Un Previti non vale migliaia di poveri cristi

Da anni Rifondazione si batte per una amnistia e un indulto che abbiano come scopo quello di svuotare, quanto più possibile, quella tremenda discarica sociale che è il carcere. Corollario di questa posizione, proprio in relazione al risultato concreto da conseguire, è la inclusione nel provvedimento di clemenza anche di reati per noi abbastanza “indigesti” senza i quali non si raccoglierebbe il consenso dei due terzi del parlamento, indispensabile per l’approvazione dello stesso.
Il conto utilitaristico che facciamo si basa sulla esiguità degli imputati detenuti per reati come la corruzione e simili (poche decine) a fronte degli oltre ventimila detenuti, per reati in gran parte meno gravi, che lascierebbero il carcere sulla base di un provvedimento congiunto di amnistia e indulto.

Il percorso verso un atto legislativo che includesse anche l’amnistia si è rivelato subito impraticabile, almeno nel breve periodo, stante l’avversione, abbastanza trasversale (Prc escluso) per un provvedimento che comporta la cancellazione dei reati e non, come avviene con l’indulto, delle sole pene.

Ci siamo piegati a questa esigenza di concretezza e abbiamo convenuto di approvare il solo indulto che potrebbe portare alla scarcerazione di oltre 12.000 detenuti. Anche questo provvedimento, però, sembra dover soccombere sotto l’opposizione di forze politiche che hanno riscoperto ancora una volta la ineluttabilità e l’assolutezza della funzione retributiva della pena seppure solo per una settantina di condannati eccellenti che, così, tratterranno con loro nell’inferno del carcere altri dodicimila detenuti.

Tanta ansia vendicativa anche a scapito di tutto ciò che di più razionale si è pensato sulla funzione della pena e sul carcere, da Cesare Beccaria in poi, passando per la Costituzione vigente. Da sempre, la composizione sociale del carcere è andata peggiorando perché si è accentuata la sua funzione di discarica di derelitti. L’emarginazione sociale, la povertà, le leggi liberticide del centro destra sulla recidiva e sulla repressione feroce dei consumatori di stupefacenti, la Bossi – Fini, e gli immigrati oggi più che mai. Possiamo dire, senza nessuna ironia e, anzi, con indignazione, che prima andava in galera chi non sapeva né leggere né scrivere e ora anche chi non sa parlare: e pensare che molti degli oppositori all’indulto si professano difensori dei valori cristiani!

Non c’è dubbio che amnistia e indulto sembrano voler rompere il patto di fedeltà alle leggi stipulato tra i cittadini e lo Stato e incrinare il valore della legalità, ma ci deve essere un motivo perché questi due istituti siano previsti dalla Costituzione che, non a caso, salvaguarda “anche” quella legalità senza che ciò comporti una incoerenza interna alla carta fondamentale. Anzi, proprio questa apparente contraddizione costituzionale ci segnala un richiamo alle disuguaglianze sostanziali (specie quelle sociali) tra i cittadini che l’articolo 3 comma secondo impone di rimuovere: «E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale…».

Perché non pensare che, proprio per realizzare questo dettato costituzionale è, di tanto in tanto, necessario svuotare il carcere dai tanti derelitti che vi finiscono proprio a causa di quegli ostacoli non rimossi? E a che prò ci saremmo battuti di recente per salvare la Costituzione se poi, per mantenere un Previti ai dorati arresti domiciliari, sacrifichiamo migliaia di poveri cristi sepolti in un carcere vero?