«Vice» del Sismi finisce in galera

Sono le 9.26 di mattina, quando il presidente emerito Francesco Cossiga consegna alle agenzie una notizia destinata a sconquassare l’assetto dell’intelligence: il direttore della prima divisione del Sismi Marco Mancini, notoriamente vicino al direttore Pollari, è stato arrestato. E agli arresti domiciliari per problemi di salute è finito il generale dei carabinieri Gustavo Pignero che nel 2003 ricopriva lo stesso incarico. Entrambi sono accusati di sequestro di persona aggravato per il rapimento dell’imam Abu Omar, l’egiziano preso a Milano il 17 febbraio 2003, torturato ad Aviano e quindi spedito nelle carceri speciali egiziane. Dall’ufficio del gip milanese Enrico Manzi sono partiti anche quattro mandati di cattura (dopo i 22 inviati nel corso dell’anno) contro altrettanti agenti della Cia, tra cui Jeff Castelli all’epoca capo della Cia in Italia, quattro inviti a comparire per agenti del Sismi. Non basta. Mancini, insieme ad un altro funzionario del Sismi è accusato anche di «intercettazioni abusive» ai danni dell’inviato di Repubblica Giuseppe D’Avanzo. E da questa intercettazione parte un filone di indagine che parla di depistaggi ai danni della stampa italiana.
Che le indagini sul sequestro dell’imam Abu Omar avrebbero colpito i servizi italiani si sa da tempo, tanto che Mancini un mese e mezzo fa ha deciso di mettersi in malattia. La tempesta era nell’aria almeno da quando, ad aprile scorso, il maresciallo del Ros L.P., 45 anni, ha deciso di confermare la propria partecipazione al sequestro dell’imam avvenuto il 17 febbraio 2003 davanti ai pm milanesi Armando Spataro e Ferdinando Pomarici. Raccontando anche che all’operazione parteciparono alcuni agenti del Sismi. Subito, la notizia è di maggio, i militari coinvolti nell’operazione hanno confessato e alle loro parole si sono aggiunti 17 contatti telefonici avvenuti nel giorno del sequestro. E il racconto di un dirigente di medio livello del Sismi.
Ma ieri, nell’ordinanza di custodia cautelare, la procura di Milano ha chiuso il cerchio. Messi sotto intercettazione, Mancini e i cinque agenti del Sismi da lui contattati per partecipare al rapimento sarebbero stati pescati a mettersi d’accordo sulle versioni da fornire ai magistrati al momento delle audizioni. E a queste prove si aggiunge il racconto del capocentro del Sismi di Milano precedente a Marco Mancini, un alto graduato dei carabinieri tornato nell’Arma dopo uno scontro avvenuto proprio sulla vicenda Abu Omar. Ai magistrati milanesi il graduato ha raccontato per filo e per segno come tra l’ottobre e il dicembre del 2002 fu contattato dagli uomini della Cia. Robert Seldon Lady, il capocentro di Milano, gli avrebbe raccontato nei dettagli l’operazione di «etraordinary rendition» chiesta dalla Cia, aggiungendo le proprie perplessità e concludendo: «I tuoi a Roma sono d’accordo». Nei giorni successivi il capocentro del Sismi avrebbe contattato Roma – non è chiaro chi, ma a questo punto è difficile pensare che il vertice non c’entri – spiegando di non voler partecipare al rapimento dell’imam milanese. E per tutta risposta a dicembre l’alto graduato era già stato sostituito con Marco Mancini che da quel momento, e sicuramente a febbraio del 2003, tenne la delega sull’intero nord Italia, Milano compresa.
Nelle carte dei pm milanesi c’è pure un pesante atto di accusa che parla di pedinamenti e depistaggi ai danni, ma in qualche caso con la complicità, della stampa. Le carte dimostrerebbero una pesante opera di pedinamento ai danni di Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo, i due inviati di Repubblica che quasi in solitaria nell’ultimo anno hanno puntato il dito contro il Sismi e il suo direttore Nicolò Pollari. La sintesi è presto detta: un dirigente del Sismi, tale «Pio Pompa», classe 1951, nell’ultimo anno avrebbe lavorato a distribuire polpette false e avvelenate alla stampa. Coinvolgendo nell’opera anche il vice direttore di Libero Renato Farina e un giovane cronista di giudiziaria. Ieri mattina i loro computer sono stati sequestrati e nel pomeriggio la procura milanese ha fatto sapere che l’intervento non era «connesso agli articoli da loro scritti» ma ad una «loro specifica attività». L’agente del Sismi avrebbe contattato anche altre penne famose di quotidiani importanti tra cui Il Riformista, Repubblica e l’Unità che nei prossimi giorni saranno ascoltati. Non solo: Mancini e Pompa sono accusati di intercettazioni abusive per aver «in concorso tra loro, preso fraudolentemente cognizione di comunicazioni telefoniche in partenza dal telefono mobile del giornalista Giuseppe D’Avanzo, con l’aggravante della violazione dei doveri di pubblici ufficiali appartenenti al Sismi». I due avrebbero anche pedinato Bonini e D’Avanzo durante le loro trasferte a Milano, annotando incontri e spostamenti. Il presidente Cossiga ieri accusava il pm Spataro di essere un «irresponsabile»: «Aspetto che tutto questo sia finito per chiedere una commissione d’inchiesta sulla procura di Milano. Quel pm farà una figura “di merda”». Palazzo Chigi in serata ha ribadito «piena fiducia negli apparati di intelligence» che hanno «ribadito la loro totale estraneità». Ma la bufera non accenna a quietarsi.