«Abbiamo chiesto di incontrare il capo della Cia, Porter Goss, che nel frattempo si è dimesso, ma la nostra domanda non ha mai avuto risposta». Le parole di Claudio Fava, relatore della commissione di inchiesta del Parlamento Ue sui voli Cia, riassumono la fredda cortesia con cui l’ amministrazione americana ha accolto la delegazione. Ma non è stata solo l’ intelligence a sottrarsi al confronto sulla «necessità di trovare un equilibrio tra lotta al terrorismo e rispetto dei diritti umani». Solo un pugno di congressisti ha accettato di parlare ai colleghi europei. «Forse qualcuno sapeva poco, forse altri sapevano troppo e non volevano condividere con noi le informazioni», ha sorriso con una punta di malizia il presidente, il portoghese Coelho. «Siamo lieti che il deputato democratico Martin abbia preso spunto da uno dei casi di rendition trattati dalla nostra commissione – riconosce Fava – per proporre un progetto di legge che introduce il divieto di estradizione verso Paesi che praticano la tortura. Purtroppo il Dipartimento di Stato continua a ritenere che l’ attuale divieto valga solo per i trasferimenti a partire dagli Us». Una linea che Fava ha paragonato a un «intervento a gamba tesa». Nella visita a Washington la commissione ha raccolto chiare testimonianze delle «pressioni subite da giornali e tv americane» per non diffondere i nomi dei tre Stati europei sospettati di avere ospitato «prigioni segrete fuori da qualsiasi controllo legale: Romania, Polonia e Bulgaria». Chiudendo i lavori, Fava e Coelho hanno annunciato due possibili proposte: 1) una direttiva europea per controllare i voli di Stato nei cieli europei; 2) una cooperazione più trasparente fra servizi segreti Ue e americani.