Le minacce che il numero due di Al Qaeda Al Zawahri ha rivolto agli Stati Uniti e all’Occidente – l’Iraq sarà peggio del Vietnam – vanno prese maledettamente sul serio. Per cominciare, perché Al Zawahri e Osama Bin Laden sono vivi e liberi nonostante la caccia del più potente esercito del mondo, segno che alle loro spalle non ci sono solo montanari del Pakistan, ma una parte del mondo islamico che recluta in Somalia, nel Sudan, in Indonesia, in tutte le comunità del mondo. È ormai certo che gli Stati Uniti e i loro alleati, partendo in guerra con l’Iraq, hanno commesso un colossale errore di sottovalutazione dell’avversario, come si trattasse di un’azione punitiva contro un feroce tiranno e alcune frange terroristiche ereditate dalla guerra dei mujaheddin contro i russi. Si è voluto far credere che si trattasse di un’operazione di polizia contro ribellioni separate, da combattere una per una con schiacciante superiorità di mezzi. Non è così, il nemico non sarà monolitico, ma fa parte in qualche modo del risorgimento islamico che non accetta il protettorato occidentale, e nutre le ambizioni del grande califfato, lo stato unico degli islamici dal Marocco all’India.
Che oggi questo califfato immaginario sia diviso tra nazioni e Stati separati, e a volte in contraddizione di interessi, non vuoi dire che non esistano tra loro dei comuni denominatori unificanti. Uno è l’odio per Israele considerata un intollerabile sopruso dell’Occidente, un modo brutale per rigettare sul mondo arabo colpe e rimorsi dell’Olocausto. E infine il legame religioso, la fede, la storia comune. Significa che già esiste un’unione fra tutte le forze islamiche riconducibili sotto la direzione estremista di Al Qaeda? No, ma significa che l’estremismo islamico può trovare appoggio e alleanze in tutto il mondo islamico, che dietro l’avanzata del terrorismo c’è una vasta area di simpatia e sostegno, quale la ebbero i vietnamiti dal mondo comunista. Il nemico è di gran lunga superiore alle valutazioni dei dirigenti americani e inglesi, per non dire dei nostri, che in questa tragedia fanno la parte dei travicelli in un mare in tempesta. L’ultimo falco apparso sulla scena americana, l’ambasciatore all’Onu Bolton, ha detto che Siria e Iran forniscono uomini e armi ai ribelli. L’Iran è una potenza militare con 80 milioni di abitanti. Il potenziale bellico della Siria pesa nel Medio Oriente. Se questi due paesi sono irrecuperabili nemici, che si vuole fare: la guerra anche a loro? La soluzione possibile è una: venir via dall’Iraq e dall’Afghanistan.