Una cassa di resistenza per gli operai della Peugeot

Gli operai della fabbrica Psa Peugeot Citroën di Aulnay-sous-bois, nella periferia est di Parigi, sono in sciopero ormai dal 28 febbraio. Il loro morale, tuttavia, è ancora molto alto.
La piattaforma, sostenuta dai 5 principali sindacati francesi (Cgt, Cfdt, Sud, Cftc e Unsa), consiste in un aumento di 300 euro per tutti, uno stipendio minimo di 1525 euro netti, il prepensionamento dopo i 55 anni e l’assunzione dei dipendenti con contratti interinali.
Lunedi scorso, quando l’iniziativa entrava nel secondo mese di sciopero sono stati ricevuti dalla direzione. A poco sono servite le prime concessioni della fabbrica che conta 4500 dipendenti: un premio di 50 euro, la riduzione del 50% del costo dei trasporti degli autobus collettivi che portano in fabbrica, un compenso di due sabati lavorati su quattro e il pagamento di una giornata di sciopero. Il rifiuto di negoziare sugli stipendi ha convinto le tute blu francesi ad andare avanti nelle loro rivendicazionni. Sono rimasti allora in 300.
Fra coloro che continuano a varcare ogni mattina il cancello, numerosi sono coloro che sostengono le rivendicazioni e che vengono a gonfiare le file dei cortei che si svolgono quasi quotidianamente nell’officina. Ma la loro solidarietà non finisce qui: agli operai in sciopero verrà offerto un assegno di solidarietà di 200 euro. “Entraide solidarité Salarié 93 et Famille” è il nome dell’associazione nata all’inizio del conflitto e costituita dai lavoratori solidali con le famiglie in difficoltà che è riuscita a raccogliere 94 mila euro.
Un colpo basso per la direzione dell’azienda. E non il solo: le famiglie degli operai in sciopero hanno anche ricevuto un’altro sostegno. I segretari del partito Lcr (Lotta comunista rivoluzionaria), Olivier Besancenot, (FO Forza operaia), Arlette Laguillier, e il partito socialista della candidata Ségolène Royal, hanno sostenuto la necessità di «un aiuto eccezionale di 20 mila euro ovvero 50 euro a persona» da parte del Consiglio generale del dipartimento della Seine-Saint-Denis presieduto dal comunista Hervé Bramy.
Si è trattato di un’aiuto eccezionale, come denuncia il quotidiano conservatore Le Figaro, e forse non proprio spontaneo: “l’aiuto e il sostegno politico non favoriscono una risoluzione del conflitto che si è trasformato in una sorta di ostaggio della campagna elettorale”. A circa due settimane delle elezioni presidenziali è probabile che la lotta degli operai di PSA Peugeot-Citroën rappresenti per i partiti di sinistra un luogo di visibilità. Ma è sicuramente più significativo il fatto che la direzione dell’azienda si ritrova in un conflitto non facile.
Infatti, oltre alle pressioni che giungono dal fronte della politica, dei sindacati e dei lavoratori, PSA Peugeot-Citroën ha perso anche davanti al tribunale. In seguito alla denuncia di quattro sindacati che sostengono lo sciopero, i giudici del tribunale di Bobigny hanno condannato l’azienda per aver assunto operai interinali per sostituire gli operai in sciopero e tentare di mantenere gli standard di produzione di 1000 macchine al giorno.
Intanto, le collette si moltiplicano e il morale degli operai è alto. Lo sciopero viene ricondotto sotto il controllo di un comitato di sciopero che si riunisce due volte al giorno e il numero degli operai in sciopero rimane costante. L’immaginazione è fertile e impegnata a continuare a proporre azioni per rinforzare il peso contrattuale. Fra le altre, sono state organizzate delegazioni nei municipi dei luoghi di residenza degli operai per continuare a raccogliere sovvenzioni. «Non si tratta di altro che della giustizia che meritiamo. Dopo tutta quella che lo stato regala ai padroni è normale che anche gli operai abbiano la loro giustizia!», si legge in uno degli appelli del partito di Lotta operaia.
La strada per una prossima risoluzione del conflitto è ancora lontana ma gli operai di di Aulnay-sous-bois questa volta non sono soli.