Violante è impazzito? Non credo…

Violante è impazzito? Non credo. Credo che sia lucido e coerente, purtroppo. Non soltanto perché se si imbocca la via securitaria la sua logica interna, per quanto perversa, è trascinante e una volta presa la china è difficile fermarsi, ma perché Violante e la parte dei Ds che lo segue sembrano ormai in preda ad una sorta di vocazione totalizzante. Dopo l’esperienza berlusconiana, per invertire realmente la rotta si sarebbe dovuto puntare sul “buon governo” che si caratterizza per tre principi: uguaglianza, rispetto per la Costituzione e quindi per tutti i cittadini, gestione partecipata della cosa pubblica. Si tratta di una scelta chiara ma difficile e a molti, fedeli assertori dell’alternanza, sembra più facile praticare il “buon potere” piuttosto che il buon governo. Il buon potere si caratterizza per paternalismo autoritario, estremo realismo e ricerca del consenso della mediocrità.
La proposta di Violante per “rivedere” la Bossi-Fini è una operazione di buon potere: tranquillizza gli xenofobi, piuttosto che combattere la vera criminalità sceglie di combattere la microcriminalità, peraltro indotta dalla stessa legge, decreta un perdente nella guerra fra i poveri, ad arte scatenata, e ne fa un capro espiatorio, punta a dimostrare al fantomatico italiano medio che il centrosinistra fa le stesse cose del centro destra, e le sa fare meglio.

La proposta Violante assume così il valore simbolico di apripista: presenta la formula di “revisione” delle leggi che, secondo il programma dell’Unione, andrebbero cambiate, come la legge 30, la legge Moratti, ecc. Si tratta di presentare proposte così al ribasso da costringere la sinistra radicale e, nel caso in questione, il movimento antirazzista e dei migranti a chiedere emendamenti che di fatto non ricuperino neppure lo stato quo ante.

La sinistra radicale e il movimento antirazzista e dei migranti devono rispondere a questa strategia, che vuole costringerci ad un patteggiamento umiliante. Occorre presentare una proposta di legge per le migrazioni e non limitarsi ad emendare, correggere, migliorare le proposte altrui.

L’esperienza accumulata dal movimento, dalle associazioni democratiche di giuristi ed avvocati, dalle pratiche di autodeterminazione dei migranti, dallo stesso nostro partito e dai nostri rappresentanti parlamentari, ci permettono di fare, in breve tempo, proposte alte sul piano della costituzionalità, della cultura e delle scelte condivise. Trovare il necessario accordo con i nostri alleati di governo a partire anche dalle nostre proposte, e non solo da quelle dettate dalla lucida follia del “buon potere”, è una scelta necessaria.