e delle questioni da affrontare nelle tesi congressuali. “Non è l’atto conclusivo di un evento durato tre giorni – dirà infatti il segretario Jerónimo de Sousa, ex leader delle lotte operaie della cintura di Lisbona, nell’intervento conclusivo – ma è il culmine di un processo che abbiamo cominciato sin da febbraio”. Da febbraio a giugno infatti, il corpo del partito è stato chiamato a discutere e decidere quali temi e quali categorie di analisi dovessero essere affrontati nelle tesi congressuali. A tal proposito sono stati organizzati seminari ed approfondimenti specifici con l’aiuto di intellettuali, economisti, dirigenti politici. Da giugno a settembre, sulla scorta delle indicazioni pervenute, si sono scritte le tesi congressuali che sono state rispedite in tutto il partito per essere discusse, integrate ed emendate tra settembre e novembre. Il comitato centrale riunito una settimana prima del congresso ha così accolto oltre il 90% degli emendamenti pervenuti ed il testo, così ulteriormente arricchito, è arrivato al dibattito dei tre giorni finali di congresso, dove i 120 interventi hanno toccato nello specifico i temi delle tesi. Tutti gli interventi sono stati ascoltati in silenzio, interrotti solo da fragorosi applausi o canti ed inni di partito. Non solo gli interventi dei “big”, ma quelli di tutte le compagne e compagni intervenuti, a partire dai tanti giovani. Come Diana, militante della Jcp (gioventù comunista portoghese) giovanissima studentessa che ha raccontato le repressione subita dalla sua organizzazione per un murales dipinto in una via a Viseu. E assieme a lei hanno parlato i tanti operai, pescatori, dirigenti ed attivisti del movimento associativo e sindacale: ognuno intento a raccontare nello specifico la sua lotta e la sua condizione di vita o lavoro, tutti accomunati dalla determinazione che una politica differente ed una vita migliore è possibile. E per questo bisogna continuare la lotta e rafforzare il partito. Non un richiamo solo formalmente identitario quindi, ma la consapevolezza che in una fase così difficile (lo sbocco politico della crisi economica non è detto che assuma un carattere progressista) la cura del partito, il suo rafforzamento nell’insediamento sociale, nelle lotte e nelle dinamiche reali della vita del popolo portoghese, così come pure la crescita politica ed ideologica, diventano uno strumento di resistenza all’omologazione sempre presente e di affermazione di una propria influenza politica.
Campo Pequeno, la struttura scelta dal Pcp per celebrare questo suo XVIIIº congresso, brulicava di militanti giunti da tutto il Paese. A questi sia aggiungevano i delegati stranieri, la stampa ed i simpatizzanti che hanno riempito la struttura, normalmente adibita alla corrida, sin dal primo giorno. Un’organizzazione spaventosa se pensiamo che i 1500 delegati giunti da tutte le parti del paese sono stati tutti ospitati a casa dei compagni e delle compagne di Lisbona: per nessuno c’è stato bisogno dell’albergo. E questo ha avuto un doppia valenza: da un lato quella di aver fatto risparmiare un sacco di soldi al partito. È bene ricordare, a tal proposito che il Pcp si autofinanzia per il 91% del suo bilancio -unico caso nel paese e, probabilmente, in tutta Europa- e che, proprio per questo, il governo portoghese sta istituendo una legge assurda che vieta ai partiti di autofinanziarsi oltre un certo limite (e quindi sta imponendo uno sbarramento de facto ad un’autonomia finanziaria – che significa poi anche autonomia politica- così imponente del Pcp). Ma questa scelta è stata salutata con grande favore dai militanti del partito perché è diventa un’occasione importante per conoscersi, scambiare impressioni sul congresso e rafforzare ancor di più lo spirito di appartenenza ad una comunità politica che vanta 2505 strutture su tutto il territorio (di queste 727 sono nuclei territoriali di base, 383 nuclei di base nei luoghi di lavoro) ed un aumento di più di 7200 iscritti militanti dallo scorso congresso. Dei circa 100mila iscritti al partito 60mila sono stati ricontattatti e confermano la loro iscrizione (ricordiamo infatti che, differenza dell’Italia, non c’è l’iscrizione annuale) mentre gli altri 40 mila devono ancora essere contattati ed incontrati per riconfermare l’iscrizione. Il che comunque dimostra una presenza profondamente radicata nella società che, è bene ricordarlo, vanta una popolazione di 10 milioni di abitanti. Fatte le dovute proporzioni abitanti-iscritti è come se in Italia gli iscritti al partito comunista fossero mezzo milione. Non dimentichiamo inoltre che il Pcp alle scorse elezioni del 2005 ha ottenuto il 7,8% ed eletto così 14 deputati al parlamento, che alle elezioni locali raggiunge la soglia del 12 % e che, nelle intenzioni di voto, questa tendenza risulta in crescita.
Durante il XVIIº una forte campagna mediatica aveva decretato una lenta ed inesorabile morte un partito ormai in agonia, quattro anni dopo queste affermazioni si sciolgono come neve la sole. Questo grazie ai numeri che danno il segno di una vitalità e di una forza di tutto il partito, all’evidenza di una forza organizzata e alla sua unità. Il comitato centrale è stato eletto a maggioranza con 8 voti contrari e 17 astenuti (su una platea di 1223 delegati), la commissione politica del CC con una solo astensione e il segretario generale del partito all’unanimità. Tutte le votazioni sono avvenute a scrutinio segreto, così come imposto dalla legge portoghese, regola che il Pcp contesta considerandola un chiara ingerenza nella vita interna dei partiti, nonostante il fatto che, da quando è stata introdotta ed il Pcp è obbligato a rispettarla, il dissenso è stato minore che in passato.
Dunque, un partito che ha scelto negli anni di mantenere ed innovare una identità comunista forte, una fermezza ideologica con un esplicito richiamo al marxismo ed al leninismo, principi questi necessariamente attualizzati e vivificati nel corso degli anni e da un lavoro instancabile nelle organizzazioni di massa, nell’organizzazione e direzione dei conflitti sociali, nel lavoro tra le giovani generazioni. La presenza dei giovani non è solo aumentata in termini di iscritti, ma anche in termini di presenza in tutti gli organismi di direzione del partito, a cominciare dal comitato centrale.
Tre giorni di grande dibattito, di festa e di inarrestabile passione. Pronti per ripartire con slancio in vista dei prossimi impegnativi appuntamenti che attendono il partito e che il Pcp vuole affrontare con grande forza dopo questo XVIIIº Congresso.