Unione di parata e di controparata

Un anno fa, sarebbe stato più normale trovare Fausto Bertinotti alla testa della «peaceparade» che domani mattina farà da contraltare alla parata militare della festa della Repubblica. Stavolta no. L’ex segretario di Rifondazione comunista, nelle nuove vesti istituzionali di presidente della Camera, sarà invece dall’altra parte della barricata. Da pacifista convinto, ma dall’altra parte. Suscitando i malumori dei «ferrandiani» di Progetto comunista ormai in libera uscita dal partito. E non solo i loro. Anche il verde Paolo Cento ricopre ormai un ruolo di governo e per lui sarà la prima volta in piazza da viceministro dell’Economia. Alla sfilata di via dei Fori Imperiali e piazza Venezia? No, con i pacifisti. Lo ha annunciato lui stesso ieri mattina ai rappresentanti della campagna Sbilanciamoci, incontrati al ministero per istituire un gruppo di lavoro con associazioni e movimenti in vista del prossimo Dpef, soprattutto per quanto riguarda la questione delle spese militari. «L’incontro è stato innanzitutto l’occasione per rimarcare il carattere civile della festa nazionale del 2 giugno e per impegnarsi affinché, a partire dal 2007, non si svolga più la parata militare al Colosseo», dice Cento. Apprezzamenti da Sbilanciamoci, anche perché è la prima volta che la «controfinanziaria» del cartello di associazioni arriva al governo dopo anni di urla al vento e social forum. Il viceministro sarà accompagnato da una piccola schiera di parlamentari pacifisti: Giovanni Russo Spena, Gigi Malabarba, Vittorio Agnoletto, Lidia Menapace, Alberto Burgio, Gianluigi Pegolo, Claudio Grassi.
Ma non tutti apprezzano. Come Piero Bernocchi dei Cobas. Che attacca: «Avevamo chiesto due settimane fa a Verdi, Pdci e Prc di fare qualcosa per impedire la parata, nessuno ci ha mai risposto. Ora scopriamo che qualcuno verrà al corteo. Ci fa piacere, ma non si può essere contemporaneamente da una parte e dall’altra». Solo un anticipo delle spine che attendono la sinistra radicale al governo e, per i movimenti, la prima prova sul campo d’autonomia. Che almeno nell’appello che convoca la manifestazione appare intonsa: «Il 2 giugno dovrebbe essere la festa dei cittadini e delle cittadine che ogni giorno, con il loro lavoro e il loro impegno, affermano e difendono i valori della nostra Costituzione. Nonostante il dibattito che si è aperto nel paese e anche nel parlamento, il governo ha confermato che la parata si farà. Noi contestiamo questa decisione e contesteremo la parata con modalità diffuse, creative, pacifiche». Se son spine, dunque, fioriranno.