Un tempismo sospetto

Quando ho appreso del presunto complotto terroristico sventato a Londra, ho inizialmente pensato che le informazioni erano esagerate. Ora, finché non mi mostrano le prove, rimarrò scettico. I servizi di intelligence britannici hanno tante di quelle volte gridato al lupo da quando il Regno unito ha deciso di unirsi alla crociata di Bush contro l’Iraq, che è doveroso chiedere loro di rendere pubbliche le prove del complotto. Una volta, poco prima della guerra in Iraq, sono stati mandati i carri armati a Heathrow dalle 9 di mattina alle 6 di pomeriggio, in un giorno feriale. Ci hanno detto che c’era una «minaccia terroristica», ma abbiamo poi scoperto che si trattava di semplice propaganda di guerra atta a terrorizzare un’opinione pubblica scettica. Trovo incredibile che in Gran Bretagna ci sia un’organizzazione capace di attaccare dieci aerei contemporaneamente. Se questo fosse vero, sono felice che siano stati fermati, ma (e non c’è un solo ma) le domande devono comunque trovare risposte. Tre settimane fa, vari fughe di notizie di intelligence indicavano che si stava preparando un grande attentato terroristico. Poi l’altroieri le squadre anti-terrorismo lo hanno bloccato sul nascere. Non credo di essere l’unico a essere punto da un dubbio insistente. Tutto ciò accade nel momento in cui Blair e il suo governo hanno deciso di appoggiare ancora una volta una guerra sponsorizzata dagli Usa; nel momento in cui gli indici di gradimento di Blair sono al minimo storico; nel momento in cui i sondaggi d’opinione indicano che il 63% dell’opinione pubblica vuole che il Regno unito sia meno filo-Usa; nel momento in cui quello che resta del Labour comincia a domandarsi dove Blair stia portando il partito; nel momento in cui le televisioni mostrano quotidianamente immagini di morti in Libano. E all’improvviso un attacco terroristico è sventato a Londra. Il tempismo è davvero perfetto. Anche se questo fosse vero, ciò rivela (come già scrissi al momento degli attentati a Londra il 7 luglio dell’anno scorso) che interi strati della popolazione musulmana sono totalmente esclusi da ogni tipo di partecipazione politica. Questo è diretta conseguenza di quanto accade in Iraq, in Palestina e oggi in Libano. La guerra incoraggia un terrorismo individuale disperato, un anarchismo islamico che non può essere controllato. La lezione da trarre è ovvia, ma nessuno sta ad ascoltare.