Wto, i «poveri» si risvegliano

Alla terza giornata della Conferenza ministeriale del Wto si entra finalmente nel vivo del negoziato. La seconda notte di trattativa ha prodotto un nulla di fatto, ma lo scontro si è ricentrato sull’asse Nord-Sud, sparigliando le carte. L’Unione europea ritorna nell’angolo perché, dopo la sua pressione a tutto campo per cercare di strappare un accordo aggressivo sul negoziato sui servizi, si è trovata totalmente isolata, anche da Stati Uniti e Brasile. Significativo che i Paesi più poveri abbiano ritrovato la loro unità nel gruppo dei 90 proprio quando si sono resi conto della subdola strategia nei loro confronti attuata dal Commissario europeo Peter Mandelson. La contro-offerta informale dell’ultimo momento dell’Europa per far passare almeno una nuova modalità negoziale sui servizi, senza però gli impegni quantitativi originariamente voluti, è stata rifiutata. Sembra di essere ripiombati nella crisi europea preludio del fallimento della scorsa ministeriale di Cancun, con in questo caso i servizi che potrebbero avere il ruolo dirompente svolto nei negoziati di due anni fa dal tema degli investimenti. In questo clima di difficoltà si è svolto un Consiglio europeo molto teso, che ha registrato l’insoddisfazione di diversi paesi, tra cui Francia, Germania e i timori della stessa Italia.

In maniera surreale, però, il ministro Scajola, giunto ad Hong Kong per una visita lampo pro-forma, alla stampa ha negato i problemi e predicato ottimismo, sollevando le ire della società civile e del mondo sindacale italiano presenti al vertice. Ma il dato politico del giorno è senza dubbio la rinascita del Sud del mondo, che si ritrova nei suoi principali schieramenti: il G20 a guida indo-brasiliana e il G90. Il primo si è presentato compatto in conferenza stampa, a differenza dei primi giorni, minimizzando le divisioni con il resto dei Paesi del Sud del mondo. Il secondo ha apertamente criticato l’invasività europea nei propri confronti sui servizi e ha annunciato che è pronto a presentare la sua proposta alternativa in ogni momento – un vero contro-ricatto al commissario europeo Mandelson.

Alcuni paesi, tra cui Venezuela, Filippine, Cuba, Kenya e Sud Africa, vanno addirittura oltre, chiedendo uno stralcio dell’attuale testo sui servizi dal negoziato. Parimenti i “piccoli del Sud” hanno criticato gli Stati Uniti per l’inadeguata proposta sul cotone della sera prima, minacciando di lasciare il negoziato se non ci saranno maggiori concessioni dalla Casa Bianca. Per i movimenti sociali, dopo le bugie di Bush sulle armi di distruzione di massa in Iraq, ci sono quelle sul cotone. La società civile è molto preoccupata per la possibilità che le misure di sviluppo dei Paesi più poveri possano passare anche con il sostegno americano. In realtà le misure promesse sono davvero poche briciole rispetto ai problemi economici e sociali che le liberalizzazioni commerciali causano ai paesi poveri. Una tale mossa, farcita di una retorica esasperante sui benefici del libero commercio nella lotta alla povertà – mossa ad arte anche dalla Banca mondiale, presente a Hong Kong con le sue “truppe” – rischierebbe di spuntare le armi ai Paesi poveri, proprio in un momento di loro rilancio politico.

In ogni caso la partita è più aperta di quello che si pensava, anche se molti dubbi restano specialmente sulla posizione dell’India, oggi pesantemente criticata dai movimenti sociali presenti in città. E in nottata si terrà un’ennesima Green room, con voci insistenti che parlano di un nuovo testo complessivo del negoziato che potrebbe apparire a sorpresa sul tavolo. Dietro questa idea ci sarebbe la regia del direttore del Wto Pascal Lamy. Nella notte di martedì, infatti, c’è stato anche il giallo sull’assenza del facilitatore coreano del gruppo di lavoro sui servizi, che per più di mezza giornata non ha consentito di avanzare le trattative. Rallentato ad arte questo dossier, Lamy mira ad evitare che aumenti la tentazione dei vari raggruppamenti di presentare posizioni ufficiali che sarebbero difficili da incorporare nei testi, una volta messe agli atti. Per domani sono previste nuove marce contadine verso il Convention center, perché la speranza di bloccare la macchina del Wto è l’ultima a morire.