Voli Cia, il Parlamento europeo prolunga le indagini di sei mesi

Si va avanti con le indagini sulla Cia, la Commissione ad hoc del Parlamento europeo si conta ed alla fine decide di proseguire i lavori per altri sei mesi, una proroga figlia del voto positivo dato ieri sera al rapporto preliminare firmato dal Ds Claudio Fava. La prolungazione, necessaria per completare le indagini e chiudere il rapporto, è il frutto della determinazione del centrosinistra: socialisti, liberali, verdi e comunisti hanno votato in blocco per andare avanti, convinti che gli elementi fin qui raccolti indicano chiare responsabilità sia della Cia quanto di alcuni Stati europei. O almeno che bisogna vederci più chiaro su sparizioni e viaggi aerei. «Un voto che ci conforta e che ci impegna per il futuro – commenta a caldo Fava – dedicheremo i prossimi mesi di lavoro per ricostruire definitivamente la verità sui fatti e gli abusi di questi anni». A cinque giorni dalla presentazione del rapporto del Consiglio d’Europa che inchioda gli Usa e 14 Stati europei, adesso anche il Parlamento europeo preme sull’acceleratore delle indagini.
Contrari l’estrema destra e gli euroscettici, convinti che in quello che fa la Cia non c’è granché di male, mentre il Partito popolare ha vissuto un lungo travaglio interno che l’ha portato a tentennare tra il No e l’astensione. Alla fine i popolari, dopo aver battagliato sui 185 emendamenti presentati, sono rimasti a metà, un po’ No e un po’ Ni. Una posizione ambigua e recalcitrante su un voto che non chiedeva una giudizio pieno sulla Cia e sugli Stati europei che l’hanno aiutata o coperta, il Sì chiedeva solo di indicare la via del completamento delle indagini partendo da una serie di elementi fin qui raccolti e che indicano il contorno di fatti gravissimi. 24 eurodeputati hanno dato fiducia a Fava, 14 no ed in 7 hanno preferito l’astensione. Un buon margine in vista del voto in plenaria previsto a luglio.
Il testo approvato ieri non risparmia critiche alla strategia a stelle e strisce contro il terrorismo e non lesina nemmeno di indicare le responsabilità di alcuni governi europei. «I diritti umani fondamentali – si legge – sono stati oggetto, a varie riprese, di gravi ed inammissibili violazioni». Poi si parte con la lunga lista di cose da deplorare: la Commissione ad hoc «deplora che più volte la Cia sia stata chiaramente responsabile del rapimento e della detenzione di presunti terroristi nel territorio degli Stati membri»; «deplora che la Cia, utilizzando aerei noleggiato da compagnie fittizie o da imprese regolari, abbia rapito, detenuto e consegnato segretamente persone sospettate di terrorismo per trasferirle in altri paesi che utilizzano sovente la tortura»; «deplora che le autorità svedesi abbiano respinto» due cittadini egiziani, «consegnandoli alla Cia per rimpatriarli in Egitto, conoscendo ampliamente i rischi di torture»; «deplora la consegna da parte della autorità bosniache di sei cittadini o residenti di origine algerina»…. Per l’Italia non si arriva ai deplora, si preferisce un ironico «inverosimile»: «inverosimile, visti i risultati delle inchieste giudiziarie, le testimonianze e la documentazione esaminata, che il rapimento di Abu Omar sia stato organizzato ed eseguito senza alcuna comunicazione previa al governo o ai servizi di sicurezza».
Adesso si guarda al futuro. «Chiederò che vengano approvate due missioni in Polonia e Romania (paesi accusati di ospitare carceri segrete, ndr) – spiega Fava – e che vengano ascoltati i rappresentanti di tutti i governi coinvolti nelle extraordinary rendition, cominciando da Gran Bretagna, Germania ed Italia».
Altri segnali di incoraggiamento arrivano da Madrid, con l’Audiencia Nacional, l’organo incaricato di seguire i casi di terrorismo, che ieri ha confermato la sua competenza per investigare sui voli della Cia passati per l’aeroporto di Palma di Mallorca. Oggi pomeriggio lo stesso Fava presenterà una dettagliata ricostruzione dei 1.080 voli dell’Intelligence Usa fin qui recensiti nella Ue, mentre domani, ossia alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di governo della Ue, è il turno di Amnesty International con la presentazione di un rapporto dettagliato su sei casi di extraordinary rendition, tra cui quello di Abu Omar, ed il lancio di una campagna per evitare il ripetersi di questa pratica.