«Una provocazione che uccide gli sforzi di pace. Una provocazione sicuramente deliberata. Lo dimostra la distanza percorsa dai caccia israeliani». Faruk al-Sha’ara, vicepresidente siriano, pesa le parole ma è durissimo. Al suo fianco Romano Prodi è cupo, molto cupo. Parla di «possibile incidente» e subito si corregge. «L’incidente militare fra Israele e Siria», dice, provoca «profonda preoccupazione». Chiama alla «calma, al sangue freddo». «Basta poco-avvia-per scatenare reazioni incontrollabili».
E’ una conferenza stampa tesissima e insieme ricca di messaggi quella che ieri hanno tenuto il n.2 di Damasco e il presidente del Consiglio italiano a Palazzo Chigi. Faruk al-Sha’ara è uno dei col-laboratori che il presidente siriano Basharal-Assad ha scelto frai fedelissimi del padre. Conosce benissimo l’Italia, dove è stato ambasciatore. Ringrazia Prodi per lo «sforzo enorme» che sta compiendo non solo verso la Siria, ma in Libano e in tutto il Medio Oriente. Una situazione che rischia di essere travolta dall’«incidente». «Abbiamo affrontato molti argomenti – dice al-Sha’ara – però il più importante è stata la violazione del nostro spazio aereo». Chiama Prodi a intervenire anche su Israele. «Gli ho chiesto di attivarsi per evitare il ripetersi in futuro di incidenti come quello della scorsa notte. L’Italia può svolgere un ruolo importante per cercare una soluzione giusta alla crisi mediorientale». «L’aggressione – getta sul piatto della bilancia – non fermerà i nostri sforzi di pace». Ma sull’altro piatto chiarisce: la Siria non «intende accettare una escalation «volta ad annullare» quel che si muove sia verso i palestinesi, che «nell’occupazione in Iraq», che nel panorama mediorientale nel suo complesso. «Israele sta cercando un clima di tensione per giustificare eventuali guerre. Violalarisoluzio-ne 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu».
Poco prima, incontrando due vecchie conoscenze come Giulio Andreotti e Lamberto Dini, al-Sha’ara aveva detto che Damasco si aspetta le scuse di Israele ed espresso apprezzamento per la proposta del governo italiano di invitarelaSiriaallaConferenzaper la pace in Medio Oriente, a Washington in novembre su iniziativa Usa. Presenza su cui Israelepone molti paletti. «Prima smettano di aiutare Hamas che ha il suo quartiere generale ospitato a Damasco» ha ripetuto ancor ieri, sempre a Roma, il presidente israeliano, Shimon Peres: «Israele vorrebbe la pace con la Siria, senza dubbio. Ma non possiamo dipendere dalle dichiarazioni siriane, dobbiamo osservare i loro comportamenti e non possiamo accettare che Damasco parli di pace e insieme permetta o ordini ad Hamas di bombardarci».
Prodi, che in due giorni ha visto il presidente israeliano, il premier libanese Siniora, il ministro degli Esteri britannico e il n.2 siriano, insiste sulla sua difficile via. «Siamo forse l’unico Paese che dialoga con tutti. E io ne pago anche il prezzo. Ciò checontaè ilprocesso dipace». E Damasco, aggiunge, deve «essere associata alla soluzione dei problemi del Medio Oriente». Parla di «ruolo costruttivo dell’Italia» verso la Siria e chiama Damasco a fare altrettanto in tutto il Medio Oriente. Intanto riallacciando rapporti diplomatici con il Libano. Al-Sha’ra ringrazia per la «volontà di assicurare rapporti normali fra i due Paesi». «Non vi possono essere problemi fra Libano e Siria» dice. «Noi vogliamo un Libano libero, indipendente, sovrano. Ne ho parlato con il ministro D’Alema. Gli unici problemi riguardano Israele che si deve ritirare dai territori occupati».