La prigione di Pol-e-Charki, in Afghanistan si appresta a diventare la seconda Guantanamo. Una volta terminata la ristrutturazione del carcere di massima sicurezza, vi verranno rinchiusi oltre 200 prigionieri afghani di Guantanamo. E’ questo l’accordo segreto firmato fra l’amministrazione degli Stati uniti e il governo di Karzai. Sarà un altro “buco nero” del limbo giuridico escogitato da Bush?Gravi e inquietanti timori di ulteriore impunità in violazione dei diritti umani e dei trattati internazionali, di abusi e torture vengono sollevati da Sam Zarif, dell’organizzazione Human Rights Watch, tornato in questi giorni dall’Afghanistan, nell’intervista a il manifesto alla vigilia di un rapporto che anticipa un altro scandalo che potrebbe abbattersi sui paesi membri dell’Unione europea in quanto finanziarori della «riforme» della giustizia e del sistema penale afghani.
Lei è un esperto di Human Rights Watch per l’Afghanistan e ha visitato la «nuova Guantanamo». Che impressione le ha fatto? La prigione di Pol-e-Charik è un carcere di massima sicurezza. La più grande prigione afghana, a 15 miglia da Kabul. Risale ai tempi sovietici, fatiscente, condizioni di detenzione inenarrabili, paragonabili al carcere di Abu Ghraib, in Iraq. Gli americani hanno già iniziato da mesi a ripulirla e ristrutturarla con i finanziamenti dei paesi «donatori» dell’Unione europea.
L’Italia figura tra i paesi «donatori» dell’Unione europea?
Una competenza attribuita all’Italia in Afghanistan è la cooperazione alla riforma del sistema giudiziario e pertanto dei diritti legali dei detenuti, ora inesistenti, previsti dai trattati internazionali ma ignorati dagli Stati uniti. I dettagli del programma non sono ancora pubblici, ritengo tuttavia chel’Italia sia coinvolta nella ristrutturazione del carcere di massima sicurezza di Pol-e-Charki.
E’ riuscito ad accertare quando avverrà il trasferimento dei detenuti afghani da Guantanamo?
Paradossalmente gli americani hanno stipulato un accordo bilaterale con Karzai per cui pretendono dal governo di Kabul, prima del rimpatrio degli afghani di Guantanamo, garanzie sul rispetto delle norme a tutela dei diritti dei «presunti terroristi» catturati in guerra.
Gli Stati uniti, non sono in violazione di tutti i trattati internazionali e americani per le detenzioni e le torture a Guantanamo ma non solo?
Certamente. Gli Stati uniti in pratica decidono sulla base dei loro interessi politici quali dei trattati internazionali che hanno firmato osservare o ignorare.
Dei 500 detenuti nella Guantanamo di Cuba quanti afghani verranno trasferiti nella Guantanamo dell’Afghanistan?
Sono circa 200. Nella nuova Guantanamo gli americani vogliono trasferire i prigionieri sotto loro controllo a Kandahar e nella base aerea di Bagram.
Quanti sono?
Ufficialmente gli americani detengono senza processe e maltrattano 500 prigionieri. Ma a Bagram si sa che un numero di afghani mai precisato ed impossibile da verificarei finisce poi in piccole carceri segrete, inaccessibili a chiunque, persino alla Croce rossa internazionale e all’Afghan Human Watch. Sono cittadini qualunque arrestati e che scompaiono per settimane in mano alle Forze speciali Usa che operano a Kabul, non tutti con uniforme militare.
Quanti sono i «desaparecidos» afghani incarcerati?
Un numero imprecisato. Ho intervistato famiglie a Kabul disperate perché dei loro congiunti sono stati arrestati e sono spariti. Nessuno ne sa più nulla. Arrestati, interrogati per settimane, torturati, senza neppure il pretesto di essere «presunti terroristi». E poi gettati a Bagram.
Quante sono queste prigioni segrete Usa sparse lungo i confini a sud dell’Afghanistan?
Sono 20 o 30 prigioni, inaccessibili, sotto esclusivo controllo americano. Sono chiamate le Forward Operation Bases. Qui è la prima tappa dove normali cittadini, e non «terroristi», vengono rinchiusi. In quelle basi nessuno riesce a sapere chi è vivo, chi è stato torturato, chi è morto durante la detenzione.
Questi centri di detenzione segreta non sono sotto il controllo della Cia?
I centri segreti Cia di detenzione, denominati «salt Pit» o «dark sites», sono di solito all’interno delle basi militari e lì vengono interrogati e torturati i detenuti ritenuti «sospetti» e utili per i servizi segreti. In queste 30 Forward Operation Bases sparse in Afghanistan, le Forze speciali americane, con o senza l’uniforme, portano i la gente non «sospetta» presa per strada. Gente che scompare, le famiglie non sanno le ragioni, si rivolgono alle autorità afghane per chiedere notizie, queste a loro volta chiedono chiarimenti al comando americano, che rifiuta qualsiasi informazione.
Quali i timori di Human Right Watch e cosa leggeremo nel rapporto che pubblicherà?
Temiamo che l’accordo stipulato fra l’amministrazione Usa e il governo afghano abbia l’obiettivo, con il consenso di Kabul, di usare il carcere di Pol-e-Charki per i prigionieri, non necessariamente ed esclusivamente afghani, mandati dagli Stati uniti in quanto ritenuti a «rischio terrorismo». Senza prove di colpevolezza, senza processo, né diritti legali. Detenuti trasferiti da una Guantanamo all’altra. Una Guantanamo in Afghanistan lontana dalla vista e pressione mondiali.
Quali i vostri timori per il coinvolgimento delle forze Nato in Afghanistan?
I paesi Nato in Afghanistan non hanno la competenza né il diritto di arrestare e tenere in prigione gente col pretesto di garantire la sicurezza del paese. Anche in territorio afghano saranno sempre gli americani a esercitare il controllo e dare l’imprimatur sulla sicurezza.