Villa Ada, la Roma democratica alza la testa

Un fiume di adesioni raccolte in poche ore. Dopo i primi tentennamenti e un paio di assemblee, è bastato che ieri i promotori della manifestazione indetta per sabato prossimo a Roma in risposta all’aggressione fascista di Villa Ada confermassero l’appuntamento, per vedersi recapitare a stretto giro decine dì adesioni di forze politiche, sindacati e associazioni cittadine e nazionali. «Roma città aperta rifiuta i fascisti. E lo dimostrerà», scrivono nella piattaforma i primi promotori: l’Arci nazionale, la Ram (Rete antifascista metropolitana), l’Anpi, Libera, le radio di movimento e tutti i centri sociali capitolini, la Fiom-Cgil, i Cobas e Rdb-Cub, il manifesto, molte associazioni di migranti e tutte quelle del movimento romano omosessuale e transessuale, Carta, Aprile, Sinistra critica, i Giovani comunisti, Legambiente, Prc nazionale e le federazioni di Verdi, Pdci e Sdì, e alcuni esponenti dei Ds, come Foschi e Cara-pella. Ma la lista è ancora da completare.
Il corteo che partirà alle 16 da piazza Santa Emerenziana, sfilerà nelle strade del quartiere Trieste fino a raggiungere proprio quella Piazza Vescovio da cui gli inquirenti avrebbero individuato il punto di partenza degli squadristi fascisti che giovedì scorso piombarono addosso agli spettatori alla fine di un concerto della Banda Bassotti con mazze e coltelli, seminando panico, ferendo una ventina di persone e mandando in ospedale con nove coltellate profonde alla schiena, Marco Di Pillo. Un raid ancora senza colpevoli definito da Olga D’Antona (Ds) un’«aggressione fascista ai giovani democratici» nell’interrogazione parlamentare presentata ieri al ministro dell’Interno Amato nella quale, citando la «preoccupazione» del neo capo della polizia Manganelli, chiede cosa si intenda fare «affinché non si diffondano la cultura dell’odio razziale, dell’intolleranza politica e della violenza squadrista».
Attendendo una risposta, intanto quella di sabato sarà «una grande manifestazione pacifica e di massa, plurale, radicalmente anti-
fascista, autotutelata, sonora e comunicativa, per dire a tutta la città che non esistono zone franche, per affermare la libertà di movimento e il diritto di resistenza a difesa della libertà di espressione e aggregazione davanti al terrori di poche decine di vigliacchi, da sempre al servizio dei poteri forti», assicurano gli organizzatori.
Un’iniziativa resa tanto più necessaria dall’«incredibile ingiustìzia» subita da quattro spettatori della kermesse dell’Estate romana fermati dai carabinieri a fine concerto e di cui due rinviati a giudizio per resistenza aggravata, lesioni, danneggiamento e detenzione di armi impropria, le stesse imputazioni che il pm Saviotti ha ipotizzato per gli squadristi. Per questo gli organizzatori del corteo di sabato danno appuntamento pei domani a Piazzale Clodio quando, alle 9, inizierà il processo pei direttissima dei due ragazzi, poco più che ventenni, uno di Roma e l’altro di Latina. Anche per loro oggi dalle 11 alle 15 si terrà anche un sit-in sotto il ministero dell’Interno (piazza deU’Esquilino) insieme ai parenti e agli amici di Carlo Giuliani, di Federico Aldrovandi, di Dax e di Renato Biagetti (uccisi rispettivamente da fascisti a Milano e da balordi xenofobi simpatizzanti di estrema destra a Ostia).
Evidentemente nella capitale la misura è colma. «È lunga la lista dei centri sociali e degli spazi di aggregazione democratica che a Roma hanno già vissuto la stessa terribile esperienza toccata a noi», dice Paolo Beni dell’Are; che ricorda «le decine di aggressioni negli ultimi anni (55 dà. 2005 ad oggi, ndr) a giovani di sinistra, migranti, omosessuali e transessuali. Di fronte a questa minaccia è responsabilità di tutti non abbassare la guardia e rilanciare i valori dell’antifascismo su cui si è costruita la nostra democrazia». «Il sindaco Veltroni (che ieri ha chiesto che i responsabili siano presi al più presto, ndr), tutte le forze politiche e sociali democratiche devono intervenire -scrivono nella piattaforma i promotori del corteo di sabato – basta con lo sdoganamento e la legittimazione dello squadrismo

neo-fascista, basta con la concessione di spazi a chi fa apologia di fascismo, basta con la politica di equidistanza che pone la radicalità politica e sociale sullo stesso piano della intolleranza e della violenza razzista».
Ma ieri i senatori di Alleanza Nazionale, Domenico Gramazio e Marcello De Angelis (ex Terza Posizione e cantante dei 270 bis, un gruppo rock identitarie che si è spesso esibito nei raduni di estrema destra), hanno chiesto a Manganelli di revocare al corteo l’autorizzazione per piazza Vescovio che, dicono, «non è una piazza qualunque» perché lì nel 1979 venne aggredito il militante missino Francesco Cecchin che morì un mese dopo. Ancora l’ombra degli anni 70 su una Roma terrorizzata oggi solo da mani fasciste