Finalmente. La soddisfazione per l’accordo raggiunto, dopo 13 mesi di battaglie faticose e di sacrifici soste-
nuti, fa tirare un sospiro di sollievo alle tute blu: «Ce l’abbiamo fatta, senza cedere al ricatto della flessibilità». Tra le molte buone ragioni per festeggiare l’ipotesi di contratto, quella economica finisce quasi in secondo piano: «Siamo contenti che la flessibilità selvaggia proposta da Federmeccanica – spiega Massimo Galantini, della Gkn di Firenze – non sia passata. La paura dei colleghi, sentendo stamattina le prime anticipazioni alla radio, era che i 100 euro di aumento facessero da contropartita a qualche cessione sul piano normativo. Quando hanno saputo il resto, hanno tirato un sospiro di sollievo».
Al coro di «Finalmente!» ed «È stata dura ma ne è valsa la pena» seguono le considerazioni di merito: «Si è fatto un gran parlare di flessibilità – continua Galantini – ma era tutta una bolla di sapone usata dagli industriali per bloccare la trattativa. Per fortuna Federmeccanica era spaccata al suo interno, ed alla fine la parte più retriva, quella che voleva svalutare lo strumento del contratto nazionale, è stata sconfitta».
Ed è proprio questo il risultato più celebrato: «Siamo riusciti a fare il contratto – puntualizza Giuseppe Caristia, operaio della Fiat di Rivalta con all’attivo una partecipazione televisiva alla trasmissione di Bruno Vespa «Porta a Porta» – proprio quando era la stessa idea di contratto nazionale di categoria ad essere messa in discussione. Inoltre abbiamo respinto il tentativo degli industriali di cancellare dalle aziende il ruolo delle Rsu, che invece restano gli interlocutori necessari per ogni ipotesi di flessibilità contrattata fabbrica per fabbrica. È sicuramente un importante risultato politico».
Messo a segno «un punto di forza del sindacato», si individuano le sfide per il futuro: «Ora il sindacato deve fare passi avanti – specifica Caristia – per affrontare i problemi della competitività che ci sono sul tappeto. Non secondo la strategia di Federmeccanica di abbassamento dei salari e di taglio dei diritti, ma sul terreno della qualità, degli investimenti e della flessibilità contrattata con le Rsu».
Sfide per il futuro che il sindacato si appresta ad affrontare unito: «La più grande ragione di gioia – dice Patrizio Di Pietro, dell’Ilva di Taranto – è quella di vedere un accordo unitario firmato da tutte e tre le sigle sindacali. Dopo due contratti separati che certo non hanno fatto bene ai lavoratori, si è lavorato per fissare regole condivise sul percorso della trattativa e per arrivare così al risultato di questa giornata».
L’ipotesi di contratto sarà oggi al vaglio di un’assemblea di cinquecento delegati e, successivamente, di tutti i lavoratori: «Con le nostre lotte siamo riusciti ad assicurare un salario dignitoso a tutta la categoria – sottolinea il lavoratore Ilva – eravamo partiti con una richiesta di 105 euro e siamo riusciti ad ottenerne cento: considerando la distanza delle posizioni da cui siamo partiti, si tratta di un ottimo risultato. Gli industriali con il loro ostruzionismo hanno fatto durare la trattativa tredici mesi, ma alla fine il tempo ci ha dato una grossa mano, perchè con le nostre agitazioni abbiamo condizionato le scelte di Federmeccanica. Ora approfondiremo la parte relativa alla nuova forma di apprendistato».