Siamo ad una svolta, forse simile all’Afghanistan dove la Nato e gli Usa hanno «rubato» la missione Isaf. E l’«incidente» di ieri, con una nave tedesca di pattuglia attaccata dall’aviazione israeliana, rende bene il clima – solo pochi giorni fa il generale francese a capo dell’Unifil paventava l’uso della contaerea per impedire i sorvoli dei jet israeliani sul Libano – e la situazione ormai di conflitto tra due volontà, una delle quali punta pericolosamente a riaprire i termini della risoluzione Onu 1701 sul «cessate il fuoco» che non autorizza nessun esercito ad usare la forza, nemmeno per il cosiddetto disarmo degli hezbollah.
Che cosa è accaduto? Sette settimane dopo la partenza della missione italiana in Libano è partita anche la Nato con una operazione che punta a scavalcare l’Unifil vanificando nei fatti il suo ruolo di forza di interposizione tra Israele e Libano. Il 16 ottobre «Nato e Israele hanno infatti concluso un accordo che stabilisce le modalità del contributo di Israele all’operazione marittima della Nato Active Endeavour» (Nato/Israel Cooperation, 16 ottobre 2006). Durante tale operazione, iniziata nel 2001 per «combattere il traffico illecito e il terrorismo nel Mediterraneo», le navi da guerra della Nato hanno abbordato oltre 100 mercantili per ispezionarne il carico. D’ ora in poi anche le navi da guerra israeliane, di un paese belligerante, potranno farlo. Israele viene così premiato dalla Nato per l’attacco e l’invasione del Libano. Di più. La Nato sottolinea che «la decisione di Israele di contribuire all’operazione Active Endeavour è un significatico passo avanti nella cooperazione con l’Alleanza». Un premio a chi ha riempito di fosforo bianco e cluster bomb le città libanesi. Su questo tema si è tenuta in Israele, il 23-24 ottobre, perfino una conferenza al alto livello alla quale ha partecipato il vice-segretario della Nato Alessandro Minuto Rizzo.
Che fine fa il ruolo autonomo dell’Italia e dell’Europa nella missione Unifil? Tantopiù che la squadra navale Nato, della quale d’ora in poi faranno parte le navi israeliane, è comandata da un ufficiale italiano. Naturalmente la catena di comando fa capo al Pentagono: la squadra navale dipende dal Joint Force Command Nato di Napoli, agli ordini di un ammiraglio americano, che è allo stesso tempo comandante delle Forze navali Usa. Ma il governo non ha nulla da dire?