Veltroni agita la cosa ross – verde

La proposta di riforma elettorale presentata da Walter Veltroni ha spiazzato in particolare la sinistra del centrosinistra, sgombrando il campo sia dalla bozza Chiti che dalla bozza Bianco, che puntavano entrambe sul premio di maggioranza. Una volta accertata la momentanea tenuta del governo, Veltroni ha colpito con l’aiuto del politologo Salvatore Vassallo e degli esperti di sistemi elettorali Stefano Ceccanti e Alessandro Chiaramonte, che con la loro proposta tedesco-spagnola sembrano accontentare chi vuole mantenere l’impostazione delle coalizioni larghe per non vedersi tagliato fuori da agglomerati fatti al centro e chi se ne vuole liberare e magari, se possibile, puntare ad alleanze alternative. Prima di questa proposta però Veltroni aveva voluto verificare lo stato dei rapporti a sinistra, aprendo per la prima volta al proporzionale proprio con Rifondazione comunista, presente anche Fausto Bertinotti che insieme a Sinistra democratica vorrebbe il modello tedesco, mentre Verdi e Pdci privilegiano il modello delle regionali. Fabio Mussi è rimasto perplesso dalla scelta di Veltroni di rivolgersi a Franco Giordano, perche teme che il leader democratico possa scegliere il Prc come interlocutore privilegiato all’interno della Cosa rosso-verde anziché i suoi vecchi compagni diessini. Così i capigruppo di Sd della Camera e del Senato hanno inviato una lettera agli omologhi delle altre tre formazioni per chiedere un incontro affinché la sinistra elabori una strategia ed una posizione comune sulla legge elettorale. Il punto che agita le acque della Cosa rosso-verde, che nascerebbe principalmente per arginare il Pd sul piano elettorale, è che se la proposta di Veltroni andasse in porto anche l’unità della sinistra andrebbe ridiscussa, ma il possibile ripensamento avviene proprio nel momento in cui i responsabili Enti locali dei partiti della sinistra annunciano che stanno lavorando ad elementi programmatici comuni, in previsione delle elezioni amministrative del 2008 dove presenteranno un simbolo comune. Ridiscutere tutta l’alleanza tra Prc, Sd, Pdci e Verdi non dispiace a nessuno dei soggetti interessati, ognuno alle prese anche con problemi interni, dal Pdci che non rinuncerà a falce e martello ai Verdi che temono lo strapotere dei vecchi partiti comunisti nell’alleanza. Ma soprattutto permetterebbe al Prc di respirare, dopo l’annuncio ufficiale della sua componente Essere comunisti die, contro la presentazione di un simbolo unico, “lavorerà in tutti i territori affinchè ciò non avvenga”.