Un periodo intenso alle spalle…

Scriviamo questo breve editoriale dopo un paio di mesi di assenza dal web. Dall’ultimo numero di Giovani E Comunisti ne sono successe parecchie di cose: abbiamo vinto il referendum per salvare la Costituzione repubblicana, abbiamo scritto e presentato, con ottimi risultati in tutta Italia un documento per la Conferenza dei Giovani Comunisti, abbiamo contribuito a mettere in piedi una mobilitazione di proporzioni significative ed importanti per il ritiro dall’Afghanistan. Certo è che se, anziché otto “banditi” solitari, interi gruppi parlamentari avessero fatto pressione su tutta L’unione in maniera concentrata avremmo avuto risultati più significativi.
Insomma abbiamo avuto parecchio da fare.
Nel frattempo il 20 luglio, nel silenzio della stampa e della televisione, sono passati 5 anni dal G8 di Genova, quando venne ucciso, in circostanze mai volute chiarire dalla giustizia, il giovane Carlo Giuliani e centinaia di persone, sotto gli obiettivi delle telecamere, vennero gassate col tossico CS, picchiate e vessate nelle strade e poi nelle caserme, arrestate con prove che, quando non erano artefatte, sono risultate dubbie come certi capi d’imputazione. Per questo, nel numero che state per leggere troverete l’appello presentato dal Comitato “piazza Carlo Giuliani” per una commissione d’inchiesta parlamentare per far luce sui fatti di Genova. Haidi Giuliani, la madre di Carlo, è diventata senatrice per questo:le facciamo i nostri migliori auguri. Un governo autenticamente democratico, che non vuole avere come triste eredità certi scheletri nascosti nell’armadio, non deve avere tentennamenti nel denunciare perché in quei tre giorni del 2001 le libertà civili e politiche sono state sospese, come sostenuto da Amnesty International. Una ricerca della verità che non vuole e non deve essere vendicativa, ma che per un paese occidentale come l’Italia è imprescindibile. Non è degno di un paese che si vuole civile promuovere, a distanza di un paio di anni, i responsabili di episodi molto gravi di violenze, che, come sostiene il simpatico commissario Montalbano, gettano fango su quanti nelle forze dell’ordine dedicano il proprio lavoro al servizio della collettività. Certe cose non devono accadere più.
Ma sappiamo bene che all’orrore non c’è limite, né di tempo né di quantità: dopo Falluja nel 2004, di nuovo si usano armi come il fosforo bianco, stavolta in Libano. Stati autodefinitisi alfieri della democrazia, come ad esempio Israele e gli Stati Uniti non hanno remore a spianare con bombe, proibite e non, le città “nemiche” con i civili che ci vivono dentro. Sta succedendo ora, in Iraq, Palestina, Libano, ed anche in Afghanistan. Al frastuono delle bombe segue il silenzio impotente, o a volte complice, della comunità internazionale. Stiamo andando a tutta velocità verso un’escalation bellica, su larga scala. Il diritto internazionale è diventato uno strumento utilizzabile o violabile dal più forte. Possiamo noi (che ci definiamo comunisti) restare indifferenti, inerti?