Vicenza, botte a freddo sul presidio No dal Molin

Era cominciato tutto in maniera tranquilla. Decine di attivisti del no Dal Molin si erano recati in corteo davanti all’ingresso militare dell’aeroporto Dal Molin per costruire una torretta di controllo. Un’azione di monitoraggio per verificare che i lavori di quella che gli Usa vorrebbero essere la loro nuova base militare non cominciassero. I permessi per la realizzazione della torretta erano stati chiesti e ottenuti. Ad attendere i manifestanti molti poliziotti, carabinieri, agenti della guardia di finanza, con i quali si è aperta una trattativa sul luogo (poi concordato) dove erigere la torretta (simbolica, non certo una torre di controllo). I no Dal Molin si sono subito messi al lavoro: donne, bambini, anziani e giovani. Tutti insieme, rumorosi, divertiti, come sempre nelle manifestazioni contro la realizzazione della nuova base americana. A un certo punto, dalla questura, sarebbe arrivato l’ordine di demolire le torrette. Immediata e improvvisa è partita la prima di una serie di cariche. Violenta, indiscriminata. Donne e bambini le prime vittime. I manifestanti scioccati, anche perché si erano seduti davanti alla torretta con l’intenzione di difenderla. Seduti, le mani incrociate. Sollevati di peso dalla polizia in tenuta antisommossa che non ha guardato in faccia nessuno. Una signora è stata trascinata per metri per i capelli, uno scudo dietro la schiena. Violenza gratuita. Inutile le grida e l’appello a fermarsi dei manifestanti. Cinque attivisti sono stati prima malmenati e poi portati di peso al pronto soccorso dove fino a tarda sera sono rimasti in stato di fermo. Una violenza gratuita che non si è placata. Infatti nonostante il tentativo di trattativa della consigliera comunale Cinzia Bottene (eletta nella lista Vicenza libera) con il vicequestore, dopo pochi minuti è partita una seconda carica. «Non ci hanno neppure risposto – dice Bottene ancora scossa per la violenza inaudita – noi eravamo seduti e i poliziotti in piedi. Davanti a noi, a contatto fisico con la gente. Ma dopo poco – continua – è arrivata una squadra di carabinieri che ha chiuso i manifestanti da dietro e in un attimo è partita un’altra carica violentissima». I manifestanti si sono riparati all’interno di un cortile privato (il proprietario ha aperto il cancello e li ha fatti entrare). Ma anche qui non sono stati al sicuro, con i poliziotti che cercavano di menare ancora. Un assedio durato oltre un’ora e conclusosi soltanto dopo una estenuante trattativa. Cinzia Bottene ha chiamato prima l’assessore alla pace Giovanni Giuliari chiedendogli di venire a difendere i cittadini. «Mi ha risposto – dice la consigliera – che non spettava a me dirgli dove doveva andare. Allora ho chiamato l’assessore alla sicurezza Marco Dalla Pozza – aggiunge Bottene – che invece si è attivato con il questore per trattare l’uscita dal giardino di questa casa privata». I manifestanti, un centinaio, donne e bambini in testa, sono usciti dal cortile e si sono recati immediatamente al campeggio dove è in corso la seconda edizione del festival No Dal Molin per un’assemblea straordinaria. «Il mondo politico comunale vicentino – dice Bottene – ha brillato per la sua assenza». L’energica e amata consigliera anticipa anche le polemiche future. «Diranno che la consigliera comunale era in mezzo alla gente che protestava – dice – beh, io sono stata eletta dalla gente e in mezzo a loro continuerò a stare». In realtà una prima avvisaglia che le cose potevano anche non andare tranquillamente si era già avuta durante il corteo. Per arrivare all’ingresso dell’ex area militare dell’aeroporto i manifestanti avevano dovuto trattare a lungo con le forze dell’ordine. E questo nonostante i permessi per la manifestazione fossero stati richiesti. Nessuno però poteva presagire una tale violenza. In assemblea al campeggio sono girate le foto e i video delle cariche. E sono prove che non lasciano dubbio alcuno sulla violenza delle forze dell’ordine. Il bilancio in serata era di sei fermati (in questura dopo le medicazioni al pronto soccorso) e una ventina di contusi.