“Una netta conferma della nostra strategia”

Le anticipazioni di stampa sul “Rapporto Occupazione” dell’Unione Europea, che sarà varato ufficialmente alla fine della prossima settimana, confermano in tutto e per tutto le considerazioni e le proposte strategiche che la Cgil, con gli altri sindacati confederali, ha avanzato già al precedente governo in occasione della stesura del Piano nazionale oggi al vaglio europeo.
Una nota del dipartimento ‘politiche attive del lavoro’ della Cgil rileva, infatti, che le raccomandazioni all’Italia vanno in cinque direzioni:
1) Azioni positive, per aumentare la presenza delle donne sul mercato del lavoro. Si tratta di scongiurare soluzioni di continuità rispetto al trend degli ultimi due anni (con una costante prevalenza della manodopera femminile tra la nuova occupazione).

2) Formazione continua, per salvaguardare nel tempo le competenze scongiurando il rischio di emarginazione dal mercato del lavoro. “In questo campo -afferma in proposito il responsabile del dipartimento, Gianni Principe- l’Italia è fanalino di coda in Europa per la netta prevalenza da parte delle imprese delle strategie di tipo “usa e getta” e la ricetta è quella di accelerare i tempi di attuazione dei Fondi Interprofessionali per la Formazione Continua, varati con la Finanziaria 2001, per i quali questo Governo è completamente fermo”.

3) Servizi pubblici all’impiego, per accelerare i tempi di andata a regime così da sostenere attivamente i disoccupati nella ricerca di un posto di lavoro. “La riforma Bassanini, che andava in questa direzione -fa notare ancora Principe- trova enormi ostacoli nel Ministero del Lavoro che non è ancora in grado di fornire la rete telematica di supporto alle autonomie locali, mentre si affacciano ipotesi fantasiose e scoordinate di appalto ai privati o agli interinali per coprire fughe di responsabilità e per alimentare le campagne ideologiche dei Formigoni di turno”.

4) Innovare le politiche attive, introducendo misure di sostegno oggi carenti (come gli asili nido sui posti di lavoro). Una misura che, secondo la Cgil, la legge sull’assistenza approvata al termine della scorsa legislatura consentirebbe di attivare più facilmente.

5) Infine, proseguire nell’attuazione della riforma Dini per il sistema pensionistico e nell’abbassamento del peso fiscale sul lavoro meno qualificato. “Una misura da noi caldeggiata -sottolinea ancora Principe- che il pacchetto dei 100 giorni del governo attuale ha radicalmente stravolto privilegiando il reddito di impresa”.

“Dunque nessun richiamo a maggiore flessibilità nel part-time o nei contratti a termine -è la valutazione del segretario confederale Giuseppe Casadio, nessunissimo accenno a maggiore facilità di licenziare ovvero alla abolizione delle pensioni di anzianità, nessun invito a privatizzare il collocamento, visto che si tratta innanzitutto di far funzionare quello pubblico”.

Per il segretario della Cgil “la strategia riassunta da Fini entra in contrasto radicale con l’impostazione europea di politica dell’occupazione. Oltre tutto -rimarca- appare ora chiaro che niente di quello che si era letto nei giorni scorsi a proposito di presunte posizioni europee aveva il benché minimo fondamento”.
Un atteggiamento che, per il segretario, denota “un vizio diffuso tra gli esponenti di questo Governo e tra i suoi esperti quello di inventare di sana pianta posizioni internazionali a sostegno della loro strategia, come accaduto anche con l’OCSE e il Fondo monetario internazionale. Trovano invece regolarmente conferma tutte le preoccupazioni da noi espresse circa il varco che si sta aprendo tra l’Italia e l’Europa anche in materia di lavoro e occupazione”.

(Ufficio stampa Cgil, 7 settembre 2001)