La commissione dell’ Europarlamento che indaga sulle illegalità del servizio segreto statunitense Cia in Europa ha inserito tra i vari Paesi sospettati, insieme a Polonia, Romania, Gran Bretagna, Spagna e Italia, anche il Portogallo dell’ allora premier José Manuel Barroso, oggi presidente della Commissione europea. Nel programma degli eurodeputati dovrebbe essere ora aggiunta una missione alle Azzorre per verificare gli indizi che segnalano queste isole portoghesi nell’ Oceano Atlantico come presunto scalo dei voli segreti della Cia per il trasporto illegale di sospetti terroristi. E, soprattutto, verrebbe chiamato a testimoniare lo stesso Barroso, che da capo del governo organizzò il vertice alle Azzorre con Bush e gli altri alleati europei (il premier britannico Tony Blair e quello spagnolo José Maria Aznar), considerato determinante per la decisione degli Stati Uniti di impegnarsi nella guerra all’ Iraq. «Barroso è nella lista delle persone che ci è utile ascoltare nell’ ambito del nostro obiettivo di scoprire cosa sapevano i governi europei delle attività illegali della Cia in Europa, sia in quanto ex premier portoghese, sia come presidente della Commissione europea – conferma il relatore della commissione dell’ Europarlamento che indaga sul caso Cia, l’ eurodeputato ds Claudio Fava -. Intendiamo anche effettuare una missione specifica in Portogallo, alle Azzorre, per verificare quanto emerge dalla testimonianza di un detenuto rilasciato dal carcere di Guantanamo». A differenza degli altri due alleati europei nella guerra in Iraq (Aznar ha lasciato la politica e Blair ha già annunciato la fine anticipata del suo mandato), Barroso può trovarsi in imbarazzo qualora emergessero operazioni illegali della Cia in Europa avallate a livello governativo o dai servizi segreti nazionali. Il portavoce della Commissione si dichiara non al corrente dell’ intenzione degli eurodeputati e rinvia ogni commento. Ma il ruolo istituzionale di Barroso renderebbe comunque inopportuno non rispondere alle loro domande. Anche perché le illegalità della Cia non hanno provocato solo un duro scontro nel partito repubblicano Usa, ma sono diventate ufficialmente un problema politico dell’ Ue. Giovedì scorso il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, è stato il primo esponente di un governo europeo a testimoniare davanti alla commissione di Fava e si è impegnato con gli eurodeputati a far affrontare il caso Cia dai 25 Paesi membri. Il giorno dopo, con il collega olandese Ben Bot, lo ha portato al Consiglio dei ministri degli Esteri a Bruxelles. Al termine della riunione il presidente di turno, il ministro degli esteri finlandese Erkki Tuomioja, ha definito illegali le prigioni segrete della Cia ammesse da Bush e, a nome dell’ Ue, ha ammonito gli Stati Uniti a rispettare le leggi e i diritti umani nella lotta al terrorismo.