Un programma per il contrattacco

Il processo d’impoverimento dei lavoratori iniziato con lo scioglimento del PCI e la conseguente abolizione della scala mobile, sta entrando nella fase in cui molti non riusciranno a pagare i debiti e i mutui fatti in questi anni.
Contemporaneamente la generazione del pacchetto Treu arriva alla maturità senza un lavoro sicuro, anzi viene scalzata da quella della legge 30.Chi viene licenziato rischia di rimanere senza pensione e senza ammortizzatori sociali.Le pensioni dignitose con le quali molte famiglie quadrano i bilanci andranno naturalmente ad esaurirsi ,mentre il passaggio al contributivo mina la base del sistema pensionistico pubblico.
Le privatizzazioni e i tagli allo stato sociale rendono socialmente insostenibile questo processo di americanizzazione per chi è stato abituato a vivere dignitosamente dalle conquiste che nel Novecento i lavoratori hanno ottenuto togliendo potere ai padroni.
Perciò,nonostante i rapporti di forza sfavorevoli,la memoria della propria storia e della propria dignità determina le forme e contenuti di un nuovo ciclo di lotte .E’ il contrattacco. Gli operai di Melfi come gli autoferrotranviari davanti all’arroganza padronale non possono più fare passi indietro perché dietro c’è solo il baratro dell’emarginazione sociale.
In queste difficilissime condizioni per poter vincere occorre un sindacato non concertativo e un programma capace di unificare le lotte.
In Italia infatti la crisi economica mondiale ha effetti più gravi che negli altri paesi europei per l’arretratezza storica dell’industria privata,per la fragilità delle infrastrutture,per l’abbandono del mezzogiorno e dell’agricoltura,per la mancanza di materie prime e di una politica energetica,per l’evasione fiscale e contributiva per il peso che hanno la rendita e le attività parassitarie nella distribuzione commerciale,per il ruolo economico della criminalità mafiosa e per le modalità clientelari nell’accesso al credito.
La natura della crisi italiana rende più evidente che altrove come la politica del centrosinistra sia storicamente inadeguata e come occorra tornare ai programmi di chi si oppose da sinistra alla svolta della Bolognina e ricostruì il Partito Comunista e l’opposizione sociale.
Mettiamo questi contenuti al centro del dibattito politico del paese per conseguire una vera alternativa di governo.
Solo qualche esempio.
Contro il sovversivismo delle classi dominanti che hanno usato il carovita per diminuire i salari ci vuole una nuova scala mobile.
Contro la speculazione edilizia,dopo il fallimento dei patti in deroga,il ripristino dell’equo canone e dell’edilizia residenziale pubblica.
Contro il fallimento di tutte le privatizzazioni una politica di rilancio dell’intervento pubblico basato sulla partecipazione di lavoratori e cittadini.
Contro la precarietà e l’illegalità diffusa nel sistema delle assunzioni il rilancio del collocamento pubblico e una legge nazionale per introdurre il lavoro minimo garantito.
La forza dei movimenti sono i contenuti perché ricongiungono la politica con la società.
Oggi ne abbiamo bisogno per battere la destra e per impedire che la strategia confindustriale di costruire il partito unico di centrosinistra sposti ulteriormente a destra il quadro politico spingendo alla costituzione del sindacato unico concertativo proprio mentre la Fiom e i sindacati di base mostrano che un’altra strada è possibile.
Compito prioritario della sinistra di alternativa è impedire questa deriva concertativa attraverso una intransigente lotta per l’egemonia.
Possiamo farcela con un sindacato di classe basato sui delegati eletti dai lavoratori e con un partito comunista che formi una nuova leva di militanti e dirigenti nella resistenza del moderno proletariato all’imbarbarimento capitalista.
Per tutto questo vale la pena essere comunisti.