Volete salvarlo? Fatelo interrogare in Italia

Alcune testate di giornali italiani si fanno portavoce delle accuse infamanti dei servizi di Karzai nei confronti di Rahmatullah Hanefi. Accuse mai formalizzate, dalle quali Rahmatullah, sequestrato e completamente isolato da più di un mese, non ha alcuna possibilità di difendersi.
Rahmatullah rappresenterebbe una «minaccia per la sicurezza dello stato» e per il sistema giudiziario afgano, che il governo italiano finanzia con 50 milioni di euro, non può godere di alcun diritto legale (e umano ndr). Adesso Rahmatullah rischia la condanna a morte perché i servizi di Karzai sostengono che avrebbe volontariamente lasciato Adjmal Naskhbandi nelle mani dei talebani di Dadullah. Non conta nulla nemmeno la testimonianza dello stesso Daniele Mastrogiacomo che ha detto fin dal primo momento che ha visto liberare Naskhbandi con i suoi occhi. Si deve colpire Rahmatullah per colpire Emergency, per eliminare qualsiasi possibilità e spazio di interlocuzione civile nel panorama brutale della guerra afghana anche a costo di privare milioni di afghani dell’unica possibilità di ricevere cure.
Rahmatullah rischia di essere ucciso. La sua condizione è paradossalmente identica a quella degli ostaggi nelle mani dei talebani e a quella degli stessi che lui ha contribuito a liberare. In Italia c’è un’inchiesta aperta sul rapimento Mastrogiacomo. La magistratura deve chiedere con forza di potere interrogare Rahmatullah. Ma soprattutto deve cessare la vergognosa latitanza del governo nel chiedere la sua liberazione. Più di un mese di silenzio e imbarazzati balbettii da parte delle istituzioni italiane ha già dato il tempo ai servizi di Karzai di costruire chissà quali e quante prove a carico di Rahmatullah, fino appunto a rendere ipotizzabile la sua esecuzione. Ogni minuto di silenzio in più rende il governo italiano direttamente complice di quella che rischia di essere la sorte dell’ostaggio Hanefi e del suo sequestro. Ogni minuto di silenzio in più rende il governo partecipe attivo di un crimine che si sta perpetrando e che rischia di giungere alla sua più estrema e orribile conseguenza.
Il tempo di Rahmatullah Hanefi sta scorrendo rapido verso il patibolo e deve essere fermato, subito. Non c’è più spazio per giochetti, opportunismi, e imbarazzi ipocriti. Sappia il governo che gliene chiediamo e che gliene chiederemo conto.