Una base di azione rapida dell’esercito americano nel cuore di Vicenza, a due chilometri dalla celebre basilica palladiana. Del progetto, descritto dal manifesto del 9 e 10 giugno, si è discussa ieri la fattibilità in un incontro tecnico tra il ministero della Difesa e gli enti locali vicentini. Il Pentagono vuole trasformare la 173ma brigata Usa in una forza di azione rapida in grado di intervenire entro 24 ore in qualsiasi paese del mondo: cerca dunque una nuova base accogliente per 4mila marines e famiglie. Ha chiesto così al nostro paese di trasformare a uso militare il piccolo ma centralissimo aeroporto Del Molin, rendendolo una pista di atterraggio per gli elicotteri da trasporto. Investendo nel raddoppio delle strutture esistenti 800 milioni di dollari che fanno gola a molti: 700mila metri cubi fuori terra e 48 nuovi edifici da realizzare. Sarà poi lo stato, invece, a costruire strade. fogne e tutti i servizi necessari in una zona verde della città. La vecchia base di Vicenza, tra l’altro, è già oggi luogo di «decontaminazione» per le truppe di rientro dall’Iraq (i soldati sono obbligati a un mese in caserma per riprendersi dai traumi della guerra). I cittadini, però, non ci stanno, hanno raccolto 7mila firme in pochi giorni e tre giorni fa hanno organizzato una manifestazione di mille persone nel centro. Numeri importanti in una città «sonnolenta» del Nord Est che rischia di trasformarsi suo malgrado in una Val Susa in miniatura. I comitati di quartiere, insieme ai Verdi Mauro Bulgarelli e Luana Zanella e a Jacopo Venier del Pdci chiedono al governo Prodi di di non firmare il via libera al progetto. Torna così alla ribalta ancora una volta il problema della basi militari nel nostro paese. Strutture extra-territoriali che diventano buchi neri del diritto e della vita delle persone che vivono nei territori circostanti. Pdci e Verdi chiedono al governo «discontinuità» anche in questo, perché «il sistema delle basi – ricorda Bulgarelli – è la guerra portata in casa».