«La sinistra radicale è di fronte a un bivio. La manifestazione del 20 ottobre non va nella direzione giusta e apre una contraddizione. Ennesimo attacco, durissimo ancora un volta, di Walter Veltroni alla sinistra dell’Unione. Il sindaco di Roma non è disposto a sconti o ripensamenti né sulla lotta allprecarietà né, tantomeno, sulla «tolleranza zero» a cui sta lavorando il governo: «il dibattito su questi temi – avvisa – va fatto el modo più chiaro e netto possibile». Secondo il candidato leader del Pd le sinistre «radicali» in Europa sono di due tipi: un primo tipo di carattere ideologico, che si mette «fuori dal sistema e dice ‘no a tutto’», un secondo tipo che rappresenta una critica radicale della società ma che fa comunque uno sforzo di modernizzazione. Un «bivio» di questo tipo è simboleggiato, secodo lui, proprio dal corteo del 20 ottobre.
Che il Pd guardi ormai a una maggioranza che va dall’Udc alla Sinistra democratica di Mussi (esclusa o irrilevante la sinistra «ideogica» comunista) non è un mistero. Anzi, il segretario dei Ds Piero Fassino lo dice chiaramente dal palco della festa dell’Unità di Reggio Emilia quando esclude, ma solo per aritmetica, «maggioranze diverse nel breve periodo». «C’è una semplificazione – dice Fassino – secondo cui il centrosinistra debba scaricare la sinistra radicale e prendere I’Udc. È un’ipotesi che aritmeticamente non esiste, perché il numero dei deputati Udc è inferiore a quello della sinistra radicale». Il cuore dei problemi del Pd però è il Nord: «Ci dobbiamo ricordare – insiste – che il centrosinistra è stato votato da poco più della metà del paese e in tre regioni italiane (Lombardia, Veneto e Sicilia, dove abitano 18 milioni di persone) non supera il 20 per cento». Il problema quindi è «allargare l’alleanza»: «É un tema che riguarda anche Giordano, Diliberto e Pecoraro Scanio se non vogliono stare all’opposizione per sempre. Il problema è quello del rapporto con Udc e Lega e quello dei processi di scomposizione in Forza Italia che possono avvenire in un periodo non lungo». La domanda insomma è arruolare i «moderati». E dalla sinistra radicale, secondo Fassino, possono arrivare due tipi di risposta. «Se a loro questo dibattito non interessa a quel punto siamo anche liberi di costruire altre alleanze. Ma la semplice rottura del centrosinistra è solo un processo lacerante».
Che per ora sia stato soprattutto il Pd ad aver aperto lacerazioni e fibrillazioni continue non è ammesso. Anche se il tandem Veltroni-Rutelli agisce sempre più come un «governo ombra» (vedi l’appello di ieri a Prodi a tagliare le tasse e gli ultimi affondi sulla sicurezza) e l’ala centrista martella da mesi contro la sinistra dell’Unione.
Ufficialmente nel partito che verrà tutti fanno buon viso a cattivo gioco, tanto che, fanno filtrare da palazzo Chigi, «Prodi, Veltroni e Rutelli hanno la medesima visione della finanziaria. Le varie sfumature non pregiudicano l’accordo sull’insieme della manovra». Resta il fatto che concentrare tutto il fuoco su un alleato che c’è (per ora) complica non poco il cammino di una sinistra che per la prima volta da decenni potrebbe ritrovarsi più “unita” di come ha iniziato la legislatura.
Dopo l’uscita di Angius e il seminario di Orvieto, Sinistra democratica ha scelto la «federazione» con Prc, Pdci e Verdi e aderito, di fatto, alla manifestazione del 20 ottobre. Un’iniziativa che per Rifondazione «è irrinunciabile». Ieri quattro ore di segreteria a via del Policlinico hanno chiarito la rotta e serrato i ranghi in vista di tempi destinati a restringersi sempre di più.
Già domani mattina, alle 9.30 a Montecitorio, è stato convocato un vertice allargato di tutti i segretari e capigruppo dei partiti della sinistra. Sul tavolo ovviamente la finanziaria ma anche «il coordinamento rafforzato» dei gruppi parlamentari. E’ difficile però che la legge elettorale o l’appuntamento del 20 ottobre non facciano capolino nella discussione, così come le risorse per il «pacchetto sicurezza» che palazzo Chigi ha annunciato di voler inserire già nella finanziaria. La «custodia cautelare obbligatoria», cioè la detenzione preventiva senza processo, fa venire i brividi al Prc: «Così com’è è una proposta non votabile nemmeno in consiglio dei ministri». E’ chiaro che inserire misure di questo tipo nella manovra (in aggiunta al pacchetto su welfare e pensioni) renderebbe arroventato il percorso di fine anno.
Se il buon giorno si vede dal mattino, non è un buon viatico l’incontro di ieri mattina tra il segretario del Prc Franco Giordano e Romano Prodi. Il primo faccia a faccia dopo l’estate se non è stato gelido è stato di certo quasi un fatto burocratico. Giordano ha portato le posizioni note: modifiche al protocollo sul welfare, armonizzazione delle tasse sulle rendite, taglio delle tasse a partire dal lavoro dipendente. Il Professore ha preso nota. Ma senza dare alcuna risposta.