Un Paese ridotto ormai in bolletta

Ancora segno meno per i consumi, mentre le retribuzioni segnano il passo

Calano le retribuzioni. Diminuiscono i consumi. E gli italiani che sono riusciti ad andare in vacanza l’hanno fatto con una capacità di spesa minore rispetto al previsto: circa 800 euro a persona invece di 850. Il Paese è in bolletta, e l’ennesima conferma arriva dai dati Istat relativi a giugno, che confermano il consolidamento delle tendenze negative già registrate nei mesi precedenti. Gli italiani comprano sempre meno: meno vestiti, meno scarpe e, a sopresa, anche meno giocattoli. Cala ancora l’occupazione nella grande industria, le vendite al dettaglio scendono dello 0,7% rispetto a un anno fa (addirittura meno 1,2% i prodotti non alimentari), e flettono anche i salari, dello 0,6% su base mensile.
Come dice Cesare Damiano, responsabile lavoro dei Ds: «Ancora una volta registriamo i risultati negativi dell’azione del governo, che non potranno trovare soluzione attraverso una Finanziaria che si preannuncia contraddittoria, confusa e profondamente segnata dalle divisioni nella compagine di governo».
Meno consumi, meno soldi in tasca. Secondo i dati Istat, a giugno le retribuzioni sono calate dello 0,6% rispetto a maggio, dello 0,2% rispetto all’anno precedente, mentre sono cresciute dell’1,9% nella media gennaio-giugno. In diminuzione anche il costo del lavoro, meno 0,5% rispetto a maggio e meno 0,1% annuo.
Per i consumi è l’ennesimo tonfo, una situazione che «richiede una vera solidarietà nazionale», dice l’Intesa dei consumatori, che per il 14 settembre ha già proclamato uno sciopero nazionale. Secondo l’Intesa il crollo reale è pari almeno al 4,6% se si considera un differenziale del 4% di inflazione reale. «Non si può restare imbambolati – si legge in una nota delle associazioni – a guardare una crisi feroce accontentandosi di una crescita millimetrica, mentre nel Paese le famiglie si indebitano e non riescono ad andare avanti». L’Adiconsum si chiede «come si spiega il miracolo spagnolo con una crescita del Pil del 3,4% su base annua e con una domanda interna aumentata del 6% rispetto ad una velocità zero registrata in Italia sia per il reddito che per i consumi».
Per Confesercenti e Confcommercio quello dei consumi «un problema strutturale, che rischia di compromettere ogni possibilità di ripresa». Il sistema commerciale «è quasi in bolletta», dice il Centro studi di Confcommercio, come conferma il fatto che le vendite di prodotti non alimentari diminuiscono in termini quantitativi ormai da trenta mesi e quelle di alimentari da diciotto.
Altro problema è che la flessione delle vendite investe le strutture di tutte le dimensioni (a parte il +0,4% registrato dalla grande distribuzione), vanificando offerte speciali e politiche di contenimento dei prezzi.
Ed è «perplessa» Confcommercio per il fatto che «le autorità politiche e di governo non abbiano ancora messo mano a forme più incisive di intervento».
La diminuzione annuale dello 0,7% del valore delle vendite risulta – spiegano i tecnici dell’Istat – da una flessione dell’1,4% nelle vendite delle piccole imprese e di un incremento dello 0,4% della grande distribuzione. Gli aumenti più consistenti hanno riguardato gli altri specializzati (+3,3%, gli hard discount +2,3%) e i grandi magazzini (+1,6%).
Quanto ai prodotti, i non alimentari sono sostanzialmente tutti in calo (+0,1% invece per gli alimentari), ad eccezione di quello relativo ai mobili, articoli tessili e arredamento che ha registrato un aumento dello 0,2%. Le flessioni più significative riguardano giochi, giocattoli, sport e campeggio (-2,2%), abbigliamento e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-1,6% per entrambi).