Un unico partito comunista è possibile?

Al compagno Piero Sansonetti
Direttore di “Liberazione”
e-mail: [email protected]

Villanova di Castenaso, lì 3/07/2006

Caro Direttore,
i comunisti, che ottennero esattamente 30 anni fa, nel 1976, alle elezioni politiche in Italia il 34,44% dei voti (che furono 12.620.509, con 229 eletti) rischiano ora di diventare ridicoli. Infatti, anche Marco Ferrando – che conserva tutta la mia solidarietà per la defenestrazione da testa di lista alle ultime elezioni politiche – fa una scissione per formare un terzo partito comunista! In Italia! Dove siamo quattro gatti appena molto sparpagliati! Qui, fra noi del Prc, il Pdci, il terzo partito comunista di Ferrando, i comunisti ancora aderenti ai Ds, quelli aderenti alla Rete dei comunisti, quelli dell’Ars (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra), quelli del Muc (Movimento per l’unità dei comunisti), quelli di Socrate, quelli non aderenti ad alcun partito o movimento o associazione, eccetera siamo talmente frazionati che rischiamo di contare ben poco o nulla.
Oltretutto, dovremmo riuscire ad abbattere un grande muro ideologico: quello dell’anticomunismo. Siamo al punto che tanta gente, ancora, appena capisce che una persona è comunista smette di ascoltarla anche se dicesse le cose più giuste di questo mondo. Siamo al punto che molti di noi, addirittura, tengono nascosta la loro convinzione comunista alla cerchia della gente con cui hanno a che fare.
Perché non riusciamo a comprendere che tutte le comuniste e i comunisti (cioè, tutti coloro che non sopportano il capitalismo e vogliono costruire una società nuova, comunista, la cui prima fase è sempre state chiamata socialismo) dovrebbero stare in un unico partito comunista, che prendesse di volta in volta decisioni a maggioranza (praticamente impossibile l’unanimità) sul contingente e che rimanessero nel Partito anche se molte decisioni le ritenessero sbagliate?
Chi mi sa rispondere?
Cordiali saluti.
Gilberto Volta