In uno stile tipicamente volgare, Silvio Berlusconi ha fatto voto di astinenza sessuale fino alle elezioni politiche del 9 aprile. Sfortunatamente l’agiata consorte rompe le promesse per darsi alle spese dei politici euroei. Essendo determinato, Berlusconi potrebbe conquistarsi un’altra legislatura.
Circa quindici mesi fa la comunità progressista fu a capo dell’America in un infelice tentativo di spodestare il presidente Bush. Dall’Europa, Canada e Asia migliaia di vigorosi attivisti militarono nella campagna dei democratici. Anche il Guardian partecipò all’impresa bersagliando gli elettori di Clark County, nell’Ohio. Ora, con maggior spinta, lo stesso entusiasmo ha bisogno di essere indirizzato verso l’Italia, come nel caso delle elezioni americane, tanto quanto per la nostra salvezza che per la loro.
Nella corsa alle elezioni del 2001, l’Economist stese una lista dei capi d’accusa per i quali Berlusconi era sotto inchiesta. Come è noto, quel giornale che è generalmente riservato concluse che “Berlusconi non era idoneo a porsi alla testa di nessun governo di nessuna nazione, tanto meno di una delle più ricche democrazie del mondo”. Benché Berlusconi abbia replicato con sentite proteste, il numero delle sue imputazioni oggi non fa altro che confermare il loro verdetto.
Oltre a tutto questo c’è stato il sistematico abuso della legislatura a fini personalistici. Dispiegando la sua maggioranza parlamentare, nel 2003 ha alterato la legge per garantire l’immunità giuridica a tutti i più alti incarichi governativi, presidenza del consiglio compresa. Più recentemente, ha con violenza provato a fuggire i propri procedimenti giudiziari mediante un attacco diretto all’indipendenza della mgistratura. Il presidente Ciampi, abitualmente conciliante, ha ritenuto il provvedimento “manifestatamente incostituzionale”.
Il sistematico calpestamento del sistema politico spazia dal privato al costituzionale. Ha revisionato i piani regolatori per nascondere l’enorme danno provocato che la sua pantagruelica villa ha provocato alla costa della Sardegna. E sei mesi prima di aprile ha introdotto una serie di riforme elettorali ad ampio raggio. Questo avrebbe avuto l’effetto di debilitare l’opposizione, con il rischio di riportare l’Italia all’instabilità caratteristica della prima repubblica.
Oltre tutto, è sempre stato di più che un presidente del consiglio. Berlusconi è un editore, un proprietario di giornali, un magnate del calcio, un pubblicitario e un mogul della tycoon televisivo.
A dispetto dei miti discorsi fatti prima del 2001 sul proposito di liberarsi da ogni conflitto d’interesse, Berlusconi ha serrato le maglie del suo controllo dei media italiani. I comici più graffianti sono stati dirottati sui canali satellitari, mentre il dominio del 90 % dei canalisi televisivi elimina ogni possibilità di bilanciamento. Il mese scorso, in un periodo di quindici giorni, Berlusconi si è accaparrato tre ore e sedici minuti di presenza televisiva contro i soli otto minuti del suo avversario Prodi.
Ma l’elemento più disastroso del governo Berlusconi, se possiamo dirlo sotto voce, è la sua simpatia tacita per il neofascismo. Tra le numerose gaffes sfoggiate durante il periodo di presidenza UE, forse la più emblematica è stata quando apostrofò un parlamentare tedesco dandogli del kapò.
Il partito neofascista Alleanza Nazionale è una robusta componente della sua coalizione elettorale, con il suo sconcertante leader Fini con l’incarico del ministero degli Esteri. Come conclusione, il governo ha recentemente annunciato la proposta di accordare a quelli che furono i peggiori combattenti del fascismo sotto la guerra i medesimi onori tributati ai partigiani. Ci sono inoltre altri elementi che sono una cifra del neofascismo berlusconiano, come l’aver definito il calciatore Paolo di Canio un “bravo ragazzo”, dopo che questi si era rivolto alla tifoseria facendo il saluto fascita.
Tutto questo dovrebbe riguardare anche noi? Il governo di Berlusconi potrà essere poco attraente, ma sta già esercitando influenze negative sulla nostra politica tanto quanto nello stessoo modo in cui lo fa la presidenza americana. E’ vero. Ma se ci limitiamo a questo, ci metteremmo nella condizione di ignorare la crescente influenza dell’Italia nelle strategie geopolitiche mondiali, che, con Berlusconi alla sua testa, difficilmente potranno volgere verso il meglio. Lasciando da parte il suo entusiasmo per il militarismo avventuriero dei neocon e la sua fede nella superiorità della civiltà occidentale sull’Islam, l’amministrazione Berlusconi ha sistematicamente ostacolato l’agenda politica e diplomatica dell’UE, non da ultimo in relazione al mancato riconoscimento dei diritti umani in Cecenia e alle illegali operazioni di Israele a Gerusalemme Est.
Così la sinistra dovrebbe intervenire con tempismo e efficacia in queste elezioni: tornando all’Ottocento, l’internazionalismo liberale ha costituito a lungo l’obiettivo dei progressisti europei. I capi di governo non dovrebbero sorprendersi che all’economia di mercato e alla globalizzazione culturale segua il desiderio di un attivismo politico su scala mondiale. Dal punto di vista della politica britannica, la sconfitta di Berlusconi potrebbe eliminare una delle più pericolose tentazioni
del nostro primo ministro: la sua personale predilezione per i plutocrati di destra
In ogni caso, Aprile 2006 si profila come il Novembre del 2004. Mentre Berlusconi, per il momento, nei sondaggi è in svantaggio soltanto di poco, Prodi comincia ad assomigliare a John Kerry. La sua coalizione elettorale sta versando in acque stagnanti, e la sua particolare attitudine all’indecisione sta assumendo dimensioni preoccupanti. Quando tutto ciò si combina con l’abile manipolazione dei media e forse addirittura gli intrallazzi elettorali del presidente attuale, il risultato potrebbe essere fatale.
Gli attivisti britannici hanno l’abitudine di essere ossesionati finanche dalle minuzie della politica americana. Ma la prospettiva di un altro governo Berlusconi deve spostare la loro attenzione sulla vitale importanza della politica europea. L’impegno de progressisti deve essere incrementato quanto prima, così da permettere al signore e alla signora Berlusconi di tornare al pieno esercizio dei loro doveri coniugali.