Unilever, tagli a più non posso

Findus, Knorr, Algida, Bertolli, Lysoform, Coccolino. E Svelto, Mentadent, Dante, Santarosa, Cif. Quanti prodotti di queste marche utilizziamo quotidianamente? Il sito della Unilever, multinazionale anglo olandese proprietaria dei marchi in questione (e di tanti altri), ci spiega che «centocinquanta milioni di volte ogni giorno, qualcuno da qualche parte sceglie un prodotto Unilever». Non è altrettanto esplicita, perlomeno nell’informazione ufficiale, la grande operazione di «ristrutturazione» prevista dal colosso dei detersivi & surgelati: Unilever si prepara infatti a grandi tagli di personale, è pronta a licenziare 2500 dipendenti in tutta Europa – perlopiù impiegati – a cui si aggiungono 120 operai dello stabilimento di Casalpusterlengo, nel lodigiano. Il problema è che i colossi del genere della Unilever (è terza nel mondo, nel suo genere, dopo Nestlè e Kraft) stanno subendo la concorrenza degli hard discount. In Europa, soprattutto, vista la magra del ceto medio-basso, scivolato verso la povertà, i prodotti di marca se la passano male, e dunque si punta a una forte riduzione di costi, a suon di esternalizzazioni e tagli di personale. Unilever è più indietro rispetto ai suoi competitor, e dunque ha pensato di agire velocemente sul piano dei risparmi, per potere abbassare i prezzi allo scaffale del supermarket.

I 2500 tagli sarebbero causati dalla chiusura di molti dipartimenti amministrativi, contabili, di informatica e del personale, che Unilever vuole appaltare a Ibm e Accenture: dovrebbe creare due nuovi maxi agglomerati di impiegati in Europa e in India, sforbiciando a più non posso nelle attuali sedi nazionali. A rischio nel nostro paese sono dunque gli impiegati dislocati nei centri direzionali di Roma, Milano e Inveruno. A tutto questo si aggiunge la crisi dei detersivi in polvere, prodotti dallo stabilimento di Casalpusterlengo: da qui il previsto taglio di ulteriori 120 dipendenti (questa volta operai) sul totale di 630 impegnati nella produzione (i sindacati fanno sapere che vi lavorano anche una ventina di interinali e 175 addetti di ditte appaltatrici: compreso anche l’indotto, dunque, si parla di circa mille persone che traggono reddito dalla fabbrica).

Unilever ha circa 227 mila dipendenti nel mondo, con un fatturato annuo di ca 42 miliardi di euro. I profitti netti del 2004 sono ammontati a circa 1,9 miliardi di euro.E’ presente in tutti i paesi europei con poco meno di 50 mila lavoratori (quattro anni fa erano più di 80 mila). In Italia occupa più di 5 mila lavoratori in 7 fabbriche e 3 sedi centrali, senza considerare tante altre imprese, di piccola o media dimensione, che lavorano come terziste.

I dipendenti non si arrendono contro tale colosso: «Per l’1 dicembre – spiega Franco Tonon, Rsu dello stabilimento di Casalpusterlengo – è previsto l’Unilever information day, assemblee in tutti i luoghi di lavoro per mettere al corrente i dipendenti delle intenzioni della multinazionale, e agire di conseguenza. Nel centro del lodigiano, è prevista un’assemblea pubblica presso il teatro comunale, alle 21: puntiamo a respingere i licenziamenti previsti, a difendere la fabbrica e il suo futuro, con il mantenimento degli attuali tre comparti di lavoro e delle quantità oggi prodotte, con il rifiuto delle esternalizzazioni; a difendere i diritti e le attuali condizioni contrattuali». Sempre il primo dicembre, inoltre, delegazioni di lavoratori di Roma e Napoli parteciperanno a un sit in davanti a Montecitorio.