Traduzione dal francese di Massimo Marcori per l’Ernesto online
La mia candidatura è una decisione collettiva di responsabili dell’organizzazione del partito di tutto il paese. Dopo una riflessione, abbiamo considerato che essa potrà rappresentare il mezzo per uscire dalla falsa alternativa in cui si stanno rinchiudendo i comunisti: Front de gauche sì o no.
E il “Front de gauche”, come ora Pierre Laurent è stato costretto a svelare, sarà rappresentato da Jean-Luc Mélenchon per le presidenziali.
Quando sento parlare qui di innovazioni democratiche, di forme inedite di “democrazia partecipativa” con il Front de gauche, avrei quasi voglia di ridere. A coloro che lottano, ai lavoratori, il “Front de gauche” dà lo spettacolo delle primarie come nel PS e ora ci porta ad un mercanteggiamento delle circoscrizioni legislative tra le correnti. Quale progresso democratico!
Il Front de gauche non porta ad una maggiore democrazia all’interno del PCF, ma il contrario. Tutto è deciso prima, altrove e “in alto”.
Ricordo, e continuerò a farlo, che mai i comunisti hanno potuto pronunciarsi sulla strategia del Front de gauche. La sua creazione con Mélenchon è stata decisa parallelamente al 34° congresso, senza che i comunisti si pronunciassero. Inoltre, il principio delle candidature comuni per il 2012 è stato deciso in occasione di un congresso straordinario, non da statuto, senza che i comunisti potessero nemmeno esprimersi sovranamente.
Il congresso ordinario previsto per giugno 2011 è stato annullato. Improvvisamente, la scelta delle candidature si compie senza che i comunisti abbiano definito la loro strategia. Il “programma condiviso” cade dall’alto, elaborato da “esperti”, con lo scopo manifesto di essere accettato da tutta la sinistra, senza che noi possiamo “condividere” il nostro programma comunista.
Oggi, la nostra riunione del Consiglio Nazionale ha luogo quando l’accordo tra i componenti del Fronte è già stato firmato da tre giorni….
Lo scopo di questa serie di colpi di forza deve essere chiara agli occhi dei comunisti e di tutti coloro per cui il PCF rappresenta uno strumento importante nella lotta. Con il Front de gauche nuovamente, tramite Mélenchon, la direzione del partito torna alla carica per imporre la “metamorfosi” del PCF che i comunisti hanno largamente respinto nel 2007 e nel 2008.
Di fronte a questo scenario, è decisivo che i comunisti si esprimano sulle questioni strategiche di fondo che esulano dal gioco interno al Front de gauche tra Mélenchon e André Chassaigne, che si esprimano sul ruolo che il PCF può e deve giocare nella situazione politica. E’ questo che vogliamo rendere possibile con la mia candidatura.
In due parole, il contesto politico è segnato dal discredito della politica al servizio del capitale, dal capitalismo medesimo, dallo sviluppo di lotte in settori sempre più diversi, ma anche da un’assenza di prospettiva di alternativa istituzionale. E’ ancora questo che le cantonali hanno mostrato con una massiccia astensione. Due altre rapide riflessioni a proposito delle cantonali.
– Il sistema è ricorso al FN per sviare la collera popolare. Dobbiamo prendere molto sul serio la questione, non tollerare alcun scivolamento individuale verso le posizioni dell’UMP su immigrazione e sicurezza e non lasciare al FN l’opposizione artificiale al consenso per l’UE di destra e PS.
– Il metodo Coué non dovrebbe qui trovare spazio. Il risultato delle cantonali mostra il radicamento del PCF (la pochezza del PG..) ma il Front de gauche cala di 300.000 voti sul 2008 e di 120.000 voti sul 2004 in confronto al PCF, mentre l’estrema sinistra non ha presentato candidati.
Per i comunisti, le elezioni sono l’occasione per cambiare la strategia del Partito nelle lotte. A ben vedere, nella pratica elettoralista del Front de gauche, succede il contrario, le elezioni sono il mezzo per imporre al Partito una strategia istituzionale.
Proponiamo e sottoponiamo al dibattito tre questioni strategiche.
1° Per noi, la prospettiva aperta dalla situazione politica, l’obiettivo di battere Sarkozy, non ci devono condurre ad una nuova “gauche plurielle”.
L’immagine di Pierre Laurent sulla chiatta al fianco di Aubry e Duflot è stata un simbolo disastroso.
Il programma pubblicato dal PS non è “timido”: va verso la cattiva strada, per esempio col progetto di fusione della CSG e dell’imposta sul reddito che minaccia tutto il finanziamento solidale della Sicurezza sociale tramite il contributo sociale. Siamo chiari fin da subito: escludiamo ogni partecipazione ad un governo targato PS!
2° L’ampiezza del consenso PS/destra si manifesta (non può essere nascosto) quando si tratta di UE. L’offensiva ideologica è massiccia a sinistra per fare rientrare coloro che lottano nell’illusione riformista dell’Europa sociale. Il PCF deve resistere invece di associarsi al sostenitore di Maastricht Mélenchon o di seguire la Confederazione europea dei sindacati, punta di lancia del Trattato di Lisbona.
Il PCF deve ritornare il partito che rifiuta radicalmente l’UE del capitale, i suoi trattati e direttive, la loro applicazione, nel solco dell’espressione maggioritaria del nostro popolo contro il TCE nel 2005.
Sull’euro, come possiamo combattere il “Patto per l’euro” senza rimettere in causa l’euro stesso? L’euro è il mezzo per imporre il Patto, l’austerità ai popoli. Negli anni 90, nelle nostre campagne contro i trattati di Maastricht e di Amsterdam, abbiamo sviluppato un’eccellente proposta, che ricordo di aver difeso ardentemente, quella della moneta comune di cooperazione. Essa è sempre attuale e potrebbe condurre oggi ad una grande campagna per l’uscita dall’euro.
3° Nel periodo attuale, abbiamo bisogno di una candidatura chiaramente presentata dal PCF.
– Per unire su una prospettiva di rottura partendo dalle lotte. La questione dell’unità è centrale ma quale unità? Il Front de gauche conduce ad una deriva politicista ed elettoralista, completamente immobilizzata sul versante istituzionale, rivolta verso la “sinistra” socialdemocratica. Questa alleanza raccogliticcia è tutto il contrario del raggruppamento che deve promuovere il PCF nel 2011 e nel 2012. I lavoratori, il paese hanno bisogno che mettiamo in campo posizioni di immediata rottura con la politica del capitale, facendo leva sul movimento popolare e le lotte, in una prospettiva anticapitalista che, per noi, è il socialismo. Raggruppare su queste basi è la ragione d’essere del nostro partito.
– Per fermare il processo di cancellazione del Partito. L’obiettivo della cancellazione del PCF nel quadro della ricomposizione politica prevista con il Front de gauche è inaccettabile. Esso è innegabile. L’accordo firmato dal Front de gauche prevede un Consiglio nazionale, dotato di un presidente, di collettivi locali del Front de gauche che sostituiscono gli organi del PCF.
Per noi il rafforzamento del PCF, come partito di classe e di massa, è una priorità. Essa si oppone all’obiettivo del Front de gauche che è lo strumento della metamorfosi del PCF che i comunisti rifiutano.
Finisco con quello che dovrebbe essere al centro delle riflessioni del nostro CN: la nostra azione nazionale nelle attuali lotte. Perché non lanciare grandi campagne per il Salario Minimo Garantito (SMIC) a 1.600 € netti e il ripristino di una scala mobile per i salari, contro gli aumenti delle tariffe energetiche, la rinazionalizzazione integrale di GDF (Gaz de France) e dell’EDF (Eléctricité de France), il ripristino dei monopoli pubblici, per la fine delle guerre francesi in Libia (non spiaccia a Mélenchon), in Afghanistan, per l’uscita dalla Nato.
Riunire i lavoratori nella lotta di classe è cosa da fare nel 2011 prima del 2012.