USA: 45 milioni di poveri, 1 statunitense su 7 sotto la soglia di povertà

foto: http://solidarite-internationale-pcf.over-blog.net/article-de-bush-a-obama-la-crise-du-capitalisme-etats-unien-payee-par-son-propre-peuple-45-millions-de-pauvres-1-etats-unien-sur-7-sous-le-seuil-de-pauvrete-57232353.html

Traduzione dal francese di l’Ernesto online

L’articolo, pubblicato in Morning Star, quotidiano del Partito Comunista britannico, è stato tradotto in francese da JC per http://solidarite-internationale-pcf.over-blog.net/

Il numero delle persone sprofondate nella povertà negli Stati Uniti sta conoscendo una cifra record e insieme con il tasso delle persone in età da lavoro povere si avvicina ai livelli degli anni 60 che avevano spinto Lyndon Jonhson a lanciare la sua guerra contro la povertà.

Le cifre del censimento del 2009 – con la recessione che ha affondato il primo anno della presidenza Obama – sono sul punto di essere pubblicate la settimana prossima e i demografi si aspettano conclusioni tenebrose.

Ci si attende che i dati mettano a nudo l’impatto negativo sul lungo termine delle politiche neoliberali dell’ex presidente George W. Bush.

Ma ciò arriva in brutto momento per il presidente Obama e il suo partito proprio sette settimane prima di elezioni importanti in cui sarà in gioco il controllo del Congresso.

Venerdì Obama ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca che “lo sforzo più importante che si possa fare contro la povertà è far crescere l’economia e assicurare che degli impieghi siano creati di conseguenza”.

Egli ha riaffermato il suo impegno ad aiutare i lavoratori e le lavoratrici poveri a raggiungere lo status di “classe media” – vale a dire, con un livello di vita decente – e ha affermato: “Se noi saremo in grado di far crescere la nostra economia ad un livello più elevato, allora tutti saranno coinvolti in questo circolo vizioso”.

Dalle interviste con sei demografi che seguono da vicino l’evoluzione della povertà emerge un consenso assai vasto sul fatto che le cifre del 2009 dovrebbero segnalare un innalzamento significativo del tasso di povertà che oscillerà tra il 14,7 e il 15%.

Se tali stime si riveleranno esatte, circa 45 milioni di persone in quel paese, cioè più di una persona su sette, sono risultate povere l’anno scorso.

Ciò rappresenterebbe il più forte aumento della povertà in un solo anno dopo che il governo ha cominciato a calcolare le cifre della povertà nel 1959.

Tra la popolazione in età da lavoro dai 18 ai 64 anni, i demografi si attendono tassi che oltrepassano il 12,4%, contro l’11,7% attuale.

Ciò sarebbe il massimo dopo almeno il 1965, quando un altro presidente Democratico, Lyndon Johnson, lanciò la guerra contro la povertà che aveva esteso il ruolo del governo federale nei programmi di aiuti sociali, di educazione a maggiore copertura sociale.

Prima che i suoi successori cominciassero a smantellarlo, questo programma progressista aveva permesso di ridurre la percentuale di cittadini statunitensi neri al di sotto della soglia di povertà, dal 55% nel 1960 al 27% nel 1968.

Elise Gould, economista del think tank “Economic policy Institute”, ha dichiarato: “la grande recessione spingerà sicuramente i tassi di povertà per le persone in età da lavoro ai suoi massimi dopo 50 anni, il che significa che è venuto il tempo di lanciare una nuova campagna contro la povertà”.