Abbiamo raggiunto telefonicamente Valentino Parlato, co-fondatore del quotidiano il manifesto e figura storica del giornalismo di sinistra, per capire da vicino la condizione di crisi economica del giornale e le prospettive che si intravedono per uscirne.
Perché questa volta la situazione è diversa e più critica delle altre?
La situazione di oggi è più difficile delle precedenti innanzitutto perché quando le crisi si ripetono la ripetizione porta sempre ad un aggravamento. E poi perché il giornale è più vecchio, la situazione politica esterna è peggiore, facciamo sempre più fatica ad avere idee nuove. Nel frattempo poi la nostra impresa è cresciuta e dobbiamo far fronte a costi sempre più consistenti.
In passato abbiamo affrontato e superato crisi analoghe: oggi però siamo di fronte, anche in rapporto al peggioramento della situazione esterna, ad una sfida estremamente complessa.
Come procede la campagna di finanziamento?
Procede bene, la risposta dei nostri lettori e dei nostri amici è straordinaria. L’obiettivo, per sopravvivere, è raccogliere un milione e mezzo di euro entro il 20 settembre. Oggi abbiamo raccolto 416.000 euro, per martedì saremo a 500.000. In una settimana, quindi, avremo già raggiunto un terzo del necessario.
Cosa può fare il sito dell’ernesto per voi? Come possiamo dimostrarvi la nostra solidarietà e la nostra vicinanza, oltre ovviamente a partecipare direttamente, ciascuno di noi, alla campagna di finanziamento?
Intanto quest’intervista è già un grande aiuto. Vi chiediamo però di continuare a dare pubblicità a questa crisi, sottolinearne l’importanza ma anche l’importanza e il ruolo del nostro giornale. Ecco: una delle cose che dovreste ricordare ai vostri lettori è la storia di questo giornale. La rivista mensile nasce nel 1969 con una rottura dal PCI, poi la rivista diventa quotidiano nel 1971. Sono passati già trentacinque anni: trentacinque anni di storia italiana.
Anche alla luce di questa storia perché un cittadino progressista, elettore di sinistra e pacifista, non può fare a meno, oggi, del manifesto?
Che non possa fare a meno mi sembra un’esagerazione! Purtroppo si può fare a meno di tutti, quindi anche del nostro giornale. Certo è che io penso che per la sinistra il manifesto sia estremamente utile, per almeno tre motivi: innanzitutto non è in nessuno dei partiti esistenti ed è quindi un giornale effettivamente libero, autonomo, non sottoposto a tutti i piccoli ripieghi a cui i partiti sono sottoposti, come si vede in questi giorni. In secondo luogo perché continua testardamente a definirsi un quotidiano comunista. In terzo luogo perché continua a fare ricerca, analisi, critica, con un’attenzione alla società presente e ai suoi cambiamenti. Su questo potremmo comunque fare molta autocritica, perché non siamo ancora sufficientemente analitici.
Ti riferisci, per esempio, al fenomeno del “berlusconismo”, così difficile da comprendere?
Esattamente. Non siamo ancora in grado di svolgere un’analisi completa della società italiana, dei suoi caratteri profondi. Perché Berlusconi è ancora così forte? Perché anche noi abbiamo fatto crescere Berlusconi?
Qualche giorno fa ero a Milano per una bella iniziativa di solidarietà con il manifesto. Ma neanche in quel contesto siamo riusciti a darci una spiegazione sufficiente del perché la Compagnia delle Opere domini Milano, del perché Milano sia cambiata e così la Lombardia…
Mi viene da pensare che, evidentemente, la crisi del giornale dipende anche dai nostri difetti.