Vicenza, il Dal Molin nell’urna incrina lo strapotere delle destre. Ma i pacifisti marciano separati

Dati alla mano, Vicenza è il fanalino di coda veneto per afflusso di turisti. D’altronde, la Basilica Palladiana accoglie i pochi avventurosi tutta incartata per i lavori in corso. E dire che nel 2008 cade il cinquecentenario palladiano. Magari Enrico Hullweck – ex camicia nera, poi camicia verde e infine doppiopetto forzista, sindaco per due volte – manco lo sapeva. Per questo ha macchinato per far costruire la base agli americani a poco più di un chilometro in linea d’aria dai gioielli palladiani, patrimonio dell’Umanità, a sentire l’Unesco. Hullweck, non più eleggibile a Palazzo Trissino, ha le valige pronte per scendere col Pdl a Montecitorio. Seggio sicuro il suo. Per meriti innegabili: ha dato via un pezzo di territorio contro il parere della maggioranza dei suoi sudditi, il turismo langue, la holding municipalizzata, l’Aim, è in rosso fisso, praticamente alla bancarotta, spezzetata con il miracolo della moltiplicazione dei Cda, lottizzata da An (Fi gestisce il comune e la Lega la provincia) e dei debiti. Lascia un teatro nuovo, una specie di pugno nell’occhio gigantesco e senza fondi per promuovere cultura. Ora magari è uno di quelli che quando sente questa parola mette istintivamente la mano alla pistola. «E Vicenza, inoltre, è la città più inquinata del Veneto, terza in Italia. L’Arpav però vuole smantellare il suo laboratorio di rilevamento», dice Ezio Lovato, segretario provinciale del Prc. Vicenza Cenerentola dei servizi, isolata dai processi di ammoderamento. Vicenza cattolicissima con la chiesa di base contro la guerra e le basi mentre i vertici esigono fedeltà dai candidati su comppie miste e aborto.
Il Pd schiera capolista alla Camera, Massimo Calearo, più noto per simpatie legarole, più noto ancora per essere capo di Federmeccanica durante la vertenza più lunga delle tute blu. Nemico giurato del contratto nazionale collettivo e amico della nuova base. E’ l’americanizzazione, e all’ombra di Monte Berico si manifesta quasi nella sua forma pura.
All’ombra del gazebo del Pd si discute su questo capolista ingombrante e del candidato sindaco che, invece, contro la colata di cemento e armi, è pure sceso in piazza, ma ora ha una parola d’ordine un po’ ambigua. Ora chiede un referendum Achille Variati, democristiano per bene, si dice, sindaco negli anni 90 con verdi e pds, ruppe con la Dc dorotea e col Psi, poi margheritino e piddì, e ora candidato sindaco ma senza la Sinistra, l’ha scaricata in partenza, convinto ufficialmente da una lista civica allergica all’Arcobaleno che qui avrebbe avuto nel simbolo, se non la falce e martello, almeno le sigle dei 4 partiti (c’è stato un lungo dibattito nel Prc e nel Pdci). «Variati avrebbe il dna nel sangue ma ci rinuncia dopo aver provato a sgretolare i 4 dell’arcobaleno», spiega Ciro Asproso, candidato sindaco per la Sinistra, 47 anni, dirigente dei verdi.
I militanti Pd e i candidati, off record, spiegano che se fossero stati interpellati, magari invece di Calearo avrebbero indicato il nome di un piccolo imprenditore locale. «Ma non li vediamo in contrapposizione Calearo e Hullweck». Ma ‘sto referendum, non farebbe scivolare la decisione alle calende greche? «Se vince il no Variati avrà più spazio per contrattare!», spiegano i supporters al cronista. Insomma, la questione ritorna a essere pura urbanistica, come voleva far credere Prodi. Anche il Pdl reclama compensazioni e le chiede direttamente a Berlusconi. Al posto di Hullweck corre Lia Sartori, poco amata da alcune cordate locali, paracadutata con una campagna da 1 milione da Galan. Questa ex socialista di sinistra finita in Forza Italia si occupa di grandi opere e controlla la sanità privata. Con le sue maggioranze la destra avrebbe potuto far eleggere chiunque sotto Monte Berico (non a caso Bossi ha scelto la città come sede del parlamento padano). Ora però il centrodestra è spaccato e i sondaggi vedono il Pdl 42 a 39 sul Pd. L’ex assessore alla mobilità, dopo aver fatto installare un tot di rotatorie, ha mollato An e s’è fatta una lista con la rotatoria nel simbolo Più rotatorie per tutti? Non s’è capito ma è dato all’8%. Dalla Lega s’è staccata la consigliera Equizi contraria al Dal Molin perché ha scoperto che anche i marines, in fin dei conti, sono neri ed extracomunitari. Speculare ma di pari luminosità la posizione della Fiamma: la base sì ma solo per i soldati italiani. L’antipolitica cova. La campagna è moscia. Ci sono i Grillo boys doc (Vicenza a 5 stelle è la loro lista ) e l’imitazione che ha fatto infuriare il comico-vate: i Grilli parlanti, coalizione di pensionati e disabili, moderati, automobilisti, lega padana, forza roma, no euro e una lista locale che vorrebbe abolire i partiti.
Il campo No Dal Molin, che potrebbe fare la differenza, non è riuscito a esprimere una posizione comune. La Sinistra corre da sola contrapposta a Vicenza libera, che copia il nome della lista di sinistra alle scorse provinciali, e ci mette il simbolo No Dal Molin che ha depositato. Yes logo. Della diaspora del Prc si segnala solo il Pdac. Il coordinamento dei comitati, altra anima pacifista, chiede ai vari candidati di sottoscrivere un patto per bloccare i cantieri nell’ex aeroporto civile. Al Presidio se n’è discusso a lungo e l’ipotesi lista ha battuto quella astensionista. Un mese e mezzo di assemblee, la strategia della chiocciola, 2600 questionari distribuiti nonostante il pressing di questura e procura con perquisizioni e denunce, 62% di sì a una lista sganciata dai partiti nazionali nonostante la Sinistra abbia cercato il dialogo. «Il movimento prima di tutto, nell’Arcobaleno ha vinto il legame coi partiti», dice a Liberazione Cinzia Bottene, candidata sindaco dei No Dal Molin. «La concorrenza è oggettiva – spiega Mariano Trevisan, candidato nell’Arcobaleno, decenni di militanza tra Dp, il Prc e il Presidio dove tornerà dopo le comunali – tutto ciò aumenterà i voti (l’astensionismo a queste latitudini ha toccato livelli record alle scorse provinciali) oppue ci si spartirà lo stesso bacino elettorale?».
Variati sperava un accordo separato col sole che ride e i transfughi ds. Invece potrebbe ritrovarsi la nuova sinistra determinante in un ipotetico, ma non impossibile, ballottaggio.