Un lungo secolo in formato magazine

Per tutto il Novecento le riviste hanno rappresentato il luogo ideale per indagare i cambiamenti e le tendenze in atto nella società. Inoltre, spesso, grazie alle discussioni sviluppate al loro interno, agli approfondimenti e alle nuove visioni proposte, hanno assunto il ruolo di veri e propri laboratori pratico-teorici capaci di incidere sulla realtà intellettuale, sociale e politica. Cosa resta oggi, in un momento in cui le innovazioni informatiche dovrebbero rendere più facile e meno dispendioso la creazione di un periodico culturale, di questo compito e di questa eredità? Quale peso e presenza effettiva hanno, ai giorni nostri, le riviste all’interno del dibattito culturale? E quali problemi si trovano a dover fronteggiare per riuscire a garantirsi visibilità, se non addirittura la sopravvivenza?

A queste e ad altre questioni ha tentato di rispondere una mostra convegno organizzata dalla Fondazione Luciano Bianciardi a Grosseto, intitolata Riviste di cultura e industria della comunicazione, i cui atti sono stati pubblicati di recente dalla Società Editrice Fiorentina (Firenze, pp. 248, € 15). Pur essendosi svolto qualche anno fa, l’incontro ha affrontato ed indagato tematiche drammaticamente ancora attuali, dato che i problemi emersi si sono, in questi anni, casomai incancreniti, di certo non risolti. Anche perché, pur riferendosi nel titolo alle riviste di cultura, in realtà la discussione era incentrata su di un tipo particolare di pubblicazione periodica, quella eminentemente letteraria. E, da tempo, è proprio la letteratura, come innovazione, produzione di testi, ricerca critica, a risultare assediata e marginale – se non nella creazione di best seller, di qualità o meno – sotto i colpi della cosiddetta civiltà dell’immagine e della cultura di massa.

Strutturato in una serie di relazioni, seguite da discussioni approfondite ed interessanti, il convegno si è concluso con un seminario che ha visto la partecipazione di diversi esponenti del mondo delle riviste culturali italiane, i quali si sono confrontati in maniera franca ed appassionata sui diversi temi emersi nel corso delle giornate precedenti ed hanno, inoltre, raccontato ognuno la propria esperienza pratica, le proprie concrete difficoltà nella gestione di un prodotto culturale ormai alquanto marginalizzato all’interno del panorama culturale italiano.

E proprio tematiche quali la marginalizzazione di tale strumento culturale, i fenomeni opposti di concentrazione da parte delle grandi realtà aziendali e di frammentazione di quelle piccole e, culturalmente, più vivaci, i differenti statuti culturali esistenti tra centro e periferia, tra grandi città e piccoli centri, i cambiamenti nei linguaggi e nella produzione apportati da Internet, sono stati affrontati nelle varie relazioni tenute da Gian Carlo Ferretti, Bianca Maria Paladino, Simone Giusti, Paolo Giovannetti, Giovanni Nadiani ed Elena Pistolesi.

Non solo, il fenomeno delle riviste è stato anche inquadrato storicamente a partire dal secondo dopoguerra ad oggi. Si è delineata, inoltre, la situazione della piccola editoria, tra slanci di vivacità innovativa e difficoltà gestionali. E si sono affrontati addirittura i problemi e le aporie legate all’attuale modo di insegnare la letteratura nelle scuole, di fronte a una perdita di status e di identità di tale disciplina e davanti a un corpo studentesco mutato profondamente nella sua composizione sociale.