«Vogliamo portare Blair in tribunale»

Le famiglie di 17 caduti inglesi: ha dichiarato una guerra illegale

I genitori di 17 soldati inglesi uccisi in Iraq hanno avviato le pratiche per portare Tony Blair in tri-
bunale con l’accusa di aver dichiarato una guerra illegale e causato la morte dei loro figli. L’avvocato Phil Shiner ha presentato il caso davanti all’Alta Corte di Londra.
Lo scorso maggio Blair si è rifiutato di far aprire un’inchiesta sulla legalità della guerra. Ha detto che era tutto in ordine. Ma i familiari dei soldati uccisi invece di rassegnarsi hanno deciso di rivolgersi ai giudici. Hanno citato a comparire Blair, l’ex ministro della Difesa Geoff Hoon e Lord Goldsmith, l’avvocato di Stato che rimane al centro di una tempesta di critiche perché non ha mai voluto spiegare il motivo per cui cambiò idea sulla legalità della guerra. Dieci giorni prima dell’attacco non era sicuro se era legittima.
Alla vigilia dell’invasione fece marcia indietro e diede il suo parere favorevole al governo. Si dice che fu costretto a piegarsi davanti alla decisione che era già stata presa da Blair di invadere l’Iraq al fianco di Bush.
Se l’Alta Corte dovesse accogliere la richiesta delle famiglie di far aprire un’inchiesta, Blair, Hoon e Goldsmith rischiano di essere chiamati a deporre sotto giuramento.
Tra i familiari dei soldati che vogliono vedere Blair davanti ai giudici c’è Reg Keys. Suo figlio Tom di vent’anni venne ucciso nel 2003 vicino a Bassora, nel Sud dell’Iraq, insieme a cinque soldati inglesi. Keys ha detto: «Mio figlio partì per la guerra convinto, come diceva Blair, che la motivazione era quella di eliminare le armi di distruzione di massa. Non sono mai state trovate. Siamo stati vittime di un inganno. I nostri figli furono reclutati per una guerra che non era autorizzata dalle leggi internazionali e neppure dalle Nazioni Unite. Non sono morti per difendere il loro Paese, ma per un pugno di menzogne pilotate dalla propaganda sulle armi proibite che non esistevano».
Keys, già noto per aver sfidato Blair nella circoscrizione del premier alle elezioni dello scorso maggio strappandogli migliaia di voti, ha aggiunto: «Sentiamo di dover perseguire questo caso davanti all’Alta Corte in modo da costringere Blair a rispondere del suo malfatto. Ingannò il parlamento. Adesso sappiamo bene che si mise d’accordo con Bush sull’invasione fin dal 2002».
Vari documenti sono emersi a questo proposito. Dubbi sulla legalità della guerra sono stati espressi anche da Sir Jeremy Greenstock, l’ex l’ambasciatore britannico all’Onu che nel periodo in cui si discutevano le risoluzioni e si decideva sull’Iraq aveva il compito di parlare a nome del Foreign Office. Blair ha bloccato il libro che Greenstock voleva pubblicare tra un mese.
In queste ultime settimane Keys si è recato in America per incontrare alcune famiglie di soldati uccisi che la pensano come lui. «Ho trovato il clima cambiato», ha detto «adesso anche gli americani vogliono che i loro soldati tornino a casa».
Accanto a Keys c’è Rose Gentle, il cui figlio Gordon di diciannove anni venne ucciso in Iraq lo scorso anno. Ha detto: «Mio figlio venne mandato in Iraq per un mucchio di bugie. Continueremo questa battaglia nell’Alta Corre fino a quando non sapremo tutta la verità. Grideremo fintanto che i soldati non torneranno a casa».