Un parto difficile: la finanziaria 2007 per un fisco equo

Alla fine è uscito fuori il 33. Anzi, 33,4: questo è l’importo complessivo – in miliardi di euro – della finanziaria 2007. Far quadrare i conti non è stato semplice. Alle 22 di ieri sera erano ancora aperti alcuni «fronti» e forse sarà necessario reperire altre risorse per far fronte alle spinte politiche dei partiti della coalizione che hanno obbligato Prodi a fare le capriole per accontentare tutti, o quasi, evitando i rischi di frantumazione della coalizione di governo. Con la premessa che le informazioni sono ancora frammentarie, questo è il dettaglio della manovra per il prossimo anno.
I 33,4 miliardi della manovra sono destinati per 14,8 miliardi al risanamento dei conti pubblici – la discesa al 2,8% nel rapporto deficit/pil per rispettare i parametri di Maastricht e tenere fede agli impegni presi (da Berlusconi) con la Ue – e per 18,6 miliardi al rilancio dello sviluppo. Dei 33,4 miliardi, circa 18 dovrebbero arrivare da un aumento della pressione fiscale, mentre circa 15 sono tagli alla spesa più o meno strutturali. D’altra parte anche ammettendo che Prodi fosse veramente convinto a non far uso di una tantum, era veramente difficile raschiare il barile dopo il quinquennio di Berlusconi-Tremonti che, grazie alle manovre una-tantum, aveva raccolto attorno ai 90-100 mila miliardi di lire, condoni compresi.
A fare la parte del leone, dunque, è l’aumento della pressione fiscale che vale circa un punto di pil. Ovviamente non per tutti: il ridisegno delle aliquote Irpef, infatti, sembra favorire i ceti medio bassi, mentre a pagare un po’ di più saranno i ceti medio-alti, beneficiati dal secondo modulo della riforma Tremonti. In ogni caso, la manovra sull’Irpef porterà a tutti dei benefici, confrontando le nuove aliquote con quelle in vigore fino al 2005. Certo, i redditi superiori ai 75-80 mila euro perderanno qualche cosa, ma non va dimenticato che a loro Berlusconi aveva concesso 6 miliardi di euro di minori tasse. In ogni caso, promette il governo, circa il 90% dei contribuenti italiani guadagnerà qualche cosa della riforma Visco che dovrebbe fruttare 4 miliardi, mentre i rimanenti saranno reperiti con una più puntuale lotta all’evasione fiscale.
La manovra fiscale è stata accompagnata da un aumento delle detrazioni per i figli a carico e degli assegni familiari (soprattutto per i bambini con meno di 3 anni), provvedimenti fortemente voluti dalla Bindi. Altri provvedimenti sociali riguardano aiuti a favore dei non autosufficenti (ma i soldi non bastano). Insomma, Prodi e Visco sono stati molto attenti alle richieste provenienti dalla Margherita e non scontentando Rifondazione comunista che pretendeva una redistribuzione del reddito a favore della fasce più basse.
Sempre in tema di fisco è arrivata la più volte annunciata unificazione delle aliquote per le rendite finanziarie: tassazione al 20% per tutte. Ovvero riduzione dell’aliquota per gli interessi sui depositi bancari e postali (attualmente al 27%) e aumento delle aliquote per tutte le altre rendite finanziarie, attualmente al 12,50%. Le maggiori entrate per questa «razionalizzazione» dovrebbero ammontare a 4 miliardi.
Sul fronte della sanità, la novità è l’introduzione di un ticket sul pronto soccorso, ma solo sulle prestazioni che vengono identificate come «codice bianco». Chi è avuto occasione di recarsi presso un pronto soccorso sa che c’è una fase preliminare di accettazione (generalmente condotta da personale paramedico) che all’ingrosso stabilisce la gravità di chi chiede la prestazione. In questa fase – definita «triage» – a seconda delle condizioni del paziente, vengono stabiliti 4 livelli di «priorità», dei quali il codice bianco è il meno grave e non necessita di intervento del pronto soccorso, ma del medico di famiglia o della guardia medica.
In ogni caso questo ticket più che a fornire gettito dovrebbe servire a razionalizzare e rendere meno affollati i servizi di pronto soccorso. Sembra invece tramontato il ticket sui day hospital. Da ricordare che sul fronte sanitario è stato raggiunto un accordo tra governo e regioni che fissa in 97 miliardi i trasferimenti con un risparmio, cioè un taglio di 3 miliardi. Con un obbligo: le regioni nella quali non è previsto il ticket sui medicinali, dovranno introdurli se sforeranno i tetti di spesa. E, a proposito di tagli alla spesa, gli altri settori dove è stato affondato il bisturi sono quelli degli enti locali (che dovranno accontentarsi di 5 miliardi meno del previsto), e delle amministrazioni centrali dello stato che subiranno tagli per circa 4 miliardi. Altri due miliardi di risparmi arriveranno dalla previdenza grazie alla chiusura di una delle finestre di pensionamento che da 4 scenderanno a tre.
Sul fronte della previdenza è stato confermato il contributo di solidarietà per le pensioni d’oro ed è stato firmato un protocollo con i sindacati per una riforma del sistema pensionistico con l’abolizione dello scalone del 2008, ma anche per rivedere (lo prevedeva la Treu del 1995) i parametri in base ai quali vengono liquidate le pensioni tenendo conto dell’allungamento della probabilità di vita.
L’aumento della manovra a 33 miliardi (e forse di più) dovrebbe essere servito anche a reperire risorse per il pubblico impiego: gli stanziamenti previsti, infatti, scontentavano i sindacati che minacciavano uno sciopero generale e una opposizione dura al governo, anche se le grandi organizzazioni dei lavoratori appaiono soddisfatte della scelte di politica fiscale e degli stanziamenti per il Mezzogiorno che prevede risorse aggiuntive e una riduzione del cuneo fiscale più ampia rispetto al Nord. Tra l’altro per il Sud torna il bonus automatico (sotto forma di credito di imposta) per le imprese che fanno nuovi investimenti o assumono nuovi lavoratori.
A proposito del cuneo fiscale (che significa la riduzione di alcuni punti del costo del lavoro) è stato deciso che non avverrà in un’unica soluzione, ma sarà scaglionato in due tranche nel corso del 2007. Chiaro l’obiettivo: risparmiare almeno 3-4 miliardi il prossimo anno, anche se del 2008 la manovra di riduzione andrà a regime e costerà attorno ai 9 miliardi di euro l’anno.
La Confindustria non sembra molto soddisfatta per lo scaglionamento del cuneo e, soprattutto, non è molto felice per la decisioni sul Trattamento di fine rapporto. Non tanto perché è stato anticipata a metà del 2007 l’entrata in vigore della riforma del Tfr affossata da Berlusconi, ma perché il governo è deciso a obbligare le imprese i cui dipendenti scelgono di non «investire» nei fondi pensione, ma vogliano mantenere l’attuale regime, a versare all’Inps il 65% del Tfr maturando.
Un forte aumento delle entrate arriverà anche dall’aumento dei contributi pensionistici: saliranno di un paio di punti – al 19,7% – quelli dei lavoratori autonomi (che sono imbufaliti) che pagano nettamente meno dei lavoratori dipendenti (33%, con un aumento dello 0,3%). E salgono anche (al 23%) i contributi dei lavoratori atipici.
I comuni dovrebbero contribuire al risanamento dei conti pubblici pagando un pedaggio attorno ai 5 miliardi di euro. Come contropartita il governo ha offerto il «decentramento catastale» che, visto alcune esperienze appena terminate (cioè sei comuni della provincia bolognese) dovrebbe consentire forti aumenti di gettito per quanto riguarda l’Ici (nel caso specifico c’è stato un aumento di incassi del 20%). Inoltre ai comuni verrà consentito di aumentare le addizionali comunali sull’Irpef.
In campo ambientale il governo non si è spremuto molto (i Verdi non sono felicissimi). A parte un po’ di fondi in più per la prevenzione dei disastri, è stata decisa una imposta sui Suv, che consumando molto aumentano l’inquinamento. Al tempo stesso, però, è stato introdotto un bonus per le vetture a più basso inquinamento, le Euro4 che in molte città possono circolare anche durante i giorni di blocco del traffico. Per chi acquisterà vetture Euro4 è prevista un bonus sotto forma di abbattimento della tassa di circolazione.