Si stanno muovendo le cose a sinistra. Il Partito della rifondazione comunista ha svolto la conferenza di organizzazione, conferma la scelta dell’impegno di governo, il processo di costruzione di Sinistra europea e, insieme, apre il tema della ricerca sul socialismo di oggi, con l’idea di un «cantiere» unitario della sinistra italiana. Il Partito dei comunisti italiani, in una stagione congressuale quasi conclusa, riprende la proposta della confederazione. I Verdi avviano il 4 maggio una fase costituente allargata e tematizzano un patto di consultazione a sinistra. Lo Sdi ha svolto il suo congresso straordinario per avviare la costituente socialista e aprire una fase di confronto ravvicinato innanzitutto con la sinistra Ds. Al congresso nazionale dei Ds, noi delegati della mozione Mussi stiamo dando vita al Movimento per la sinistra democratica, un soggetto politico aperto e transitorio per una costituente alternativa al Partito democratico. Usiamo tutti parole analoghe, sentiamo tutti le stesse urgenze: certo vi sono storie e pratiche, forse significati e strategie in parte diversi. Colpiscono però il fermento, la vivacità, l’attenzione reciproca, la comune sensazione che la politica italiana abbia bisogno di un salto di qualità, nella rappresentanza a sinistra, nel disegno di strategie all’altezza delle sfide del presente, nel dare al governo Prodi un più solido carattere di innovazione e trasformazione del paese. Oggi sembra esserci una potenzialità in più: conta e incide la scelta di partecipare unitariamente, per la prima volta, al governo dell’Italia in un’Europa unita.
Proviamo a elencare i fattori comuni. La scelta di «governare», non solo per la sua inevitabilità a fronte del rischio-Berlusconi, cercando nuovi stimoli per superare evidenti difficoltà e problemi. La scelta dell’Unione, come polo di centrosinistra in un bipolarismo giusto, equilibrato e da irrobustire. La preoccupazione per la frantumazione del sistema politico e per l’indebolimento della rappresentanza sociale e culturale, non affrontabile solo in termini di strumentazione elettorale. La convinzione che la costituzione del Partito democratico riguarda solo una parte dello schieramento politico di centrosinistra. Un atteggiamento non favorevole alla «produzione di partiti a mezzo di partiti», alla difesa delle micro-formazioni come inerzia organizzativa. Ora, come possiamo fare passi avanti, tutti, insieme?
Il «campo della sinistra» non è caratterizzato solo dalle organizzazioni politiche, investe anche la ricchissima presenza di esperienze associative, di ricerca, di lotta sociale, di attività culturale. La rappresentanza non è problema che riguardi solo le forze politiche organizzate. Le culture che cercano di esprimere una nuova narrazione della società e del mondo, dinanzi al crescere delle nuove e vecchie contraddizioni, sono un patrimonio per arricchire la cultura politica della sinistra. L’assunzione piena e consapevole della crisi di un modello di sviluppo distruttivo dell’ambiente e il carattere fondativo della differenza di genere, il lavoro – fondamento di dignità e emancipazione – e i diritti – fondamento delle libertà individuali e dell’uguaglianza – sono i pilastri di un nuovo socialismo. E fa parte integrante della nostra riflessione il tema della ricostruzione di forme e sostanza della partecipazione politica. Il punto essenziale è proprio quello della discussione pubblica come percorso e assunzione condivisi delle scelte politico-amministrative e di governo. Pensiamo che si debba andare oltre l’idea che partecipazione sia una scheda o una preferenza. Nessuna obiezione a «una testa, un voto»: è la base della democrazia rappresentativa. Non basta. Bisogna aggiungere «una testa, un’idea»: è la base della ricostruzione dello spazio pubblico, della politica, della riduzione e del superamento della distanza tra governanti e governati. E allora bisogna pensare in termini di reti e non di strutture gerarchiche.
Certamente i partiti ci sono e continueranno a esserci, nodi nella e della rete. Ci sono come «deposito» storico, tessuto del radicamento sociale e territoriale, significativo selettore e formatore del «personale politico» e strumento a disposizione di quanti ( e sono i più numerosi) non hanno voce né strumenti né potere. Invece non ci sono più come «antenna» nella e della società, come punto di riferimento articolato e diffuso per raccogliere e rielaborare bisogni e aspirazioni. E allora rischia di rimanere solo l’aspetto di gestione del potere politico, di selezione dei gruppi dirigenti per appartenenza e non per merito, di sovrapposizione e non di sovrastruttura della società.
Avanziamo una proposta. Avviare una fase di «ascolto», una campagna di consultazione per raccogliere idee e proposte dal popolo della sinistra italiana, sui valori fondamentali (ambientalismo, laburismo, pacifismo, laicità, uguaglianza, differenza di genere, modello di sviluppo, antifascismo, ecc.), sulle priorità politiche (l’Italia nella cooperazione pacifica allo sviluppo sostenibile, dimensione europea sociale e energetica, cambiamenti climatici e politiche industriali, scuola pubblica, pensioni e welfare, diritti sociali e diritti civili) sulle forme e sugli strumenti della politica (l’identità, la partecipazione, la militanza, i simboli elettorali). La campagna potrebbe essere promossa insieme da tutte le forze della sinistra- da noi allo Sdi, dal Prc al Pdci, dai Verdi a altre soggettività politico-culturali, come l’Ars o RossoVerde, come l’Arci o l’arcipelago delle associazioni, fino – con un approfondimento sulle forme possibili – al sindacato. E, ancora, alcuni importanti mezzi di comunicazione, dall’Unità al manifesto, dal Riformista a Aprile, da Carta a Ecoradio e così via. Da luglio a settembre, utilizzando feste di partito, sedi, conferenze, piazze cittadine, l’utilizzo di tutte le risorse della comunicazione via web, può «camminare» un’esperienza con pochi precedenti. Ciò che conta è che all’impianto, alle «domande» su cui raccogliere tante opinioni, un milione di voci, ciascuna componente possa contribuire con il proprio punto di vista, anche non collimante con quello di altri, proprio per assicurare il carattere di autenticità delle risposte.
La campagna risponde agli indirizzi espressi negli organismi di tutti i soggetti politici organizzati italiani che si richiamano alla sinistra e non sono finora interessati alla costituente del Pd, pur sostenendo il programma e l’esperienza di governo dell’Unione. La campagna risponde all’esigenza diffusamente espressa di partire dai contenuti, di verificare gli indirizzi, senza sottolineare ogni aspetto identitario e evitando personalizzazioni.
Dopo l’«ascolto» potrà essere avviato il confronto sull’eventuale quota di sovranità che gli attuali soggetti possono destinare a dinamiche unitarie e a intrecci con i movimenti, magari sperimentandole, ove possibile, in occasione delle amministrative 2008.