Un’unica grande base militare. Non solo Maddalena

La Sardegna è da oltre mezzo secolo la più grande base Usa e Nato nel Mediterraneo. Per questo La Maddalena è divenuta ancora più importante: da base di appoggio per i sottomarini Usa armati di missili nucleari, a base di appoggio delle operazioni belliche in Medio Oriente e nei Balcani. Nelle due guerre contro l’Iraq e in quella contro la Jugoslavia, i sottomarini Usa riforniti e assistiti da questa base hanno attaccato gli obiettivi dal Mediterraneo, usando missili da crociera Tomahawk. E, dato che la strategia Usa prevede altre guerre, la base deve ora essere potenziata. Per questo la nave appoggio Simon Lake è stata sostituita con la Emory Land, progettata per assistere i sottomarini da attacco della classe SSN 668 Los Angeles: dotata di 13 ponti e 913 settori specifici, con un personale di 1.200 marinai e tecnici, può rifornire e riparare simultaneamente 12 sottomarini. La base de La Maddalena è integrata da una rete di altre basi e infrastrutture militari: a Tempio (Sassari), Torre Grande di Oristano, Sinis di Cabras e Capo Frasca (Oristano) con radar e centri eleborazione dati; a Monte Arci e Santulussurgiu (Oristano) e nell’Isola di Tavolara (Sassari) con telecomunicazioni. Più due basi missilistiche a Monte Limbara (Sassari) e Perdasdefogu (Nuoro). La Sesta flotta Usa, inoltre, il porto di Cagliari quale base di appoggio e Capo San Lorenzo (Ca) quale zona di addestramento. La Us Air Force usa gli aeroporti di Decimomannu ed Elmas (Cagliari). A Monte Urpino e Salto di Quirra (Cagliari) vi sono depositi di munizioni e poligoni missilistici. E, come se non bastasse, da Capo Teulada (Cagliari) a Capo Frasca (Oristano), vengono usati circa 100 km di costa e oltre 7mila ettari di terreno (più altri 70mila di zona “off-limits”) quale poligono per esercitazioni aeree ed aeronavali della Sesta flotta e di altre forze della Nato. Tutto ciò violando le stesse leggi italiane. Ad esempio, il decreto legislativo n. 230 del 17 marzo 1995 stabilisce che, riguardo ai rischi derivanti da «eventi accidentali in navi a propulsione nucleare in aree portuali» (art. 115), «le informazioni devono essere fornite alle popolazioni senza che le stesse ne debbano fare richiesta e devono essere accessibili al pubblico, sia in condizioni normali, sia in fase di preallarme o di emergenza» (art. 129). Ma alla Maddalena non avviene. Viene violato anche il Memorandum d’intesa italo-statunitense (The Shell Agreement) sottoscritto il 2 febbraio 1995 dal governo Dini. Esso stabilisce (contro la Costituzione) che, in una base come La Maddalena, il comando Usa ha piena libertà di azione, ma «la responsabilità per la sicurezza esterna è assegnata esclusivamente alle autorità italiane» (art. 15) e «il trasferimento di materiale pericoloso (carburante, esplosivi, armi) nello spazio territoriale italiano» deve avvenire in «conformità alla legislazione italiana» (art. 16). Cosa che non avviene né a Maddalena, né in altre basi.