E voilà che, dopo l’identità nazionale, la sicurezza fa irruzione nella campagna elettorale. Due temi portatori di voti a destra e all’estrema destra. Dopo i fatti della gare du Nord, in un comunicato Jean-Marie Le Pen ha predetto ieri agli altri candidati «un risveglio doloroso» al primo e al secondo turno.
Il 2007 come il 2002? Sarkozy gioca questa carta, sperando di recuperare voti all’estrema destra. «Noi dovremmo avere i sans papiers, le imprese in deficit, la gente che froda e dire ancora grazie? – ha affermato in un incontro nella regione Nord – io ho bisogno della Francia silenziosa, immensamente maggioritaria e che dice: adesso basta». Uno dei suoi portavoce, il deputato Patrick Devedjian, sottolinea con soddisfazione che «la sicurezza torna al centro del dibattito».
Ma questa tesi non è del tutto confermata dalla prima parte degli avvenimenti di martedì sera alla gare du Nord e tanto meno dalla mobilitazione dei genitori e degli insegnanti, che oggi pomeriggio organizzano una manifestazione a Parigi di sostegno a Valérie Boukobza, la direttrice della scuola materna della rue Rampal nel XIX arrondissement, che è stata fermata alcune ore venerdì scorso per aver protetto, aprendo le porte della scuola, bambini e genitori dai gas lacrimogeni lanciati dalla polizia di fronte all’istituto in occasione dell’arresto del nonno di uno degli scolari, un sans papiers di origine cinese.
Martedì pomeriggio, alla gare du Nord, gli avvenimenti hanno avuto due fasi ben distinte. Dopo che, verso le 16,15 un uomo di 33 anni viene fermato dagli agenti della Ratp senza biglietto del métro e risponde dando un colpo di testa a un agente per scappare, ma viene placcato a terra con violenza, dei passeggeri protestano spontaneamente per il modo con cui è stato fermato (per la legge, viaggiare senza biglietto è un’infrazione, non un crimine, prevede una multa, non l’arresto). I poliziotti accorrono. Qualcuno comincia a urlare: «Liberatelo». Poi la situazione degenera e qui ha inizio la seconda fase dell’avvenimento, del tutto diversa dalla prima. Fino alle 23,30, scontri tra qualche centinaio di giovani e le forze dell’ordine, sempre più numerose, gas lacrimogeni, insulti a Sarkozy. Un gruppetto, armato di barre di ferro trovate sul posto, attacca un negozio Foot Locker e lo svaligia. Tredici persone, di cui cinque minorenni, sono state fermate. Nove agenti sono stati feriti leggermente.
Così racconta i fatti un testimone: «Io passo alla gare du Nord tutte le sere e martedì non erano dei giovani che hanno provocato questi avvenimenti. C’erano degli anziani, dei giovani, dei quarantenni, dei ben vestiti, dei bianchi, dei neri. Del resto, l’uomo fermato, con una violenza assolutamente condannabile, aveva 33 anni. La gente si è opposta alla sua polizia credendo di avere a che fare con un arresto abusivo. Mi è stato detto che un ragazzino era stato picchiato dai poliziotti. Questo fatto ha luogo dopo i rastrellamenti di fronte alle scuole che hanno molto colpito la popolazione. C’era folla, i poliziotti erano dappertutto, minacciosi, e quando hanno cominciato a disperderci, i più duri e i casseurs sono rimasti. Io sono andato via, non ho visto la fine. Ma era una manifestazione spontanea, non una rivolta. Tutto ciò è una buona illustrazione della Francia di Sarkozy, dove si montano gli uni contro gli altri. Un bel clima di odio, irrispettoso, che questo governo di piromani ha ampiamente contribuito a generare. Una Francia dove dei tranquilli viaggiatori si oppongono alla propria polizia, dove la minima scintilla può accendere un’insurrezione».
Certo, non tutti i commenti sui siti dei giornali sono su questo tono :molti rivelano sentimenti di esaperazione contro «i giovani» delle banlieues. Ma la reazione di fronte alla scuola e quella dei normali viaggiatori della gare du Nord che percorrevano i corridioi che portano a varie linee del métro e alla Rer (Rete express urbana) segnalano una frattura tra una parte sempre più consistente della popolazione e la propria polizia. La stessa indignazione che ha avuto luogo di fronte alla scuola di rue Rampal e che esprime il Resf (Rete educazione senza frontiere), un’associazioine che aiuta le famiglie sans paiers dei bambini scolarizzati in Francia.
«Abbiamo rispetto per la legge – commenta una mamma – ma ci sono momenti in cui bisogna saper disobbedire alla regola». Per «umanità», semplicemente, per «solidarietà», in nome di un «atto cittadino». In tutte le scuole materne e elementari di Parigi, direttori e insegnanti hanno firmato un comunicato di solidarietà con la direttrice della rue Rampal. Le associazioni confermano «un clima molto reattivo», come afferma Jean-Pierre Dubois, presidente della Lega dei diritti dell’uomo. «La gente non ne può più di uno stato dello spirito centrato sul kärcher e sulla feccia», aggiunge. «C’è una presa di coscienza che non si può fare qualunque cosa, come i mini-rastrellamenti di sans papiers che si moltiplicano», dice Pierre Cordelier, portavoce del Resf. «Della gente che finora non si era mai preoccupata della sorte dei sans papiers si dice: come è possiobile che una cosa del genere succeda in Francia?», afferma. Persino i sindacati dei poliziotti sono preoccupati per la sfiducia che ormai regna tra la popolazione, specie la più povera, e le forze dell’ordine. Alcuni criticano velatamente la politica seguita finora dall’ormai ex ministro degli interni, Nicolas Sarkozy. Ma il suo giovane successore, François Baroin, mercoledì si è recato alla gare du Nord per affermare che continuerà sulle linea del suo predecessore.
Il problema è che i politici che si oppongono a Sarkozy hanno reagito solo alla seconda parte degli avvenimenti della gare du Nord, senza dire una parola sulle prese di posizione dei cittadini, sulla protesta che cresce contro la repressione. «Ci battiamo – dice un insegnante – ma abbiamo paura di non venire ascoltati». Certo, Ségolène Royal ha commentato: «Evidentemente i viaggiatori devono pagare il biglietto, ma che un semplice controllo possa degenerare in uno scontro così violento è la prova che qualcosa proprio non va». Visto che questo «non è la Repubblica», Royal propone «una Repubblica dell’ordine giusto», dove «la polizia», come «i cittadini» siano rispettati. Stesso tono da parte di Bayrou. «Tutto questo per un biglietto di metro… siamo a questo punto – ha detto – perché da tempo la polizia è stata trasformata unicamente in una forza di repressione». Per Bayrou, «non può continuare così. Ne usciremo restituendo alla polizia un ruolo di prevenzione e di accompagnamento e spiegando ai giovani, in particolare in banlieue, che questi incidenti si traducono sistematicamente contro di loro».
Ma nessun candidato anti-Sarkozy ha ritenuto opportuno approfittare dell’occasione per riprendere alla base i valori del vivere assieme, al di là dei richiami al rispetto dell’ordine con meno violenza da parte delle autorità. Eppure, dicono in molti, sarebbe stato un richiamo più producente all’«identità francese» di quello del tricolore e della Marsigliese, che tanto ha fatto discutere negli ultimi giorni.