Vendetta di Stato

C’era una volta la legge Gozzini. Nelle scorse settimane il Senato ha esaminato, discusso e approvato in via definitiva la proposta Cirielli-Vitali sulla recidiva. Tutti li per mesi a guardare e a fare calcoli per accertare se l’avvocato Cesare Previti sarebbe riuscito a evitare condanne e carcere grazie ai tempi ridotti di prescrizione del reato. Pochi si sono accorti, e meno ancora si sono lamentati, che l’impianto della legge è ispirato a politiche di dura repressione nei èonfronti della criminalità comune. Il procuratore generale presso la Corte di Cassazione Francesco Favara, in sede di inaugurazione dell’ anno giudiziario nel gennaio 2005, aveva fornito alcuni dati signific:ativi sulla criminalità in Italia: tra il primo luglio 2003 e il 30 giugno 2004 in Italia sono aumentate le truffe (+130%), le violenze, sessuali (+48%), i maltrattamenti in famiglia o verso i bambini (+5%), i sequestri di persona (+4%) e gli omicidi tentati e consumati (+2%). In controtendenza i reati legati agli stupefacenti (-10%), i furti (-7%), le rapine (-6%), le bancarotte (-5%) e le estorsioni (-4%). Sono cioè diminuiti proprio i reati per i quali si va più spesso a finire in galera. Sono in calo i reati dei “recidivi”. Eppure la scure penale si è abbattuta contro di loro.
Mancano dati precisi sulla recidiva, l’amministrazione della giustizia e l’Istat non li hanno mai diffusi. I tre quarti della popolazione reclusa, secondo una nostra indagine a campione effettuata nelle grandi carceri metropolitane, sono costituiti da plurirecidivi. Il numero complessivo di reati ascritti ai circa 60 mila detenuti raggiunge il numero di 222 mila: tre reati e mezzo di media a testa. Posto che il numero dei plu¬riomicidi è bassissimo, che il numero dei mafiosi incarcerati èugualmente molto basso, che non si va in galera per corruzione, ciòsignifica che saranno più o meno sempre ladri, rapinatori e tossicodipendenti-spacciatori a cadere sotto la scure della Cirielli. Questa agisce su due fronti: da un lato aumenta le pene per i recidivi, dall’altro ne riduce le possibilità di accesso ai benefici premiali. Saràpure la salva-Previti, ma è sicuramente l’ammazza Gozzini.
La Cirielli farà presumibilmente crescere, in poco tempo, di decine di migliaia i detenuti nelle carceri italiane. A tutti i recidivi, in quanto tali, potrà essere aumentata la pena sino a un terzo (prima era sino a un sesto) nel caso di nuovo delitto non colposo e sino alla metà (prima era sino a un terzo) nel caso di nuovo delitto non colposo dello stesso tipo del precedente, e comunque se commesso nei cinque anni successivi alla prima condanna. I tempi per accedere a permessi premio, semilibertà affidamento in prova al servizio sociale, lavoro all’ esterno si allungano pericolosamente. Se un recidivo commette un reato, e ha già fruito di misure alternative, non potrà più ottenerne. Se viene condannato per evasione si dovrà fare tutta la galera. Se è tossico potrà accedere all’ affidamento solo quando residuano tre anni di pena (oggi quattro). Se è tossico e plurirecidivo potrà andare solo una volta a disintossicarsi in comunità. E siccome non è così facile disintossicarsi, le sue possibilità di ritornare in galera crescono pericolosamente. E così via. Immigrati, tossicodipendenti, ladri, poveracci, piccoli criminali vengono trattati come quelli del 4 bis. Tanto vale, potrebbero pensare, fare un reato grosso e serio.
È la fine dell’ era Gozzini. Da più di vent’ anni nelle carceri mancano le rivolte. Il sistema premiale della legge penitenziaria le aveva impedite. Oggi invece il detenuto non ha più niente da guadagnare o da perdere.
Il profilo criminale colpito è quello del consumatore-spacciatore, spesso non italiano, che ha uno stile di vita fatto di piccoli espedienti. Nella sua vita salta il confine tra lecito ed illecito. Da tradizionale soggetto verso cui avrebbero dovuto dirigersi le politiche sociali, ora diventa l’obiettivo primario delle politiche penali e di sicurezza. La Costituzione pre¬vedeva all’ articolo 27 che la pena dovesse tendere alla rieducazione del condannato. Oramai non ci crede più nessuno. Il piccolo criminale plurirecidivo che vive di piccoli espedienti è diventato il capro espiatorio, la vittima sacrificale di una società incapace di usare gli strumenti ordinari della politica e della giustizia per affrontare i grandi nodi della nostra epoca: povertà, esclusione sociale, immigrazione, tossicodipendenza. Prima si riducono le risorse del welfare e poi si delega tutto al sistema penale.
Le galere sono già oggi al limite della capienza, sono full. Tra un anno potrebbero diventare scatole di sardine. Per questo deve essere un impegno inderogabile delle forze politiche dell’Unione, qualora dovessero andare al governo del Paese, abrogare subito questa legge prima che produca, i suoi danni. Non è sufficiente abrogare una o più norme, va abrogata totalmente. Con la Cirielli in piedi niente ha più senso. Non ha senso il lavoro degli operatori, non ha senso l’impegno solidaristico di associazioni e cooperative, non hanno senso gli investimenti degli enti locali e delle regioni. La pena diventa vendetta. Gli educatori, gli assistenti sociali, i direttori, i cappellani, i medici non potranno che essere i testimoni passivi di questa vendetta di Stato. Nel frattempo il dibattito politico si è spostato sulla legge Fini sulle droghe. L’una accanto all’ altra -la filosofia di fondo è la stessa, ossia assistenzial-securtaria -, potrebbero abbracciare mortalmente detenuti, prigioni, operatori penitenziari, norme costituzionali, tutti insieme vittime di una destra che ha finalmente mostrato il suo volto fascista.