Venerdì il commissario Paolo Costa, responsabile per il governo di quanto accadrà all’aeroporto Dal Molin terrà una conferenza stampa sulla prima operazione di bonifica dell’area. Che tradotto significa: i lavori per la nuova base militare americana stanno per cominciare. Ieri le parlamentari Lalla Trupia, Elettra Deiana e Tiziana Valpiana hanno visitato nuovamente la caserma Ederle e sono uscite da lì anche con questa conferma. Non solo. Come racconta Elettra Deiana, della commissione difesa del Senato, «gli americani stanno spendendo miliardi per lavori di ristrutturazione della caserma Ederle. Si tratta – aggiunge – di lavori che evidentemente servono a rendere la Ederle il loro avamposto in Italia». Seguendo criteri architettonici moderni e molto funzionali, gli Usa dunque stanno attrezzando la Ederle per il futuro, con un occhio al Dal Molin. «Anche se le nostre interlocutrici americane – dice Deiana – ci hanno detto che solo a ottobre sarà approvato in via definitiva il progetto Dal Molin».
Intanto, dopo la settimana di mobilitazione organizzata dal presidio con il festival e il campeggio No Dal Molin attraversato da diverse migliaia di persone, già si pensa al prossimo appuntamento. La tre giorni di mobilitazione europea è la scadenza su cui già al festival si è cominciato a ragionare. Le date sono già state decise nella assemblea del Patto di mutuo soccorso che si è riunito al festival: il 14,15 e 16 dicembre. Da ieri ha cominciato anche a circolare l’appello per costruire assieme ad altre realtà italiane la mobilitazione. «Difesa dei beni comuni e del territorio, no alla guerra e nuove forme di democrazia e partecipazione ai processi decisionali, piena autonomia rispetto alla “politica” – spiega Marco Palma del presidio, riassumendo l’appello – questi sono stati, per noi del presidio permanente contro il Dal Molin, i punti cardinali per mantenere la rotta dentro questa vicenda. Insieme a molti altri uomini e donne di tutta Italia, abbiamo dato vita a manifestazioni imponenti, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone». Marco Palma ricorda che «eravamo partiti dai nostri quartieri, nel silenzio, con poche forze, siamo riusciti a portare la contraddizione sul piano nazionale. Abbiamo appena concluso un festival, a cui hanno partecipato almeno 30 mila persone, per rilanciare la nostra lotta contro questo progetto di guerra. Siamo convinti che si debba però andare oltre, che anche questi stretti confini vadano superati». E poiché in questi mesi di mobilitazione i vicentini sono entrati in contatto con realtà in lotta in tutta Europa è stato quasi naturale pensare a un appuntamento europeo. «Abbiamo incrociato – si legge nell’appello – forme di resistenza e di difesa dei beni comuni, del territorio e delle risorse naturali, così come comitati, associazioni e movimenti che lottano per impedire l’installazione di nuove strutture militari funzionali alla guerra permanente e contro un folle processo di riarmo, e con tutte queste esperienze abbiamo condiviso l’assoluta mancanza di democrazia nei processi decisionali. Come un copione unico, abbiamo sentito le storie di chi, da Venezia con il Mose alla Val di Susa con l’Alta Velocità, da Napoli con i rifiuti a Cameri con la costruzione degli F-35, dalla Repubblica Ceca alla Germania, ha impattato con un potere che si allontana sempre più dai bisogni dei cittadini». La proposta del presidio ora è quella di costruire un primo momento di discussione europeo, da tenersi a fine ottobre, per preparare la tre giorni di dicembre.