«Gli Stati Uniti raddoppiano la base di Vicenza perchè evidentemente gli conviene. Di solito l’amministrazione americana è molto pragmatica: sceglie posti economici, accoglienti e dove è possibile inquinare senza troppi problemi». Insomma, secondo Andrea Licata (Presidente del centro studi e ricerche per la pace presso l’università di Trieste, esperto di riconversioni di basi militare ed autore del libro “Dal militare al civile, la conversione preventiva della base Usa di Aviano” – Editore Kv) i motivi che hanno spinto gli Usa a richiedere il raddoppio della base vicentina non sono motivi di sottile geopolitica. Per farsi un’idea basti pensare che il 37% delle spese sono a carico dei cittadini italiani. «Questo vuol dire che più di un terzo delle truppe Usa le manteniamo noi, con le nostre tasse». E se, a questo punto, comprendiamo le ragioni degli Stati Uniti, sfuggono quelle del comune di Vicenza che proprio ieri ha approvato il raddoppio della base militare americana che “ospita” nel proprio territorio. Lo chiediamo proprio ad Andrea Licata che forse qualche risposta è in grado di fornircela.
Insomma, cosa ha spinto la giunta del comune di Vicenza a concedere l’ampliamento della base Usa?
Innanzi tutto mi vengono in mente mere ragioni politiche. Siamo di fronte ad una contrapposizione nei confronti del governo di centrosinistra da parte di un’amministrazione di centrodestra. Poi mi vengono in mente alcuni interessi economici che evidentemente andavano sostenuti. Forse esistono alcune lobby che si avvantaggiano di questi lavori: imprenditori e costruttori su tutti. Insomma, se per i cittadini questa decisione rappresenta una grave perdita, per alcuni potrebbe rappresentare un bel guadagno. Del resto è la stessa giunta di centrodestra che ha bloccato il referendum proposto. Hanno paura che i cittadini di Vicenza, gli stessi che li hanno votati, si oppongano a questa scelta scellerata. Ma ripeto, forse qualcuno ci guadagnerà.
Che intende dire?
Intendo dire che centinaia di migliaia di Euro pubblici, finiranno nelle tasche di una manciata di privati.
Ma la giunta di Vicenza sostiene che aumenteranno i posti di lavoro.
Questa è una bella favola. Intanto voglio specificare che quei pochi lavoratori saranno inquadrati sotto il governo Usa con posizioni contrattuali e vincoli molto particolari. E poi basti pensare che ad Aviano ci sono 100 dipendenti, un numero ridicolo di lavoratori. Senza contare che le riconversioni delle basi militare compiute in tutto il mondo hanno dato numeri di impiegati molto molto superiori.
E forse, anche altri tipi di benefici?
Certo, le conversioni avvenute nel resto del mondo sono state dei grandi successi. Sia da un punto di vista ambientale che di opportunità di lavoro. Sia per la pace naturalmente. Penso ad ex basi che sono divenute centri di energia rinnovabili, distretti commerciali e aeroporti civili. Penso alla base di Werke in Germania e a quella di Achim, vicino Berna, che ora ospita una grande area verde e una grande area residenziale. Penso inoltre agli ex dipendenti della base militare di Brugen-Bracht che hanno fatto corsi di riqualificazione, di giardinaggio, di architettura edilizia disegno e tante altre attività costituendo una cooperativa. Insomma, decine di progetti alternativi che hanno creato circuiti virtuosi.
E in Italia qual’è la situazione rispetto alle conversioni delle basi militari?
In Italia c’è il deserto. Abbiamo una situazione di abbandono, non certo una progettualità di bonifica e riconversione dei siti militari. Non ci sono centri di studio né università che abbiano puntato le proprie attività sulla riconversione. Ci sono alcuni siti, come quello del Monte Nardello in Calabria, dove prima c’era una base Usa di radar, che è abbandonata da anni. C’è stata un piccola e inconsistente bonifica e poi più nulla. Addirittura ci sono le scuole della zona che spingono per creare un osservatorio ambientale, ma nessuno gli da retta, nessuno li ascolta.
Insomma in Italia si va in direzione opposta rispetto al resto dell’ Europa?
Mi sembra evidente. Sia chiaro, noi cittadini italiani paghiamo il 37% delle basi presenti in italia, insomma, siamo noi che paghiamo le truppe Usa. La basi militari sono un buco nero e i motivi che spingono l’amministrazione Usa a scegliere i luoghi nei quali installarsi non rispondono sempre a logiche di geopolitica. Anzi, le basi si muovono anche in base ai seguenti criteri: primo, dove pagano meno; secondo, dove hanno libertà di inquinare; terzo dove c’è una certa ospitalità.
Quindi i militari americani si trovano bene, per così dire, in Italia.
Evidentemente si. Per quel che mi risulta i controlli ambientali del nostro governo sono molto difficili, limitati e poco indipendenti. Poi c’è il discorso legato ai familiari dei militari. Ormai le agenzie di reclutamento usa sembrano agenzie di viaggio. “Vieni in Italia, a Venezia, in Toscana, Firenze. Buon cibo, buon vino, moda” e così via.
E per quanto riguarda le bonifiche, di chi sono le spese?
Tutte le basi inquinano e le spese di bonifica e di dismissione sono il vero grande problema per le amministrazione americane: cercano in tutti i modi di evitarle. La bonifica non solo è necessaria, ma è obbligatoria per legge. Per farsi un’idea della portata dell’inquinamento che provocano basta consultare i dati sulle falde acquifere. E ripeto, i controlli sono molto difficili. Di fatto le basi sono una sorta di appendice del territorio americano.
Ora la palla passa al governo, al ministro della difesa Arturo Parisi.
Sì, certo, sta a lui l’ultima parola. Sarà lui che dovrà controfirmare la decisione della giunta del comune di Vicenza. Io spero davvero che si fermi questo scempio. basta dare un’occhiata alla cartina della città per rendersi conto che siamo di fronte ad un vero e proprio assedio. Un assedio militare, Vicenza non ha più vie di fuga. Una situazione grottesca e inquietante che deve essere fermata. Peraltro, in questo modo Vicenza diverebbe una delle basi più grandi ed offensive d’Europa. Cosa hanno in mente non è dato sapere, ma di certo nulla di cui star sereni.