da Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali – www.en.beoforum.rs
Traduzione dall’inglese a cura del Forum Belgrado per un Mondo di Eguali – Italia
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*di Zivadin Jovanovic, Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali
Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, una organizzazione indipendente, apartitica e senza scopo di lucro, così come l’opinione pubblica in Serbia, sono profondamente preoccupati per gli incessanti tentativi di riscrittura della storia del XX secolo, per lo stravolgimento degli esiti della Seconda guerra mondiale e per la minimizzazione dell’importanza storica delle sentenze del processo di Norimberga. Manifestandosi sotto varie forme, campi e gradi d’intensità, a seconda delle concrete circostanze, questo fenomeno sembra coinvolgere l’intera Europa e oltre, diventando così un problema globale. E’ necessario notare che esso avanza in parallelo con alcuni altri processi come la transizione dei paesi ex socialisti e la crisi economica mondiale, paragonata da molti studiosi con la crisi degli anni ’30 del secolo scorso. Un altro processo contemporaneo degno di nota è il degrado del ruolo delle Nazioni Unite e dell’ordinamento del Diritto internazionale istituito dopo la Seconda guerra mondiale.
L’attuale crisi economica mondiale ha già portato all’ulteriore ampliamento del divario tra ricchi e poveri, a livello internazionale come all’interno dei singoli paesi, compresi quelli più ricchi. L’elevata disoccupazione, la miseria e il malcontento sono diventate realtà globali, causando profondi problemi sociali, politici e morali, incluse la xenofobia e il razzismo. Di volta in volta, viene affermato all’opinione pubblica che alcune nazioni possiedono il ruolo messianico di “aiutare” le altre nazioni a “democratizzarsi”, per adottare il proprio sistema di valori anche con l’uso della forza se lo ritengono necessario. Allo stesso tempo, l’Europa e il mondo stanno subendo un processo di militarizzazione; l’espansione delle installazioni militari verso l’Europa orientale forma un reticolo comprendente più basi militari straniere oggi che durante la Guerra fredda nel momento di più alto dello scontro. Le spese mondiali per armamenti sono salite alla cifra senza precedenti di 1.500 miliardi di dollari l’anno, mentre il complesso militare-industriale è privilegiato nel processo decisionale e salvaguardato da ulteriori crolli economici.
I tentativi di revisionare gli esiti della Seconda guerra mondiale possono essere ricondotti, con misura e forme diverse, a vari ambiti ma, prima di tutto, nel campo dei mass-media, dell’istruzione e della scienza storica. Sono presenti anche nelle arti (cinema), serial televisivi, sport e musica popolare. Alcuni partiti politici nei vari paesi europei, così come alcune istituzioni nazionali e internazionali, in un modo o nell’altro, contribuiscono alla revisione della storia, alla riabilitazione dei collaborazionisti, dei governi fantoccio e dei loro leader. In alcuni casi, il sistema giudiziario nazionale ed internazionale è manipolato e abusato per gli stessi scopi.
Detto ciò, la rinascita delle ideologie nazista e fascista su così larga scala non può essere considerata spontanea. Pertanto, sarebbe utile analizzare e rispondere ad almeno due domande. In primo luogo, quali sono le fonti di finanziamento della rinascita delle ideologie nazista e fascista? E in secondo luogo, esiste una volontà politica di adottare una risposta globale al processo di rilancio di queste ideologie, o il modo di pervenire a tale risposta?
La riabilitazione del nazismo e dei diversi governi collaborazionisti è particolarmente preoccupante nei Balcani, dove i crimini degli occupanti fascisti e dei loro sodali furono estremamente crudeli, creando di campi di concentramento, incoraggiando la guerra civile, ridisegnando confini e formando stati satelliti (“Stato Indipendente di Croazia”, “Grande Albania ” nel 1941-1945). Particolarmente preoccupanti sono le false interpretazioni che i tentativi in corso per la riabilitazione dei governi collaborazionisti e la minimizzazione del ruolo dei movimenti antinazista e antifascista e della lotta di Liberazione sono presentati come parte integrante del processo di democratizzazione, riconciliazione e delle politiche moderne e orientate al futuro.
La crisi jugoslava degli anni ’90 ha dato origine alla revisione della storia. Infatti, la distruzione della Jugoslavia è stata la revisione dei risultati, non solo della Seconda ma anche della Prima guerra mondiale e persino delle Guerre balcaniche.
In primo luogo, la Serbia, all’interno della Jugoslavia, fornì un grande contributo alla vittoria sul nazismo e il fascismo. Tuttavia, la lotta di liberazione popolare contro le forze di occupazione fasciste, in stretta collaborazione con le altre forze alleate, in particolare con l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica, è spesso sottovalutata, trascurata o distorta dal sistema mediatico, educativo e politico.
In secondo luogo, la Serbia subì perdite umane enormi, la parte di gran lunga maggiore delle 1,7 milioni di vittime della Jugoslavia. In realtà, la Nazione serba è stata vittima di un genocidio. Nel solo campo di concentramento di Jasanovac, situato nell’hitleriano “Stato Indipendente di Croazia”, furono uccisi circa 700.000 fra serbi, ebrei e zingari. C’è la tendenza a trascurare, minimizzare o falsare le reali proporzioni delle enormi perdite umane e di sminuire le responsabilità per i crimini senza precedenti contro l’umanità.
In terzo luogo, i tentativi di riscrivere la storia non si limitano solo ai risultati della Seconda guerra mondiale, ma anche a quelli della Prima guerra mondiale, in relazione agli accordi di Versailles (Trianon). Questi tentativi a volte vanno così in là che giungono al punto di accusare la Serbia anche per lo scoppio della Prima guerra mondiale!
E così, nel corso degli ultimi venti anni la Serbia sta vivendo “in vivo” la revisione della storia del XX secolo, gli esiti delle due Guerre mondiali e attualmente i risultati delle Guerre balcaniche: la seconda e la terza Jugoslavia sono state distrutte in modo coordinato dalle forze separatiste interne e dai loro protettori stranieri, attraverso le sanguinose guerre civili. In questo senso, il ruolo delle ideologie neonaziste e dei loro seguaci nei movimenti separatisti non deve essere trascurato (“Ustascia” e altri).
Il Kosovo e Metohija, simbolo della sovranità, della religione e della cultura serba, è stato occupato attraverso la brutale aggressione militare della NATO nel 1999. Mentre era sotto mandato delle Nazioni Unite e in contrasto con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, questo territorio serbo è stato rubato alla Serbia e consegnato ai capi della criminalità organizzata internazionale, che sono responsabili, tra l’altro, del rapimento di massa di esseri umani e della vendita di organi umani [2].
La nazione serba, che aveva vissuto in Jugoslavia per oltre 70 anni è stata frammentata: una parte trasformata in rifugiati, una parte tramutata in nuove e palesemente discriminate minoranze nazionali e una parte in Kosovo e Metohija ancora privata dei diritti umani fondamentali. Alcuni serbi vivono nei ghetti di filo spinato del XXI secolo. I monumenti della cultura serba, 150 monasteri e chiese medievali, finanche i cimiteri secolari, sono stati distrutti mentre la provincia era sotto mandato delle Nazioni Unite. Circa 500.000 profughi e sfollati serbi sono ancora in Serbia senza il diritto al ritorno sicuro nelle loro case ancestrali in Croazia e in Kosovo e Metohija.
A dispetto di tutto ciò, nel corso degli ultimi 20 anni le grandi potenze occidentali e l’enorme macchina propagandistica hanno raffigurato la Serbia come la colpevole per lo scoppio delle guerre civili in Croazia e Bosnia, per l’aggressione del 1999 della NATO, per l’unilaterale e illegale secessione del Kosovo e Metohija del 2008; anche per la pulizia etnica dei serbi dalle loro case e per i crimini di genocidio commessi contro di loro. I mass-media dominati dal capitale societario hanno attribuito la responsabilità collettiva ai serbi e raffigurato il defunto presidente Slobodan Milosevic come un dittatore peggiore dello stesso Adolf Hitler. Il Tribunale dell’Aia, istituito senza un fondamento giuridico della Carta delle Nazioni Unite, si è in pratica trasformato in strumento politico di condanna della dirigenza civile e militare della Serbia, riscrivendo la storia dei Balcani, giustificano l’aggressione militare della NATO che ha portato alla secessione unilaterale del 15% del territorio dello Stato della Serbia.
Il sostegno alle forze secessioniste nelle ex repubbliche jugoslave, in Kosovo e Metohija, e la demonizzazione della Serbia e dei serbi, è percepita da gran parte dell’opinione pubblica serba, da molte altre nazioni amiche, da studiosi indipendenti in Europa, Stati Uniti e nel mondo come ingiusta, come una pratica imperiale in linea con il motto “divide et impera”, come vendetta sia per resistere all’egemonia globalista, sia per il contributo storicamente accertato della Serbia alla vittoria degli alleati nelle due Guerre mondiali.
Oggi, la Serbia sta subendo il ricatto di accettare la perdita del Kosovo e Metohija, in cambio dell’adesione all’UE! Apparentemente, nell’interesse della pace e della stabilità! Va notato tuttavia che questo non è solo immorale e illegale, ma pericolosamente controproducente per la pace e la stabilità. Sembra che la lezione dei Sudeti del 1938 sia stata dimenticata.
Le nostre priorità devono essere:
– Una posizione attiva e creativa nella difesa dei risultati delle due Guerre mondiali, incoraggiando storici, scrittori, giornalisti e scuole a preservare la verità e resistere a tutti i tipi di distorsioni e falsificazioni della storia;
– Le agenzie governative dovrebbero fornire tutte le condizioni necessarie alle istituzioni scientifiche e alle organizzazioni civiche che vogliano impegnarsi nella realizzazione di progetti concreti per evidenziare le radici e gli obiettivi di falsificazione della storia;
– Il ruolo attivo in tutte le sedi governative e non governative, in particolare nel sistema delle Nazioni Unite (ECOSOC, UNESCO), attraverso l’Unione interparlamentare (IPU) e altre assemblee parlamentari;
– Il rafforzamento della consapevolezza nei giovani e negli studenti dell’importanza fondamentale di salvaguardare la verità del passato e le conseguenze tragiche del fascismo e del nazismo;
– Esaminare il ruolo dell’istruzione e la possibilità di canalizzare alcune iniziative attraverso l’UNESCO;
– Rafforzare i principi di base del Diritto internazionale istituito dopo la Seconda guerra mondiale, in particolare, rafforzando il ruolo primario del Consiglio di sicurezza dell’ONU, nonostante le necessità di un ulteriore sviluppo e adeguamento delle istituzioni internazionali.
Note
[1] Discorso alla Conferenza internazionale “Mondo senza nazismo: Obiettivo globale di tutta l’umanità”, tenutasi a Mosca il 17 dicembre 2010, sotto gli auspici del Consiglio della Federazione dell’Assemblea Federale della Federazione Russa
[2] Relazione dell’On. Dick Marty, relatore della Commissione per le questioni giuridiche dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, presentato all’Assemblea nel dicembre 2010 per l’esame e approvazione nella seduta convocata per il 25 gennaio 2011.