Una testimonianza esemplare da Cuneo, dove PRC e PdCI andranno uniti anche alle provinciali

A SOSTEGNO DEL CANDIDATO PRESIDENTE IVAN DI GIAMBATTISTA. “Sono uno dei tanti “militanti dispersi e delusi” che in questi anni, pur continuando a votare le liste comuniste e a mantenere un impegno sul piano sociale, si è progressivamente allontanato dalla partecipazione attiva all’interno dei vari partiti comunisti. La mia è stata anche una crisi di stanchezza dovuta al fatto che il mio impegno politico è iniziato tanti decenni fa, negli anni Sessanta con lo PSIUP, poi nel movimento del ’68 e in Lotta Continua, quindi dal 1973 al 1986 nel PCI ( dove sono stato dal ‘74 al ‘76 segretario della sezione di Alba, quando il partito comunista albese ha raddoppiato iscritti e seggi arrivando al 20%, nei direttivi provinciali e per 10 anni consigliere comunale), infine sono stato iscritto a Rifondazione dal 1992 al 1996, partito per cui ho continuato a votare fino ad oggi.

Tuttavia da quella data non ho voluto più iscrivermi poichè non condividevo quella che mi pareva una eccessiva personalizzazione del partito sul suo leader, con il venir meno di una reale democrazia interna, con un progressivo impoverimento del dibattito e il conseguente impedimento alla formazione di nuovi gruppi dirigenti.

Dopo il drammatico esito elettorale della sinistra arcobaleno alle politiche, non avendo ormai l’età per emigrare altrove, ero perfino stato tentato di non partecipare più alle elezioni future. Ma la recente iniziativa promossa da Rifondazione e dai Comunisti Italiani, che con altri due gruppi hanno dato vita in Italia alla lista di sinistra anticapitalista, inserita organicamente nel raggruppamento della sinistra europea e presentata non come un semplice escamotage elettorale ma, in prospettiva, come un progetto di riunificazione della sinistra italiana in una comune casa comunista, mi ha suscitato una immediata reazione positiva e mi ha ridato volontà ed entusiasmi che credevo definitivamente perduti.

Questa svolta psicologica e politica è avvenuta in me sostanzialmente sulla base di tre fattori: un ragionamento politico, una spinta emotiva , una reazione morale.

In primo luogo, il ragionamento politico a cui accenno, e che oggi credo condiviso da moltissimi compagni, è fondato sull’assoluta convinzione che questo è un momento storico per la realtà politica italiana, decisivo per le sorti della sinistra comunista, certamente l’ultima occasione per la sua sopravvivenza. Sono certo che se non riuscirà ad avere una rappresentanza politica in Europa e nelle amministrazioni locali la sinistra italiana concluderà il suo lungo viaggio e di esso rimarrà una traccia, manipolata da revisioni e condanne, solo nei testi di storia. Non basteranno certamente le probabili fiammate movimentiste, di tipo no-tav, no-global, e quante altre, poiché l’esperienza insegna che un movimento, pur forte sul piano sociale, se non riesce a tradursi in conquista di posizioni politiche all’interno delle istituzioni si esaurisce in breve tempo e in uno Stato democratico non produce nessun cambiamento. Così è capitato al recente tentativo dei “social forum” sorto da Genova 2001 (a cui pure avevo personalmente partecipato con qualche fiducia, vista la grande mobilitazione di quel momento). Così è anche toccato ai movimenti giovanili, ben più consistenti e di massa, del Sessantotto, i quali, per produrre qualche significativo cambiamento nella società, hanno dovuto trovare successivamente una rappresentanza politica comunista sul piano istituzionale.

In secondo luogo, la proposta e formazione di una lista comunista unitaria mi ha anche provocato una forte emozione. Una grande speranza è subentrata in me dopo un lungo periodo caratterizzato da sentimenti di delusione e frustrazione. Ciò che recentemente aveva accentuato la mia depressione non era stato tanto l’esito drammatico delle ultime elezioni politiche quanto piuttosto la visione di una sinistra comunista frantumata, il suo dividersi in partitini, in gruppi, gruppetti, sottogruppi, che mi sono spesso apparsi più espressione di ambizioni e risentimenti personali che ispirati da logiche politiche veramente incompatibili. La stessa separazione tra Rifondazione Comunista e il Partito dei Comunisti italiani, tra una logica più movimentista sul piano sociale e una più politico istituzionale, mi era parsa fin dall’inizio troppo forzata e comunque dannosa per le sorti del movimento operaio. Ho sempre pensato che queste due impostazioni avrebbero potuto e dovuto coesistere ed essere di stimolo all’interno di un unico partito comunista, un partito comunista “di lotta e di governo”, che mantenesse le sue radici ideologiche nell’ambito del marxismo e la sua prassi politica strettamente legata alle esperienze del movimento operaio italiano.

La presentazione di una lista che propone anche in prospettiva – e, voglio credere, non solo come tattica elettorale – la ricomposizione di un soggetto politico comunista unitario mi è parsa perciò la condizione assolutamente necessaria per uscire dalla recente follia suicida della sinistra e riprendere il cammino del comunismo italiano. Quanto al riferimento irrinunciabile alla falce e martello credo che per tutti noi non debba significare l’attaccamento un po’ patetico ad un simbolo pur glorioso ma voglia indicare, e anzi prescrivere, l’unità dei comunisti in lotta; una lotta tanto più necessaria proprio adesso che il capitalismo mostra le sue più acute contraddizioni..

Infine, l’iniziativa unitaria tra Rifondazione e i Comunisti Italiani ha suscitato in me una reazione quasi di carattere etico, che spero condivisa anche da molti altri compagni “dispersi e delusi”. Ho avvertito che oggi, in questo momento storico così difficile e decisivo, è un obbligo morale, per chi si sente autenticamente comunista, impegnarsi e rimettersi in campo: innanzi tutto per salvare il significato delle lotte sostenute dal proletariato comunista durante tutta la sua storia, e poi per testimoniare, contro ogni tentativo trasformistico, che finché esisterà lo sfruttamento capitalistico e l’ingiustizia sociale ci sarà sempre bisogno di comunismo e ci saranno sempre dei comunisti che si uniranno per lottare e per opporsi.