tratto da Sinpermiso.info
Traduzione di l’Ernesto online
Jean Bricmont, membro del Consiglio Editoriale di SINPERMISO. è professore di Fisica Teorica all’Università di Lovanio (Belgio), e membro del Tribunale di Bruxelles. Autore di numerosi volumi pubblicati in diversi paesi, ha criticato nei suoi scritti l’ “interventismo umanitario” dai tempi della guerra nel Kosovo del 1999.
Coloro che hanno concesso il Premio Nobel per la Pace a un dissidente cinese ci spiegano che la pace e i diritti umani sono inseparabili. Occorrerebbe domandarsi allora come è possibile che chi più si affanna a proclamare la sua adesione ai diritti umani (gli Stati Uniti) sia anche quello che mantiene più soldati all’estero e che più si lancia in guerre e interventi di ogni tipo.
Certo è che i cinesi vedono la concessione di questo premio come una nuova ingerenza occidentale nei loro affari interni. E in nome dei diritti umani si potrebbe anche difendere tale ingerenza, se non ci fosse posto per le altre ingerenze, il dispiegamento di truppe o l’istigazione di minoranze. I sedicenti difensori dei diritti umani dovrebbero capire che, nella misura in cui la loro politica si vincola de facto alla volontà egemonica dell’Occidente, questa politica, anche con le migliori intenzioni del mondo, non farà che contribuire all’aumento delle tensioni internazionali e, in tal modo, ostacolare i desiderati progressi in materia di diritti umani.
Se coloro che concedono il Premio Nobel vorranno veramente dimostrare il loro coraggio, non gli risulterà per nulla difficile eleggere uno delle migliaia di palestinesi innocenti imprigionati nelle carceri israeliane. Sarebbe alquanto divertente osservare le reazioni.
Non è lontano il giorno in cui i cinesi saranno più forti di noi, e c’è da temere che, arrivato questo giorno, si “ricorderanno” di tutte le umiliazioni che abbiamo inflitto loro nel passato, dalle guerre dell’oppio al saccheggio del palazzo d’estate fino alle attuali civetterie con il Dalai Lama e i dissidenti. Per quanto mi riguarda, e se la vendetta è un piatto che si serve freddo, preferirei non essere parte della merenda cinese.
Nota di Rebelion: il testo è estratto da una lettera personale di Jean Bricmont a Antoni Domènech. Si riproduce con il permesso di entrambi.