Viva la rivoluzione d’Ottobre

Il 7 novembre di 93 anni fa il popolo russo guidato dal partito comunista con alla testa il grande Lenin apriva un’esaltante prospettiva: la costruzione di un nuovo tipo di stato e di una nuova organizzazione sociale. L’obbiettivo era quello di rovesciare il regime capitalistico, liberare le forze proletarie e popolari e incamminarsi lungo la strada del socialismo seguendo la teoria rivoluzionaria elaborata da Marx ed Engels. Si cercava così di superare le contraddizioni (sfruttati e sfruttatori, uomini e donne, città e campagna, natura e progresso, ecc…) che bloccavano il cammino della civiltà e mettevano in forse l’avvenire umano. Quel grande assalto al cielo del 1917 ha rappresentato un vero e proprio salto qualitativo nella storia dell’umanità in quanto non solo ha indicato al proletariato mondiale il percorso per liberarsi dalle catene del capitalismo, ma ha dato un fenomenale impulso alle lotte di liberazione nazionale che nel secolo scorso hanno mobilitato centinaia e centinaia di milioni di persone contro l’oppressione colonialista e imperialista.
Nessun secolo più del Novecento ha vissuto fasi storiche tanto esaltanti dal punto di vista delle masse operaie e popolari: innanzitutto la Rivoluzione bolscevica, in seguito, dopo la II Guerra mondiale, le democrazie popolari europee; in Asia la Rivoluzione cinese, quella coreana e quella vietnamita; in America la Rivoluzione cubana.
Circa un terzo della popolazione mondiale aveva scelto la strada del socialismo.
Purtroppo, però, in Europa il socialismo ha subito negli ultimi decenni una dura sconfitta. Negli ex paesi dell’URSS, nella Germania orientale,in Polonia, in Ungheria, in Romania, in Cecoslovacchia, in Bulgaria, in Albania e poi in Jugoslavia il socialismo ha perso la guerra contro il capitalismo.
Gli USA, insieme agli alleati occidentali, hanno rovesciato il socialismo in Europa ricorrendo a tutti i mezzi possibili.
Da marxisti sappiamo che la storia non procede in maniera rettilinea se non in alcune fasi. Spesso, infatti,si registrano delle battute d’arresto, a volte addirittura degli indietreggiamenti.
Ma, in ultima analisi, il cammino delle sterminate masse di donne e di uomini di tutti i paesi della terra verso l’emancipazione è inarrestabile.
Il cammino verso il socialismo è inarrestabile.
Il capitalismo e l’imperialismo non hanno vinto né in maniera definitiva, né dappertutto.
Ci sono importantissimi stati nel mondo attuale governati dai comunisti – in primo luogo la Cina – che non solo hanno respinto e continuano a respingere l’offensiva sempre furibonda condotta soprattutto dagli Stati Uniti, ma stanno dimostrando la superiorità dell’organizzazione e del modo di produzione socialista.
E c’è un continente intero, l’America latina, impegnato in una rivoluzione antimperialista che si profila vittoriosa.
In Europa la situazione politica non è entusiasmante; però non dobbiamo sottovalutare che ci sono importanti partiti comunisti che influenzano notevolmente la lotta di classe nei rispettivi paesi e non solo. Per fare l’esempio a noi più vicino, al di là del mare Ionio, c’è il Partito Comunista Greco che sta guidando l’impegnativa e determinata lotta del popolo ellenico che non vuole pagare il prezzo della crisi (bellissimo ed estremamente significativo a tal proposito è stato il gigantesco striscione del KKE -Partito Comunista Greco-, che avvolgeva tutto il Partenone e chiamava i popoli europei alla sollevazione contro il capitalismo).
Al contrario qui da noi, in Italia, l’opzione comunista sembra abbia perso la grande forza attrattiva che l’aveva caratterizzata a partire dal secondo dopoguerra.
Le due principali organizzazioni comuniste, infatti, il PRC e il PdCI stanno vivendo una profonda crisi.
I marxisti sanno che il partito comunista è uno strumento necessario per vincere lo scontro di classe. Senza partito rivoluzionario non può esserci rivoluzione, diceva Lenin.
E proprio pensando a Lenin e alla grande rivoluzione di ottobre, della quale oggi ricorre il 93° anniversario, dobbiamo , proprio in quanto comunisti, perseguire con maggiore determinazione ed apertura quello che per noi deve essere l’obbiettivo principale: la costruzione del partito cominciando ad unire tutti i comunisti disponibili.