Vittoria alla Marzotto

La lotta paga. In piazza c’erano tutti. I lavoratori in prima fila, ma anche pensionati, studenti, i sindaci. La notizia che i vertici del Linificio di Fossalta di Portogruaro ha aperto la procedura di mobilità per 130 dipendenti (su 370, il 40% della forza lavoro) non aveva lasciato indifferente un territorio già colpito dalla crisi. E di fronte a questa risposta l’azienda ha ieri comunicato la sospensione della procedura e ha convocato un primo incontro con il sindacato. Una vittoria per i lavoratori in lotta che ora possono andare al tavolo delle trattative senza la spada di Damocle dei licenziamenti. Il Linificio fa parte del sito produttivo di Fossalta, dove sono rimaste in piedi anche altre due attività: il vetro (Zignago vetro) con 340 dipendenti e il vinicolo (cantine Santa Margherita) con 60 dipendenti, più la Holding (qualche decina di dipendenti) per un totale di 800 addetti. Negli anni sono stati avviati e poi chiusi il cotonificio, la latteria, il saponificio. Il tessile fino al 2003, con «Zignago Tessile» era riuscito a mantenere importanti quote di mercato grazie a una produzione di lino di qualità destinato al mercato dell’alta moda. Quello meno attaccato dalla produzione cinese. Nel 2003 è avvenuta la fusione tra Linificio Canapificio Nazionale e Zignago Tessile (entrambi della famiglia Marzotto, anche se i marchi erano in concorrenza tra loro).
Il 3 ottobre i dirigenti di Bergamo (la famiglia Marzotto detiene il 34% delle azioni, i bergamaschi il 33%) hanno annunciato l’apertura della procedura di mobilità per 130 lavoratori a Fossalta e a Bergamo. Qui a perdere il posto di lavoro sarà addirittura il 50% della forza lavoro, 110 dipendenti su 230. «A Fossalta non siamo disposti ad accettare questo benservito. Non c’è alcun rispetto dei lavoratori – dice Brignoli – In gioco ci sono uomini e donne che difficilmente potranno essere ricollocati nel mercato. Nel linificio lavorano marito e moglie. Sono lavoratori che si sono sempre sacrificati per l’azienda». Le motivazioni degli esuberi? La concorrenza estera, specie quella cinese, è ormai schiacciante. L’unica scelta indovinata, ha detto l’amministratore delegato, è stata la delocalizzazione in Lituania e in Tunisia. E non a caso ha ammesso che future destinazioni potrebbero essere la Cina o l’India.