Arriva nel bel mezzo del dibattito al congresso della Fiom di Torino la dichiarazione di Federmeccanica. Il consiglio direttivo riunito ieri a Roma fa sapere in una nota di aver «valutato lo stato della trattativa per il rinnovo del biennio economico del contratto evidenziandone la particolare complessità e le difficoltà che si frappongono al raggiungimento di un accordo. Pur in presenza di una situazione economica e produttiva del settore metalmeccanico tra le più difficili degli ultimi decenni, il consiglio direttivo – si legge ancora nel comunicato – afferma la disponibilità della Federmeccanica a riprendere fin da ora la trattativa con tutte le organizzazioni sindacali al fine di raggiungere, qualora ne ricorrano le condizioni, un accordo che possa essere soddisfacente sia per le imprese che per i lavoratori». E i lavoratori – lo hanno ribadito diversi delegati nei loro interventi al congresso – ritengono «inaccettabile la proposta di aumento di Federmeccanica: sessanta euro (lo aveva detto anche il segretario nazionale Gianni Rinaldini) sono un insulto». Ora questa apertura che arriva da Roma viene accolta con la giusta dose di cautela. Il segretario Gianni Rinaldini rileva che «è sicuramente positivo che Federmeccanica abbia deciso di riaprire il negoziato modificando l’offerta dei sessanta euro. Per il resto – aggiunge Rinaldini – vedremo. Valuteremo l’andamento del negoziato rispetto ad iniziative di lotta». Il segretario generale della Fiom aveva infatti ricordato durante il congresso che se Federmeccanica non avesse dato un segnale di apertura e disponibilità nei confronti dei lavoratori e dei sindacati, la lotta si sarebbe inetivabilmente inasprita. Le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm si riuniranno questa mattina per valutare il comunicato di Federmeccanica e decidere le prossime mosse. Dopo che la Fim aveva abbandonato il tavolo di confronto nei giorni scorso «non per un atto ostile contro Fiom e Uilm – come si era subito preoccupato di far sapere il segretario generale della Fim, Gianni Caprioli, – ma per indicare agli industriali che non ci sono spazi di incontro». Oggi dunque arriverà, unitaria, la risposta dei sindacati.
Ieri al congresso della Fiom di Torino si è speso molto tempo a parlare di questa che alcuni definiscono la strana alleanza che vede le tute blu al fianco del popolo no Tav. Ospite il presidente della comunità montana bassa val Susa, Antonio Ferrentino, che conferma che ancora non è stata fissata la data del nuovo incontro a Roma col governo. «Lavoriamo con la Fiom – ha detto Ferrentino alla platea di delegati – perchè abbiamo un obiettivo comune: il paese, dopo le elezioni politiche dovrà confrontarsi su come utilizzare i venti miliardi previsti per la Torino-Lyon e il ponte sullo stretto di Messina». Giorgio Airaudo, segretario della Fiom torinese aveva ribadito che i metalmeccanici «sono con la val Susa perché c’è una domanda di partecipazione, di democrazia. La battaglia contro la Tav pone il problema dell’uso delle risorse pubbliche: perché – ha detto Airaudo – non si discute su come usarle? Su quali sono le priorità del paese?» Airaudo aggiunge che «per noi la Tav non è una priorità. Condividiamo la piattaforma dei sindaci e del movimento. Non si può realizzare un’opera pubblica senza il consenso della popolazione».
Sulla Fiat Gianni Rinaldini ha detto che il «governo deve dire al Lingotto che per avere strumenti come la mobilità lunga deve garantire la fine della cassa integrazione entro il 2006 e il rientro di tutti i lavoratori. Purtroppo – ha concluso Rinaldini – il ministro Maroni ha scelto di usare la vicenda Fiat per fare campagna elettorale».