Egregio Ministro Damiano, sono un’operaia che vorrei dirle alcune cose, a nome di tante donne come me. Mi scuso innanzitutto per questa mia modesta lettera perché, sicuramente, lei sarà abituato a ricevere lettere più importanti. Vorrei ringraziarla per la sua visita, perché questo ci dimostra che qualcuno si ricorda ancora di noi.
Stiamo vivendo un periodo di ansia sui luoghi di lavoro, non si parla altro che della prossima riforma sulle pensioni. Cosa ci aspetta questa volta? Non sono bastati i 35 anni di contributi, siamo passati a 37 e ora sembra che non bastino neppure i 40. Noi non siamo dei numeri, siamo delle persone stanche di dover aggiustare i conti dello stato. Viviamo con uno stipendio a dir poco misero (1.100 euro) dopo 20 anni di linea. Dobbiamo sperare di riuscire ad arrivare alla pensione con il 60% del salario, e questo mi sembra assurdo.
Ho sentito che i governanti prendono 4 mila euro al mese solo per vitto e alloggio. Io con 1.100 devo vivere, pagare il mutuo e mantenere 2 figli. Ho 45 anni, 30 di lavoro ma non sono ancora riuscita a pagarmi la casa. Visto che la giovinezza l’ho passata in fabbrica, ho il diritto di andare in pensione con un po’ di tranquillità? Io ho dato allo stato e quando lo stato dovrà dare a me (quello che mi sono sudata) sembra regalarci la luna. Sono sempre stata di sinistra, ho gioito quando siamo tornati a governare, ho tremato quanto sembrava stesse cadendo il governo, e ora? Cosa ci riserva questo NOSTRO governo di sinistra?
(…) Ci hanno spremuti abbastanza e contribuite a volerci spremere ancora, non fatelo anche voi! Spero almeno che vi ricorderete di quei lavori usuranti, (…) non lasciateci l’unica speranza che la Fiat, ogni tanto, faccia un po’ di pulizia con la mobilità.
Dateci ciò che ci aspetta, i diritti dopo tanti anni di sacrifici! Dateci la possibilità di goderci i figli e la nostra famiglia. Grazie per avermi dedicato un po’ del suo tempo.
A nome di noi donne Fiat.